E’ morto l’esploratore - regista Rinaldo Saunig, padre della speleologia goriziana
GORIZIA Durante la sua carriera di regista, Rinaldo Saunig ha sempre voluto documentare con le immagini quello che succede nella vita, che si trattasse di arte, di lavoro, di natura o di pensiero. A volte nelle sue opere si presentava come un interprete fedele della realtà, altre si rivelava più creativo. Aveva creato lo Studio R2 films quando la televisione italiana era ancora interamente concentrata a Roma. Ma, insieme alla moglie Laura Gregorig, è stato anche un pioniere della speleologia goriziana ed è stata proprio la compagna di una vita ieri a dare la notizia della sua morte, avvenuta mercoledì scorso all’età di 80 anni. «Desiderava che la cerimonia d’addio si svolgesse in forma laica e privata», ha spiegato la moglie.
Rinaldo Saunig era nato a Gorizia il 14 luglio 1942 e senza dubbio si può dire senza timore di smentita che è stato un esploratore. Nel 1960 l’interesse comune per la speleologia portò lui e la moglie alla Commissione Grotte “Eugenio Boegan” di Trieste della Società Alpina delle Giulie. Furono accolti con entusiasmo da Marino Vianello, Dario Marini, Pino Guidi e altri che li coinvolsero ad esplorare con loro diverse grotte del Carso triestino. Con l’esperienza acquisita fondarono poi il Gruppo Speleologico Goriziano dando di fatto il via alla speleologia organizzata in città.
Rinaldo dette in seguito il suo contributo come membro del Soccorso Alpino Sezione Speleologica. Assieme all’amico Giorgio Bressan fece uno studio per utilizzare i radiotelefoni durante le operazioni di soccorso in grotta, collegando via radio e via monitor il medico presente all’esterno con i soccorritori all’interno che si trovavano vicino al ferito. Grazie alle immagini della telecamera il medico poteva quindi fornire indicazioni precise da eseguire in grotta. Su questo esperimento Saunig realizzò un filmato molto applaudito al secondo Convegno Nazionale sul Soccorso Speleologico organizzato a Trento nel 1973. Per dieci anni ha poi divulgato le sue conoscenze insegnando come docente volontariato all’Università della Terza Età di Cormons “Tecnica della ripresa” e “Come realizzare un video film”.
«Aveva grandi idee, ma non ha potuto realizzarle tutte», osserva la moglie ricordando la prima volta che insieme si sono calati in una cavità. «Era una grotta piccola dove Ugo Furlani aveva trovato i resti di un focolare. Si era infilato in quel buco a torso nudo: all’epoca eravamo molto naif. Ho avuto un compagno eccezionale, una persona con cui ho avuto molti interessi in comune e che mi ha permesso di soddisfare i miei desideri di ragazzina perché coincidevano con i suoi».
Le nozze di Rinaldo e Laura, officiate il 22 settembre 1963 sul fondo della Grotta Gigante da un giovane don Ruggero Di Piazza, per l’epoca furono un evento di portata internazionale. «Volevamo fare una cosa intima, ne è venuta fuori una cosa in pompa magna», ricorda ancora Laura.
Un tributo arriva anche da Maurizio Tavagnutti, anima del gruppo speleologico “Seppenhoffer”: «È stato l’iniziatore della speleologia a Gorizia, ma è stato un innovatore anche perché girava con il super8 in grotta e all’epoca era una novità assoluta».