Le tre facce dell’Udinese che hanno prodotto tredici punti
Benedetta fu quell’espulsione di Nehuen Perez con la Salernitana, perché è dal secondo tempo giocato col 4-3-2 contro i campani, lo scorso 20 agosto, che Andrea Sottil ha potuto cambiare volto all’Udinese, innestando quella difesa “a 4” sulla base dell'impianto “a 3”, che in un amen ha portato equilibri, solidità e soprattutto vittorie sonanti a una Zebretta che imposta col 3-5-2, alzando molto i quinti fino a portarli anche per linee interne, e difende col 4-4-2, con una flessibilità e un’interpretazione degna delle migliori squadre moderne capaci di cambiare più volte i sistemi all'interno della stessa partita, conservandone i principi di gioco.
CAMOUFLAGE
L’ultima riprova si è avuta proprio al Mapei Stadium di Reggio Emilia, dove la lettura tattica di Sottil ha evidenziato tutta la sua capacità di plasmare la squadra fino a mascherarla, dotandola di un “camouflage” di tipo militare che rende impervio all’avversario il riconoscimento dei punti deboli dei bianconeri.
Udinese che al contempo è sempre più sicura tanto nelle proposizioni con cui porta molti uomini in attacco col 3-5-2, specie quando Pereyra e Udogie spingono con la libertà di accentrarsi per linee interne grazie anche alle mezzali che si “aprono” con i tagli all’esterno, quanto nelle scalate difensive votate al 4-4-2 soprattutto grazie ai ripiegamenti di un Udogie che fin dalla sfida con la Fiorentina tornava a coprire basso, proteggendo il centrale e permettendo a Pereyra, sul lato opposto, di rientrare dalle sortite offensive restando in mediana con gli altri tre, senza quindi sfiancarsi fino a mettersi in linea con la difesa.
MAESTRI
L’esterno mancino che si abbassa in fase di non possesso quando è ancora alto il quinto di centrocampo (in questo caso Pereyra) sul lato opposto è un movimento che Sottil imparò bene a Udine una ventina d’anni fa da giocatore agli ordini di Luciano Spalletti che chiedeva a Thomas Manfredini di fare il “pendolo” per coprire il lato debole quando il brasiliano Alberto spingeva. In questo modo la difesa era quasi sempre coperta a quattro, pur impostando a tre.
CREDO E COMPROMESSO
Sottil sta dunque arrivando al suo credo, quella difesa a quattro che ha sempre utilizzato in carriera e che aveva ricordato ai giornalisti anche dopo la Salernitana: «Sapete quanto a me piaccia giocare col 4-3-1-2». Lo sapeva anche Gino Pozzo quando lo ha ingaggiato, salvo poi chiedergli la difesa a tre, il “mantra” della società.
Ora però il cambiamento è stato avviato e la nuova frontiera all’orizzonte potrebbe essere quel 4-2-3-1 che a inizio ripresa al Mapei Stadium ha visto Ehizibue coprire le spalle a Pereyra, con Udogie in linea difensiva e pronto ad alzarsi, mentre Walace e Lovric facevano diga alle spalle del “Tucu”, Samardzic e Deulofeu, con Success nel ruolo di prima punta (là dove il titolare tra un po’ diventerà Beto).
Cambiate pure gli interpreti a piacimento, come sta facendo Sottil sfruttando i cinque cambi a disposizione durante i 90 minuti, e avrete un modulo talmente universale da essere applicato tanto in fase offensiva quanto difensiva, proprio come si sono accorte Fiorentina, Roma e Sassuolo.