Fondazione CRTrieste: ecco le terne per il board. Paniccia verso il ritorno
TRIESTE Con il primo giorno di settembre sono scaduti i vertici della Fondazione CRTrieste e volge alla conclusione la presidenza dell’avvocato Tiziana Benussi, giunta al limite dei due mandati in Cda.
L’ente gioca un ruolo chiave in tanti settori della società triestina, e le sue vicende interessano da vicino il mondo delle istituzioni e delle categorie, che in queste settimane ha elaborato le terne da cui verrà estratto il prossimo consiglio generale.
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La partita ingenera una nebulosa di chiacchiere a ogni scader di mandato: stavolta l’unica cosa data per certa, nel panorama politico cittadino, è il ritorno di Massimo Paniccia al timone dell’ente che ha guidato dal 2002 al 2018, all’epoca dei primi due mandati Dipiazza e nel mandato Cosolini.
Da trent’anni la Fondazione persegue la missione di “promuovere lo sviluppo” del territorio, come da statuto, dando sostegno economico ai settori della cultura, dell’arte e dell’istruzione, dell’assistenza, del turismo e dello sport, della ricerca scientifica e della sanità. Dal Burlo Garofolo alla cardiologia dell’Azienda sanitaria, centri diurni e strutture per disabili, non c’è ambito a Trieste in cui la Fondazione non sia presente, inclusi grandi interventi urbani come la trasformazione dell’ex pescheria nel Salone degli incanti, o l’ex magazzino vini.
Il Consiglio generale dell’ente è composto da 14 membri. Ha funzioni generali di indirizzo e nomina il presidente e i membri del Cda (quattro più il presidente). Il mandato dura quattro anni, ora in scadenza. Tre consiglieri sono “personalità” distintesi “per professionalità, competenza ed esperienza” nei settori in cui opera la Fondazione, recita lo statuto. Gli altri 11 passano attraverso un bizantino sistema di terne: al sindaco spetta proporre tre terne di nomi (da cui vengono scelti tre consiglieri), alla Regione spetta una terna (per un consigliere), alla curia una terna, alla Camera di commercio tre terne. Infine un delegato del rettore dell’Università e il Soprintendente ai Beni culturali (che può non partecipare).
La rappresentanza del Comune nella Fondazione è da illo tempore presidiata da Forza Italia, e nella comunità politica viene considerata area di influenza del senatore Giulio Camber. «Inespugnabile», dice un esponente del centrodestra. Nel 2018 (pur avendo il Comune presentato terne con nomi di Lega e Fratelli d’Italia oltre ai forzisti) furono i nominati tre berlusconiani su tre, non senza qualche mal di pancia tra i meloniani. Anche a questo giro le terne dovevano essere distribuite sui tre partiti, ma la Lega ha direttamente rinunciato alla sua (accontentandosi di quella regionale). Il sindaco non ha chiesto posti per la Lista Dipiazza e i forzisti hanno quindi colto l’attimo e calato due terne (che includono i consiglieri uscenti): Adalberto Donaggio, Alessia Favretto, Renzo Codarin, Marco Donda, Stefano Gropaiz e Lori Petronio. Fratelli d’Italia s’è trovata in difficoltà a causa delle regole d’ingaggio: i requisiti per accedere al Consiglio impongono infatti di non esser stati candidati nei 12 mesi precedenti. Il genere di scrematura che lascia poca panna a un partito militante fresco di amministrative. La terna meloniana è quindi composta da una persona di partito (Margherita Paglino, capo segretaria del gruppo in piazza Oberdan) e dai professionisti Alessandro De Pol e Alberto Cappel. La Regione proporrà una sua terna, che includerà il nome di Marianna Accerboni: essendo l’uscente, per usanza dovrebbe avere diritto di precedenza. La Camera di Commercio di Antonio Paoletti ha proposto tre terne per settore: Sabrina Strolego, Sonia Lussi, Stefano Crechici (industria), Rita Rapotez, Massimo Sanzin, Claudio Tassan (artigianato), Franco Sterpin Rigutti, Patrizia Verde, Renato Guercio (commercio).
Il Consiglio generale è importante, ma la regia operativa spetta al Consiglio d’amministrazione e, ovviamente, al presidente. Benussi ha ormai coperto il massimo consentito di due mandati in Consiglio di amministrazione. Nel frattempo Paniccia è diventato “presidente emerito” e, a differenza della Chiesa cattolica, in Fondazione un emerito può tornare in partita. Imprenditore della Solari di Udine, già presidente di Mediocredito e della Federazione regionale delle Pmi, Paniccia conosce l’ente come le sue tasche. Il suo mandato si è sovrapposto in buona parte alla prima decade del sindaco Roberto Dipiazza, assieme al quale ha attraversato vicende non sempre facili come il rilancio del Magazzino vini. Nel corso del suo quarto mandato, a vent’anni di distanza, il primo cittadino potrebbe trovarsi di nuovo al tavolo con il “suo” storico presidente di Fondazione CRTrieste. A volte ritornano.