La Niña sull’Italia, tra rischio uragani e gelo: ecco perché l’autunno e l’inverno rischiano di essere stravolti
«Una prevalente probabilità che si verifichino condizioni relativamente calde su gran parte dell’Europa». È questo ciò che gli esperti inquadrano per la stagione che si è appena aperta. Ma con una forte incognita dovuta, quest’anno, alla presenza de La Niña che rischia di stravolgere le carte in tavola facendoci piombare in un inverno d’altri tempi. Il perché è presto spiegato, visto che questo fenomeno Indica sostanzialmente un raffreddamento della temperatura delle acque superficiali dell'Oceano Pacifico centrale ed orientale che, di frequente, influenza il clima del nostro Pianeta, con diversi riflessi anche in Europa e in Italia.
Autunno e fabbisogno energetico
Secondo Silvio Gualdi, Senior Scientist del Centro Euromediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) e alla guida della divisione "Climate Simulations and Predictions" la tendenza per la stagione che si è appena aperta è quella di una temperatura che mediamente «sarà sopra la mediale». Questo indicano anche le ultime uscite dei modelli stagionali come ECMWF e NMME. Che cosa inquadrano i due modelli matematici? Il trimestre settembre-novembre potrebbe avere scarti positivi anche di un grado centigrado, in particolare nella parte dell’Europa centrosettentrionale. L’Italia, invece, dovrebbe trovarsi in una sorta di via di mezzo. Secondo le mappe di AccuWeather, aggiornate per l'Autunno, dovremo stare particolarmente attenti ad eventi che potrebbero presentarsi in maniera anche violenta. Uragani e nubifragi alternate a violenti fiammate. A rischio, in particolare, i mesi di ottobre e novembre. «Il tutto è causato dalla formazione di cicloni sul Mediterraneo capaci di apportare severe fasi di maltempo, con forti piogge e nubifragi piuttosto intensi, in grado di causare anche eventi alluvionali lampo, spesso enfatizzati dall'azione orografica, come accade spesso fra la Sardegna, la Liguria, l’alta Toscana, le coste campane, la Calabria, la Sicilia. Da non sottovalutare anche il rischio di Medicane (o TLC), ossia una sorta di "uragani del mediterraneo", che si formano quando una bassa pressione viene alimentata dalle acque calde del Mediterraneo e sviluppa caratteristiche da tempesta tropicale» spiegano gli esperti de Ilmeteo.it. Medicane è la fusione tra le parole Mediteraneean (Mediterraneo) ed Hurricane (Uragano): sono di breve durata, ma i venti che li accompagnano possono raggiungere una velocità fino a 120 km/h.
La presenza de La Niña
Si passerà sotto il dominio de La Niña. Si tratterebbe del terzo anno di fila delle presenza di questa figura meteorologica che ha un’importante influenza sull’andamento delle correnti tropicali e sul movimento delle masse d’aria a livello planetario. È raro che La Niña si presenti sull’emisfero settentrionale per tre inverni di fila (non accadeva dal 1950). C’è uno studio, infine, pubblicato sulla rivista Nature che spiega come «la presenza così insistente di questa figura meteorologica può comportare anomalie climatiche significative». Ad aprile questo fenomeno si era presentato particolarmente importante causando una forte ondata di freddo sull'Oceano Pacifico equatoriale orientale. Fenomeno che gli scienziati hanno definito «impressionante». Alcuni ricercatori avvertono che il cambiamento climatico potrebbe rendere più probabili, in futuro, le condizioni per la presenza ingombrante de La Niña. A sostenerlo è Matthew England, oceanografo fisico all'Università del New South Wales a Sydney, in Australia. Tutto ciò, secondo gli scienziati, potrebbe mettere in discussione anche gli stessi dati elaborati dai principali modelli matematici per le previsioni a lungo termine. A questo si aggiunge un altro fenomeno: il rallentamento della Corrente del Golfo, un flusso di aria calda che scorre lungo le acque marine dell’Oceano Atlantico e che mitiga la parte Occidentale dell’Europa. Cosa comporterà? È tanto che se ne discute, si tratta di un argomento che affascina gli scienziati. Anche se, per il momento, non si sono viste correlazioni particolari. Il surriscaldamento globale in atto, infatti, potrebbe aver neutralizzato gli effetti del rallentamento della Corrente. Il futuro, anche sotto il profilo meteo, resta dunque un’incognita.
La presenza insistente de La Niña, però, potrebbe influenzare il clima del nostro Pianeta, con diversi riflessi anche in Europa e in Italia. La sua presenza comporta effetti gravi nell'Australia orientale, negli Stati Uniti è causa di gravi siccità, mentre gli effetti sull’Europa sono quelli di ingresso di numerose perturbazioni verso il Mediterraneo con l’Alta Pressione che potrebbe rintanarsi sul Nord Africa. Le conseguenze? Precipitazioni sopra la media e temperature tendenzialmente nella media. Tradotto: piogge copiose in pianura e molta neve sui monti. Secondo alcuni esperti la presenza di questa figura meteorologica potrebbe comportare una presenza maggiore anche sull’Europa Occidentale dell’Anticiclone Russo Siberiano, più frequente in passato rispetto a quanto non accada dal 1990 ad oggi. Questo significherebbe ondate di freddo in direzione anche del Mediterraneo. «Inoltre con la Niña sono più frequenti le incursioni fredde a tratti nevose verso l’Europa centrale e la Valpadana, mentre nel Mediteranno gli anticicloni sono più duraturi con clima più temperato e meno pioggia».