La paga arriva fino a 3.500 euro al mese ma non si trovano più saldatori

Aziende alla vana ricerca di personale qualificato. Il 6 ottobre giornata dell’incontro fra domande e offerta

PORDENONE. Se li contendono a suon di aumenti salariali che portano anche a 3.500 euro al mese lo stipendio di un saldatore. Perché non basta un corso di formazione per avere un buon saldatore, ma serve la certificazione («e un corso per la certificazione costa 11 mila euro», chiarisce il direttore del polo tecnologico Franco Scolari) e serve molta esperienza.

E così questa particolare figura specializzata è una di quelle più ricercate – assieme a manutentori e altre specializzazioni nel settore metalmeccanico – dalle aziende del territorio, comprese le sei che parteciperanno il 6 ottobre al recruiting day organizzato al Polo tecnologico dal Servizio imprese della Regione.

Sarà una giornata in cui le aziende e chi cerca un’opportunità seria di impiego potranno incontrarsi con la mediazione della regione e di Adecco, partner nella selezione dei curricula che arriveranno entro il 2 ottobre e che «si potranno candidare – ha spiegato il referente del servizio regionale, Gianni Fratte – per una o più delle tre aree in cui sono suddivise le offerte».

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I profili ricercati sono 120 in tutto, le imprese sono Cimolai, Karton, Licar, Mcz, Tsm e Vetri speciali. I saldatori e manutentori specializzati mancano in particolare alla Cimolai, come ha spiegato Roberta Botti, azienda che in passato li reperiva in altre regioni e Paesi, ma ora il bacino si è ristretto. Anche perché, come ha chiarito Enrico Bozzato di Mcz – altra grande aziende, che produce stufe e caminetti, con 400 dipendenti a Fontanafredda –, fino a quando l’indotto era in sofferenza si “pescavano” nelle altre realtà, ma ora che la ripresa è generalizzata, questo è molto più difficile.

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I responsabili di Adecco, Stefania Marcolin e Giancarlo Puppin, hanno precisato che c’è anche un tema culturale da affrontare ovvero far capire alle famiglie che il lavoro da operai specializzati o tecnici non è di serie B, tutt’altro.

La difficoltà a trovare lavoratori adatti a determinati profili ha anche a che fare con la resistenza delle aziende a puntare per esempio sugli over 50 e sulle donne. «Questo nella nostra regione vale meno – ha rivendicato l’assessore regionale Alessia Rosolen –, ma quest’anno abbiamo registrato che gli ingressi degli uomini sono stati il doppio delle donne. Partiremo un autunno con un’operazione di reskilling, di verifica e adattamento delle competenze, per capire che figure inserire prioritariamente nel 2023».

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Rosolen ha anche chiarito che, come Regione, «abbiamo cercato di costruire una filiera scuola, lavoro, formazione continua» perché «come Paese possiamo giocare sulla qualità delle persone e sui talenti nella sfida del mercato globale».

Un tema cruciale oggi è il ricambio generazionale. «Da tempo mancano i mestieri, la trasmissione delle competenze e questo fa sì che alcune figure non si trovino più: i saldatori come i macellai», ha aggiunto Bozzato. Karton, a Sacile, come ha chiarito la responsabile delle risorse umane Erika Polita, è un’altra azienda che è cresciuta in modo costante e che ha necessità di figure in produzione, che spera di trovare attraverso il recruiting day.

Poi c’è Licar (gruppo Ilcam), che produce componenti d’arredo e ha 350 dipendenti. «Anche per noi la ricerca è orientata alla produzione e ai manutentori. Quello che abbiamo riscontrato, specialmente con la generazione Zeta, è che i giovani restano solo dove ci sono elementi motivanti – ha evidenziato Adriano Consonni, responsabile delle risorse umane –. C’è la necessità di coinvolgere i lavoratori nell’ambito aziendale».

Per dirlo con Sara Della Schiava della Tsm, impresa che produce lamiere conto terzi a San Quirino, si cercano «persone che si appassionino al lavoro». La sesta azienda è la Vetri speciali di San Vito al Tagliamento, sito con 300 dipendenti, che negli ultimi anni ha investito 60 milioni di euro. Anche per questa azienda, come ha chiarito Giorgio Zaia, i profili da cercare sono diversi, «pur con l’incognita che si profila con la crisi energetica».