Venezia, reperti archeologici dell’Alto Medioevo sotto il cantiere agli Alberoni: «Scoperta unica»
![Venezia, reperti archeologici dell’Alto Medioevo sotto il cantiere agli Alberoni: «Scoperta unica»](https://nuovavenezia.gelocal.it/image/contentid/policy:1.41656125:1662096238/OBJ127154437.jpg)
I ritrovamenti risalgono al settimo secolo. La Soprintendenza: «Andranno al Lazzaretto Vecchio»
VENEZIA. Il sito archeologico degli Alberoni, scoperto durante gli scavi preliminari alla realizzazione di due palazzine e risalente all’Alto Medioevo (7°-8° secolo), potrebbe «rivoluzionare le nostre conoscenze storiche su quest’area del Lido, sulla laguna e sulla stessa città di Venezia». Parola di Cecilia Rossi, funzionaria archeologa della Soprintendenza di Venezia che ieri ha spiegato a una cinquantina di presenti all’incontro pubblico agli Alberoni l’importanza storica dei ritrovamenti in strada della Marina, dietro la chiesetta di Santa Maria della Salute. Ritrovamenti che, una volta messi in sicurezza, saranno poi spostati al Lazzaretto Vecchio, isola destinata ad ospitare il nuovo Museo Archeologico.
La storia dei ritrovamenti all’estremità sud del Lido inizia nel 2019 e riprende, dopo alcuni intoppi, nel maggio di quest’anno. Gli archeologi e gli esperti della Soprintendenza sono stati coinvolti negli scavi stratigrafici a causa di un importante progetto di edilizia privata che prevede, in quell’area di oltre mille metri quadri, la realizzazione di due palazzine e di un garage sotterraneo. Se per la prima palazzina, quella adiacente alla chiesa, nessuna particolare criticità era stata riscontrata durante l’assistenza archeologica, un esito diverso ha riguardato invece la parte restante dell’area, pari a circa un terzo dell’intera superficie. Qui infatti, ad una profondità di oltre due metri rispetto al livello del suolo, sono stati trovati percorsi e travi in legno conservati, all’apparenza, in ottimo stato.
I ritrovamenti hanno imposto uno stop immediato ai cantieri, in modo tale da permettere agli esperti tutti gli approfondimenti del caso. Le analisi, tra cui quelle realizzate con il carbonio 14 per risalire all’esatta datazione delle strutture archeologiche, hanno permesso di datare i ritrovamenti e di avanzare ipotesi sulla loro origine.
«I ritrovamenti appartengono a due fasi storiche diverse», spiega l’archeologa della Soprintendenza, Cecilia Rossi, «quella più antica risale all’Alto Medioevo, quindi a un periodo compreso tra il settimo e l’ottavo secolo dopo Cristo. Un’altra porzione di ritrovamenti, invece, risale a qualche secolo più tardi». Di fatto, si tratta di un’epoca coeva a quella dell’antica Metamauco, l’odierna Malamocco, uno degli insediamenti più antichi della laguna. Ma di che si tratta nello specifico? Per il momento, certezze non ce ne sono. Serviranno ulteriori analisi, scavi e approfondimenti. Qualche ipotesi però è stata avanzata. «Le strutture ritrovate sono connesse con una sponda, come se si trattasse di una riva», aggiunge l’esperta, «una delle ipotesi è che possa trattarsi di un bacino di pescicoltura. I ritrovamenti più antichi potrebbero però appartenere a una struttura complessa». Altra ipotesi emersa durante l’incontro è che possa trattarsi di una salina o di un’area di interscambio tra le imbarcazioni da mare e quelle della laguna oppure ancora di una struttura difensiva. «Si tratta comunque di ritrovamenti che rivoluzionano quello che sapevamo fino ad oggi di quest’area della laguna e della storia di Venezia», dice Rossi. E ora? Gli scavi, spiegano gli esperti, proseguiranno con la precisa indicazione di preservare con la massima cautela i ritrovamenti. Una porzione della struttura sarà poi dedicata al restauro e alla ricostruzione. «Pur trattandosi di una decisione presa non certo a cuor leggero, in futuro», spiega poi l’archeologa, «parte dei rinvenimenti saranno spostati al Museo Archeologico del Lazzaretto Vecchio».