MANTOVA. Il centro destra è una coalizione «forte e coesa». Parola di Daniela Garnero Santanchè, candidata di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati nel collegio uninominale del Senato di Mantova e Cremona. L’imprenditrice, senatrice uscente di FdI, rassicura chi teme un’implosione del centro destra dopo l’eventuale vittoria alle elezioni del 25 settembre e anche chi paventa rischi per la democrazia in Italia.
«In Europa è finita la pacchia e difenderemo anche noi i nostri interessi» ha detto Giorgia Meloni. C’è di che preoccuparsi a Bruxelles?
«Assolutamente no. Forse Meloni è stata male interpretata. Ha soltanto detto che faremo come Francia e Germania, fondatori dell’Unione Europea con noi, che difendono i loro interessi. Come fanno loro, anche noi difenderemo i nostri interessi nazionali. Faremo, quindi, come fanno i grandi paesi dell’Unione».
Cosa risponde a chi sostiene che con Meloni a Palazzo Chigi la democrazia in Italia è a rischio?
«Che la paura fa novanta per Letta e per la sinistra. Vedere una donna come Meloni premier li terrorizza. Si sono riempiti la bocca di politica al femminile per tanto tempo senza riuscire a nulla, e poi arriva la destra con una sua donna a capo del governo. Che smacco sarebbe per loro».
Che cosa cambierebbe con il centrodestra al governo rispetto ad ora?
«Finalmente ci sarebbe un governo votato dagli italiani. La sinistra governa da circa undici anni sempre perdendo le elezioni. Con noi, invece, ci sarà un governo forte e coeso voluto dagli italiani. Il secondo dato da sottolineare è che siamo una coalizione che governa da tanti anni in Regioni e Comuni importanti. Ognuno di noi ha la propria sensibilità ma tutti abbiamo la stessa determinazione. Siamo, dunque, coesi. Il governo multicolor, visti i contrasti interni, era costretto a mediazioni al ribasso e questo produceva risultati scadenti per gli italiani».
La campagna elettorale si gioca tutta sui temi economici, sulla capacità dei partiti di dare risposte al caro bollette di famiglie e imprese. Cosa propone lei insieme alla sua coalizione su questo versante?
«Come ha già detto Meloni, bisogna intervenire subito sul caro bollette. E la prima cosa da fare è mettere un tetto al prezzo europeo del gas. La Germania sta facendo resistenza perché è la nazione più ricca e può comprare il gas ad un prezzo più alto; anche l’Olanda fa resistenza perché guadagna molto con la borsa del gas che ha sede ad Amsterdam. Poi bisogna disallineare il prezzo del gas da quello dell’energia elettrica che, invece, costa molto meno perché prodotta anche da fonti rinnovabili. La bolletta elettrica, con il disallineamento, crollerebbe subito».
Con quali fondi bisognerebbe intervenire?
«Lo scostamento di bilancio dovrebbe essere l’extrema ratio visto che il governo dei migliori ci ha lasciato un debito pubblico aumentato di 116 miliardi. Dovremo, dunque, utilizzare l’extragettito statale e l’extraprofitto delle aziende del settore che hanno guadagnato di più con questi prezzi dell’energia alle stelle».
Fratelli d’Italia e il centrodestra in generale chiedono la revisione del Pnrr. Non è che così saranno a rischio i finanziamenti per l’Italia e, in particolare, per restare dalle nostre parti, il raddoppio ferroviario Mantova-Cremona-Milano?
«Chiediamo un perfezionamento del Pnrr perché è stato scritto in un’altra epoca; va molto bene la transizione ecologica, ma non per far morire le nostre aziende. Per questo ci vuole un perfezionamento del piano. Inoltre, serve utilizzare altri fondi per evitare la disoccupazione e finanziare gli ammortizzatori sociali».
Non c’è il rischio di bloccare tutti i fondi attualmente stanziati?
«No, perché noi chiediamo solo di perfezionare il Pnrr, non di toglierlo. La transizione ecologica può aspettare, meglio salvare i posti di lavoro».
Lei punta ad un incarico ministeriale nel prossimo governo di centrodestra, data la sua esperienza politica e anche imprenditoriale?
«Non punto a niente. Faccio quello che serve al mio movimento politico. Sarà Meloni a decidere»
Il governatore del Veneto, Zaia, ha chiesto pubblicamente agli alleati di FdI e Forza Italia di pronunciare parole chiare sull’autonomia delle Regioni. Lei cosa pensa su questo punto?
«Abbiamo sempre detto che l’autonomia regionale va di pari passo con la riforma presidenziale. Dobbiamo studiarle bene entrambe e farle bene».
Zaia, però, è impaziente...
«Lo capisco».
Anche lei come la Meloni pensa che il clima in campagna elettorale si stia surriscaldando troppo per colpa di Letta e del Pd, soprattutto dopo le parole del governatore Emiliano che ha parlato della Puglia come della Stalingrado d’Italia dove la destra non passerà?
«Credo che ci dovrebbe essere una condanna unanime per quelle parole, un governatore non può esprimersi così. Letta e il Pd capiscono che non possono opporsi al nostro programma e devono metterla tutta sull’odio e così denigrano tutti noi».
E se FdI superasse la Lega anche in Lombardia, che cosa succederebbe?
«Alle ultime amministrative è già avvenuto il sorpasso, ma noi siamo una coalizione e facciamo campagna elettorale per far prendere voti all’alleanza. Noi le battaglie prima le combattiamo e poi le vinciamo. Ce la metteremo tutta per avere un grande risultato elettorale. Ci stiamo mettendo tanta passione e tanto impegno in questa campagna elettorale, poi vedremo i risultati»
Lei vince nel suo collegio e ritorna a Palazzo Madama a ottobre. Quale sarebbe il suo primo impegno a favore dei mantovani e dei cremonesi?
«Il mio primo impegno sarebbe sul fronte infrastrutturale dove le due province stanno scontando un gap che va assolutamente colmato. Basti pensare alla fatica che si fa per arrivare a Mantova. E poi dovremo fare di più sul fronte turistico, così come per l’agricoltura dicendo no al nutri-score (il sistema di etichettatura dei prodotti alimentari, ndr.) che penalizzerebbe le eccellenze di Mantova e di Cremona. E poi dovremo intervenire sui salari, oggi troppo bassi: per questo serve il taglio del cuneo fiscale in modo che i due terzi vadano ai lavoratori e un terzo all’imprenditore».