L’ex premier Conte a difesa del Reddito di cittadinanza: «Cancellarlo significa colpire i più poveri»
Difende il reddito di cittadinanza, sferza Giorgia Meloni ed Enrico Letta e guarda al futuro, in primis grazie ai dati in arrivo dal Sud, con un pizzico di maggiore fiducia in più rispetto a qualche mese fa.
Giuseppe Conte, in altre parole, dopo essersi preso il M5s adesso punta a un risultato di prestigio alle Politiche che consenta ai pentastellati, dopo il 25 settembre, di contare (e pesare) ancora in Parlamento.
Presidente, i sondaggi vi danno in rimonta. A cosa è dovuta questa ripresa del M5s in campagna elettorale?
«Gli italiani stanno comprendendo che il M5s è l’unica forza politica che ha davvero a cuore la tutela dei più deboli, la difesa dell’ambiente, la lotta alle mafie e all’illegalità. I cittadini stanno premiando la nostra coerenza e la nostra libertà.
Mi faccia dire però che i sondaggi non mi deprimevano quando le percentuali erano basse e non mi esaltano oggi che sono in decisa crescita. Il mio termometro restano le piazze in cui sono presente in questi giorni e l’entusiasmo che registro per la nostra proposta politica è straordinario».
Il reddito di cittadinanza, al Nord e a Nordest in particolare, non piace a molti. Perché andrebbe mantenuto?
«Il Reddito, lo hanno evidenziato molti istituti e soggetti terzi, ha garantito una coesione sociale che rischiava di essere compromessa. Se salta in aria la tenuta sociale del Paese è un problema non soltanto per i più svantaggiati, ma per tutti. Ed è per questo che trovo vergognoso che politici come Meloni vogliano cancellarlo».
Non pensa che quantomeno in tema di ricerca di lavoro abbia deluso e vada modificato?
«Tutto è migliorabile. Ancor di più una norma assolutamente innovativa come quella del Reddito. In altri Paesi, come la Germania, ci sono voluti anni perché il meccanismo si perfezionasse.
Ma bisogna essere intellettualmente onesti: per potenziare il tema della ricerca del lavoro, il mio Governo ha stanziato un miliardo di euro, affinché le Regioni potessero rafforzare con nuove assunzioni i Centri per l’impiego.
Di quelle assunzioni ne è stata portate a termine una percentuale minima. Mi chiedo, allora, se qualche governatore non abbia preferito rallentare queste procedure con l’unico scopo di ostacolare una misura voluta dal M5s».
Molte aziende rischiano di chiudere per il caro-energia. Cosa propone nell’immediato?
«È uno scenario che avevamo previsto, purtroppo. E infatti da mesi abbiamo proposto alcune soluzioni specifiche. Penso al tetto al prezzo del gas, a un Energy recovery fund sulla falsariga del Pnrr e a uno scostamento di Bilancio.
Per mesi le altre forze politiche hanno sostenuto che le loro priorità erano altre. Noi parlavamo di bollette, loro di nuovi miliardi per le armi. Adesso che la situazione rischia di diventare esplosiva stanno venendo tutti sulle nostre posizioni di allora.
Bene, ma potevano pensarci prima. Mario Draghi doveva essere più determinato e intervenire subito, ma è mancato un po’ di coraggio».
Sul lungo periodo è sempre convinto di dire “no” al nucleare e alla ripresa delle trivellazioni, specialmente in Adriatico?
«Vorrei ricordare che il “no” al nucleare non è soltanto di Conte oppure del M5s. Quel “no” è stato espresso dagli italiani, con maggioranze molto ampie e per ben due volte, attraverso i referendum.
La nostra posizione è nota, ma oggi serve chiarezza anche da parte dei sostenitori del ritorno al nucleare. Dicano agli italiani dove vogliono realizzare le centrali e dove verranno smaltite le scorie.
Ma lo facciano subito, prima del voto, in modo che i cittadini possano farsi una idea più compiuta. Riguardo alle trivelle, poi, noi siamo per una transizione ecologica vera, che ci possa liberare dalle fonti fossili».
È possibile immaginare una nuova alleanza con il Pd dopo le Politiche?
«Gli attuali vertici del Pd hanno deciso di rompere con noi in nome della difesa di una fantomatica agenda Draghi. Poi hanno abbracciato Carlo Calenda che non ha perso tempo per tradire l’accordo appena siglato e andare con Matteo Renzi.
Infine, Letta ha chiuso l’accordo con Sinistra italiana ed Europa Verde che per 55 volte hanno votato contro la fiducia a Draghi. Il loro progetto politico mi pare piuttosto confuso e direi proprio che, con questa dirigenza del Pd, è impossibile qualsiasi intesa».
In Friuli Venezia Giulia non avete mai eletto un sindaco e alle Amministrative fate molta fatica. Come potete invertire la rotta?
«Stiamo migliorando la nostra capacità di stare sui territori attraverso un percorso di riorganizzazione interna. Potremo avvalerci anche dell’esperienza di coloro che hanno già svolto due mandati a livello nazionale, in modo che le competenze maturate possano dare un apporto importante alla crescita locale del M5s».
Nel 2023 in Friuli Venezia Giulia ci saranno le Regionali. La vostra intenzione è correre in solitaria oppure pensate a una possibile alleanza di centrosinistra contro Massimiliano Fedriga?
«Per il futuro vorremo pensarci bene prima di stringere nuove alleanze con un Pd che abbia questi vertici nazionali. Siamo, invece, sicuramente aperti alla possibilità di correre assieme a quelle realtà civiche che condividano i nostri valori e le nostre battaglie». —
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