Carducci, il caso dell’alunno deriso. 15 genitori scrivono alla dirigente: «Noi rivogliamo quelle maestre»
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Pavia, dopo le mini sanzioni le insegnanti torneranno in ruolo. Un gruppo di famiglie chiedono che non siano trasferite
PAVIA. Il procedimento disciplinare si è concluso, ma il destino professionale all’interno della scuola Carducci per le tre maestre finite nella bufera per l’alunno deriso in una chat di Whatsapp ancora non è definito. Sulla carta le docenti (una “assolta” e le altre due sospese per pochi giorni, già scontati) sono reintegrate nel loro posto di lavoro e il 12 settembre, all’apertura della scuola, torneranno quindi in cattedra. Ma in quale classe o sezione? La risposta è al centro di un vero e proprio conflitto tra famiglie. Quella del bambino di otto anni che nella chat è definito “pirla” e “bambino di m...”, che chiede di tutelare il minore, rimasto vittima della vicenda, e altre famiglie che invece vogliono che torni, proprio nella stessa classe, l’insegnante uscita del tutto “assolta” dal procedimento disciplinare.
La richiesta alla dirigente
Quindici genitori, ancora prima che fosse reso noto l’esito del procedimento disciplinare, hanno scritto une lettera alla dirigente scolastica Livianna Speciale, chiedendo «garanzie sulla continuità didattica» per i loro figli e sul ritorno in classe della docente (l’Ufficio scolastico provinciale ha escluso illeciti disciplinari a suo carico), dicendosi pronti, altrimenti, a rivalutare l’iscrizione dei propri figli in quella scuola.
Una patata bollente che ora è nelle mani della dirigente scolastica. Ieri mattina non è stato possibile raccogliere una sua dichiarazione: alla richiesta di un commento la dirigente è rimasta chiusa nel suo ufficio. Un silenzio che va avanti da aprile, quando il caso è esploso con la denuncia della mamma del bambino di otto anni, insegnante nella stessa scuola. La donna aveva scoperto per caso la chat di Whatsapp in cui si parlava del figlio da un computer lasciato acceso in un’aula. Nella conversazione tra le maestre il bambino era definito, da due di queste, “pirla” e “bambino di m...”. In una chat c’era anche la foto dell’alunno in castigo, seduto fuori dall’aula dopo essere stato allontanato da una docente. Una punizione costata alla maestra quattro giorni di sospensione, mentre la collega coinvolta nella conversazione ha avuto due giorni «per avere usato i social in orario di servizio». I provvedimenti disciplinari non hanno dunque riguardato il contenuto della chat.
Il collegio docenti
L’argomento sarà comunque toccato nel collegio docenti previsto per domani mattina. Una riunione che si annuncia calda, perché saranno presenti anche le insegnanti coinvolte nella vicenda. L’incontro è stato convocato, in presenza, nella palestra della scuola media Leonardo Da Vinci. Dopo la chiusura del procedimento disciplinare restano ancora aperti due filoni. Uno riguarda l’inchiesta penale avviata dalla procura di Pavia per l’ipotesi di maltrattamenti e abuso dei mezzi di correzione: la pm Giuliana Rizza ha chiesto l’archiviazione per le maestre e ora il giudice Pasquale Villani dovrà decidere. L’altra indagine, in corso a Milano, vede invece indagata proprio la mamma del bambino che aveva denunciato: il fascicolo è stato aperto per accesso abusivo al sistema informatico.
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Questa la lettera firmata da 15 genitori della scuola elementare Carducci.
Egregio dirigente scolastico, quando mancano meno di venti giorni all’inizio del nuovo anno scolastico rimaniamo inattesa di conoscere il destino della classe IVD alla primaria Carducci e quali insegnanti accoglieranno i nostri figli lunedì 12 settembre. Dalla stampa abbiamo appreso le evoluzioni giudiziarie della triste vicenda che ci ha coinvolti, culminate con la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero. Non abbiamo più avuto notizie, invece, della decisione dell’Ufficio Scolastico regionale, ma siamo certi che il provvedimento relativo alla docente non le impedirà di riprendere il suo posto nella nostra classe. Riteniamo infatti assurdo e inaccettabile che un’accusa dimostratasi infondata possa avere la precedenza rispetto, per esempio, al principio della continuità didattica. I nostri figli hanno fin qui avuto un percorso accidentato nella scuola primaria, messo a dura prova anche sul piano psicologico da lockdown e quarantene. In mezzo a tante difficoltà hanno potuto ancorarsi alla disponibilità, al sacrificio e alla professionalità della maestra che rimane per tutti loro un riferimento, al punto da dare per scontata la sua presenza in classe, dopo una parentesi che rimane per loro incomprensibile. Qualunque soluzione diversa, d’altra parte, finirebbe per dare ragione a chi ha voluto colpire – sul piano personale prima ancora che su quello professionale – la docente. Nei prossimi giorni saremo chiamati a prendere una decisione a tutela del percorso scolastico dei nostri figli che potrebbe non proseguire all’interno della primaria Carducci e non vogliamo essere costretti a prenderla solo in base alla mancanza di informazioni e, ovviamente, non vorremmo rinviarla a dopo l’avvio dell’anno scolastico. Certi della sua comprensione, rimaniamo in attesa di informazioni, dando la disponibilità a un incontro.