Orgia Fuxia, la docuserie sui vent’anni di musica a Padova
PADOVA. Prima dei talent, prima dei social, prima di YouTube, c’è stato un periodo in cui, se eri italiano e se avevi una band, il posto giusto per suonare era Padova. Almeno due generazioni di adolescenti ci hanno creduto, cullando il sogno di diventare rockstar su un palcoscenico fra quelli che la città metteva a disposizione, generosamente negli anni ’90 e poi sempre meno nei primi anni del nuovo millennio. È una storia di successi clamorosi e imprevedibili, ma anche di cadute rovinose, di personaggi che hanno fatto parlare di sé e di altri ai quali non è bastato il talento.
Tutto questo è il filo conduttore di “Orgia Fuxia”, la prima docuserie indipendente sulla realtà musicale underground padovana in quei vent’anni di fermento. Girata durante i mesi più duri della pandemia, con più di 50 interviste, e arricchita con filmati storici recuperati nelle soffitte e nelle cantine degli appassionati, la serie sarà presentata la sera del 31 agosto al Chiosco di via Ariosto, dove verranno proiettate le prime sei puntate da dieci minuti l’una. Per le altre sei bisognerà aspettare il 14 settembre.
IL PROGETTO
L’idea di raccontare questo pezzo di cultura e di costume della città è venuta ad Alessandro Pittoni, trentottenne regista, già produttore associato di Dampyr, il primo cinecomic italiano in uscita nel 2022. Ma anche appassionato di musica, uno che nei club ci è cresciuto, suonando e sognando.
«Di girare una serie sulla musica a Padova se ne parlava da un pezzo», racconta adesso. «Durante i giorni più duri del lockdown ho pensato che fosse arrivato il momento di farlo, anche per reazione alle visioni più pessimistiche di quel periodo. E siccome di punk dovevamo parlare, in modo punk siamo partiti: ho contattato Stefano Pagura, cameraman e montatore, e senza pensarci troppo abbiamo iniziato a intervistare i protagonisti di quegli anni. Camera fissa e via, senza fronzoli».
AL CENTRO DELLA STORIA
Tutto ruota attorno all’associazione Fuxia, nata fra il 1997 e il 1998 al circolo Banale del Portello per iniziativa di Massimiliano Griggio, chitarrista dei Frutteti Riarsi e di Giuseppe Lanna dei Crackhouse. Pittoni ha ricostruito quel giro e chiamato in causa chi ha vissuto quegli anni in prima linea: i Bastet e i Baby Ruth, i Positiva e i Pink Lizard, gli Happy Gays e gli Acajou, i Lovin Dolls, Alex De Rosso e gli Stato Bardo, in cui militava anche Tony Gallo. E ancora gli Al Capone Ride, i Side One, i La Roxx. Tutte band che non esistono più, tranne una, i Baby Ruth. Più di cento contatti, testimonianze, racconti di musicisti, fan, hater, gestori di locali, giornalisti e critici musicali. Storie, leggende, aneddoti, pezzi di vita della città, del Veneto.
«Da vecchie scatole sono saltate fuori locandine e foto, ma soprattutto registrazioni su Vhs, Beta e Super 8», racconta il regista. «Abbiamo digitalizzato tutto, intervistato i protagonisti, messo insieme più di 40 ore di filmati. E dopo abbiamo montato il materiale, fra parti narrate e immagini d’archivio». Un lavoro durato due anni e concluso poche settimane fa.
«Il risultato», continua Pittoni, «è il racconto di un concetto universale, cioè il sogno di diventare una rockstar, calato in una realtà locale come quella di Padova. È anche una riflessione su cosa significa aver successo, sulla necessità di ritagliarsi una vita che ci rappresenti, anche a costo di abbandonare la strada più facile per quella più complicata che però ci appartiene. È stato catartico ritrovarsi nei percorsi di vita degli intervistati, un’esperienza che mi porterò dentro».
E ADESSO...
La docuserie, prodotta da Velvet Punk (velvetpunkmedia.com) - che firma già altri contenuti originali, anche per Sky - nei prossimi giorni comincerà a girare sul web. «Abbiamo iniziato a promuoverla su Padova Stories, che ha pagine su Facebook e su Instagram», spiega Pittoni. «E abbiamo anche un canale YouTube. Lo spirito, anche nella promozione, è quello di Fuxia: si fa con quello che c’è. Senza troppi calcoli, con il fuoco dentro.