Treviso, cittadella delle istituzioni: dopo i trasferimenti niente piani di riuso
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Fra tre anni via Finanza ed Entrate, poi gli uffici comunali. Mai fatti accordi con Ca’ Sugana per il destino degli spazi
TREVISO. Più di due anni fa il tema dello svuotamento della cittadella era già in agenda, tanto che il capogruppo della Lega ai Trecento Riccardo Barbisan lanciò la palla avanti: «Serve rivedere la convenzione per ridefinire il futuro del complesso». Da allora ad oggi non si è mossa foglia, almeno ufficialmente, tantomeno ora che è partito il conto alla rovescia per il primo trasloco, quello della Finanza, cui ne seguiranno altri.
QUELLI CHE… SE NE VANNO
La Guardia di Finanza potrebbe lasciare la torre che accoglie il comando provincia dalla nascita della cittadella nel giro di tre anni, tanto quanto è previsto per l’avvio del cantiere per la nuova caserma alla ex Salsa, e la sua realizzazione. Pronto, ma da bandire, è il progetto per il trasloco – sempre alla ex Salsa – dell’Agenzia delle Entrate che occupa l’altro pezzo del torrione delle Fiamme Gialle. Il bando di gara per il cantiere ancora non c’è, ma l’intervento è meno oneroso di quello per la Finanza e potrebbe quindi completarsi nello stesso lasso di tempo.
Un paio d’anni serviranno invece per l’annunciato trasloco degli uffici del Comune, che occupano alcune migliaia di metri quadrati in una delle torri laterali della cittadella. I primi a traslocare, stando ai piani, dovrebbero essere gli uffici dei Lavori Pubblici che l’amministrazione vorrebbe portare a Palazzo da Borso, in piazza San Francesco. Poi toccherà agli uffici tributi che il Comune vuole portare nella nuova Camera di Commercio in piazza borsa per «accentrare i servizi a cittadini e imprese». L’ufficio elettorale? Per quello il destino non è ancora chiaro, ma parliamo di poco spazio.
LA TORRE GIA’ VUOTA
Sono uscite di peso a cui si unisce l’assenza “gigante” della Camera di Commercio che si è rifiutata di occupare gli spazi che le erano stati assegnati nella torre al fianco del poco utilizzato maxi auditorium.
All’Appiani quindi già oggi c’è un torrione vuoto, che potrebbe raddoppiare (e più) nell’arco di tre anni rendendo ineludibile il dibattito sulla Cittadella delle Istituzioni, la milionaria visione dell’ex presidente di Fondazione Dino De Poli risultata – come molte voci criticavano già all’epoca – completamente fuori scala per una città come Treviso.
NESSUNA IDEA
Che fare? Il sasso lanciato da Barbisan anni fa ha sollevato onde che si è scelto di far quietare rimandando ogni azione. Già, perché per pensare ad un utile futuro della cittadella serve passare per il consiglio comunale e i notai. Nata come agorà della “funzione pubblica”, la cittadella non si divide a caso tra residenziale, direzionale, commerciale...
Le quote sono stabilite da una convenzione stipulata a suo tempo tra Comune e Fondazione. Se non si trova più un pubblico disposto a pagare affitti per stare all’Appiani, no si può semplicemente dire: vabbè, lì mettiamo uffici privati. Bisogna rivedere gli accordi, farne di nuovi, verificare gli equilibri dell’allora “beneficio pubblico” che Fondazione diede al Comune e che con il passaggio di molti metri quadrati da direzionale pubblico a privato verrebbe irrimediabilmente variato. Ci sono proposte a riguardo? Ad ora, come detto, sotto il sole nulla.
UN MILIONE IN MENO
C’è poi una non piccola questione... Oggi, sulla base dei documenti del Governo, la Finanza versa all’Appiani (Fondazione) 725 mila euro di affitto l’anno; le Entrate 450 mila circa. Un milione in tutto che un domani non ci sarà più. Parecchi soldi a cui si sommerebbero quelli necessari alla revisione dell’intera architettura degli spazi lasciati sfitti da chi è uscito ed oggi organizzati per essere abitati da singoli maxi inquilini difficilmente trovabili un domani.