Alunno umiliato nella chat, le 2 maestre devono lasciare la Carducci. Trasferita pure la madre del bimbo deriso
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Anche lei insegnante nella scuola elementare di corso Cavour. La decisione comunicata durante il collegio docenti
PAVIA. Le maestre della Carducci trasferite in altre scuole. Non solo le due insegnanti finite nella bufera della chat di Whatsapp dove sono comparsi insulti a un alunno di otto anni (una terza insegnante aveva il contratto in scadenza ad agosto e non è stato più rinnovato), ma anche la mamma del bambino, maestra nella stessa scuola, che aveva denunciato la vicenda.
La decisione è stata comunicata dalla dirigente scolastica della Carducci Livianna Speciale ieri mattina, durante il collegio docenti, la riunione degli insegnanti che viene fatta a ogni inizio dell’anno scolastico, per definire assegnazioni e altri aspetti organizzativi.
La docente che è uscita del tutto “assolta” dal procedimento disciplinare non sarà più in cattedra alla Carducci ma alla scuola elementare Canna di via Griffini a Pavia, a San Lanfranco. La collega che ha avuto una sospensione di quattro giorni per avere messo in punizione il bambino, allontanandolo dall’aula, e averlo fotografato mentre era in castigo, andrà alla scuola Maestri di via Lovati, sempre a Pavia. L’insegnante madre del bambino rimasto vittima della vicenda è stata invece trasferita a Torre d’Isola, alla scuola elementare di via Angelini, sede che fa parte sempre dell’Istituto comprensivo di corso Cavour. Una decisione che la maestra considera «punitiva».
Le altre famiglie
Ma le scelte della dirigente scolastica (che dopo il collegio si è allontanata da un’uscita secondaria della scuola Leonardo Da Vinci, dove si è svolta la riunione, sottraendosi alle domande dei cronisti in attesa all’ingresso) non hanno convinto neppure le quindici famiglie degli alunni della Carducci che avevano chiesto, con una lettera, il reintegro a scuola dell’insegnante uscita assolta dal procedimento disciplinare, nella classe lasciata ad aprile dopo l’esplosione del caso. La stessa frequentata anche dal bambino deriso nella chat, che per questa vicenda sta ancora seguendo un percorso con lo psicologo.
Nessun commento
Queste famiglie, in nome della «continuità didattica», avrebbero voluto ancora la stessa insegnante per i loro figli, dicendosi anche pronte a riconsiderare l’iscrizione alla Carducci per questo anno scolastico. Le loro intenzioni, a questo punto, non sono note, perché nessuno di questi genitori vuole parlare.
Non rilasciano dichiarazioni nemmeno le due maestre rimaste coinvolte nella vicenda. L’insegnante “assolta”, uscendo dal collegio docenti si è limitata a un «no comment». Entrambe le maestre erano presenti alla riunione, che si è svolta nella palestra della Leonardo da Vinci, e così anche la mamma dell’alunno definito, nella chat, “pirla” e “bambino di m..”.
Sul caso sono ancora in corso una indagine penale a Pavia a carico delle maestre (ma il pm ha chiesto l’archiviazione) e una in procura a Milano che riguarda la mamma del bambino, indagata per accesso abusivo a un sistema informatico, il computer su cui era presente la chat.
Il provvedimento dopo 8 mesi alla vigilia del nuovo anno
La decisione sull’assegnazione delle cattedre per le maestre arriva pochi giorni dopo la conclusione del procedimento disciplinare da parte dell’Ufficio scolastico provinciale, che ha assolto una maestra e inflitto pochi giorni di sospensione alle altre due colleghe. Il caso, però, potrebbe non essere ancora chiuso. La famiglia del bambino ha dato ieri mandato all’avvocato Luca Angeleri di avviare altre iniziative. La prima è una comunicazione alla dirigente della Carducci, inviata già ieri pomeriggio, in cui si insiste con la richiesta di sospensione delle maestre dal servizio, «visto – spiega l’avvocato – che c’è ancora un procedimento penale pendente per maltrattamenti». La comunicazione è stata inviata anche all’Ufficio scolastico provinciale.
L’altro passo del legale è la richiesta di accesso agli atti in relazione al procedimento disciplinare da parte dell’Ufficio scolastico, che si è concluso con pochi giorni di sospensione per due maestre e l’archiviazione per l’altra. Una insegnante è stata sospesa per due giorni per avere usato i social durante l’orario di lezione, l’altra per quattro giorni «per avere attuato mezzi di correzione non previsti dal regolamento di istituto» (il riferimento è alla punizione inflitta dal bambino, fatto uscire dall’aula), e «per avere fatto uso di foto non autorizzate», nello specifico la foto del bambino messo in castigo. L’Ufficio scolastico non è entrato nel merito del contenuto della chat, «perché non è stato provato come le conversazioni sono state acquisite». Su questo fronte è aperto, in procura a Milano, un procedimento penale carico della mamma del bambino per accesso abusivo a un sistema informatico: era stata denunciata da una delle insegnanti per avere visionato la chat.
La preside non parla
Dalla dirigente scolastica Livianna Speciale non è stato possibile avere dichiarazioni. Dopo la riunione la preside è uscita da una porta secondaria della Leonardo Da Vinci, sottraendosi così alle domande dei cronisti che l’attendevano all’ingresso.