Caso Hasib Omerovic, processo alla polizia
ROMA. È vero, i quattro poliziotti entrati nell’appartamento dove vive Hasib Omerovic - il sordomuto Rom volato giù dalla finestra il 25 luglio scorso – non avevano un mandato di perquisizione disposto dalla Procura di Roma. Ma potevano comunque svolgere un controllo per le indagini sulle presunte molestie sessuali del giovane ad alcune ragazze del quartiere.
Il vero problema è quanto successo tra quelle mura. Hanno picchiato a sangue Hasib? Lo hanno buttato loro giù dalla finestra come racconta la sorella del trentaseienne, anch’ella disabile affetta da un ritardo mentale?
Le indagini del procuratore aggiunto Michele Prestipino e del pm Stefano Luciani ipotizzano il reato di tentato omicidio in concorso e presto potrebbero esserci le prime iscrizioni sul registro degli indagati. Anche per falso in atto pubblico, perché i quattro poliziotti in borghese potrebbero non aver raccontato tutta la verità nella loro relazione di servizio. Secondo quanto filtra da ambienti investigativi, sarebbero passati pochissimi giorni tra la denuncia della famiglia Omerovic e i primi accertamenti delegati dai magistrati ai poliziotti della Squadra mobile. La polizia per prima ha tutto l’interesse di chiarire al più presto la vicenda, tanto più che nessuno vuole ripetere gli errori del caso Cucchi.
Un punto chiave da chiarire è la testimonianza della sorella del giovane, il quale si trova ancora ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma, in gravi condizioni ma non in pericolo di vita. Sonita avrebbe ricostruito i fatti, e questi - seppur ritenuti attendibili - sarebbero ancora al vaglio di chi indaga. Acquisita dal pm Luciani, invece, la relazione di servizio, firmata dai quattro agenti, nella quale è descritta l’operazione del 25 luglio scorso in via Gerolamo Aleandro, nella zona di Primavalle, periferia Nord-Ovest di Roma, al termine della quale il 36enne Hasib è precipitato da una finestra. E, per paura di ripercussioni, la famiglia Omerovic ha deciso di abbandonare il quartiere. «Temiamo per la nostra incolumità – precisano – . Tutta questa storia potrebbe esporci ad azioni violente. Anche andare a trovare Hasib in ospedale potrebbe essere rischioso, ma non vogliamo lasciarlo solo, non ora che sta lottando dopo aver subìto tre interventi». «Hanno formalmente chiesto al Comune di trovare un nuovo alloggio popolare per loro», conferma l’avvocato Arturo Salerni che assiste la famiglia in questo drammatico caso.
A spingere la polizia a effettuare un controllo sarebbe stato il post apparso sulla pagina Facebook di quartiere in cui si accusava direttamente Hasib di infastidire le donne. Una sorta di attività preventiva, come avviene spesso in casi analoghi. Un post che non sarebbe sfuggito ai poliziotti del commissariato Primavalle che infatti il giorno dopo si sono presentati, tre uomini e una donna, a casa Omerovic e hanno bussato alla porta. Un controllo per identificare il soggetto ma soprattutto un’iniziativa, viene sottolineato, per prevenire eventuali violenze di genere visto che spesso, in passato, proprio il mancato intervento in anticipo è sfociato in violenze.
Primavalle non è certo un quartiere facile. La casa dove vive Hasib è di edilizia popolare con tutti i problemi e le contraddizioni che la caratterizzano. La maggior parte della gente accetta di parlare ed è disponibile a raccontare quello che sa «nella speranza che venga a galla la verità». Nessuno ha visto se il giovane si è buttato o se lo hanno spinto, qualcuno lo ha visto a terra nel cortile e una signora lo ha scorto mentre cadeva. Quanto alle presunte molestie sessuali, i vicini di casa di Hasib si dividono. C’è chi garantisce che «non era sicuramente il tipo da dare fastidio alle donne», e chi invece sostiene di averlo addirittura visto in azione. Come un ragazzo che abita al terzo piano della scala L, accanto alla M dove vive il disabile. «Più di una volta – racconta – ho notato che quando passava una bella donna o una bella ragazzina si toccava i genitali mimando l’atto sessuale». E la signora Antonietta Somma riferisce di aver «sentito dire in giro che filmava le ragazzine con il cellulare».
Alessandra Cerami, commessa in un negozio del centro, spiega: «Non mi pare il tipo da dare fastidio alle donne. So solo che la sua famiglia è molto litigiosa. A giugno la polizia, chiamata da qualcuno, è venuta per sbaglio a suonare a casa mia perché sto allo stesso piano». E un pensionato aggiunge: «Hasib molestatore? Non ci credo per niente».