CASTEL GOFFREDO. Prima di tutto la questione energetica e quelle bollette quadruplicate che stanno imponendo stop and go produttivi nonostante le agende trabocchino di ordini che rischiano di finire in Paesi dove gas ed elettricità costano meno. Ma non solo. Ci sono le materie prime che erano aumentate ben prima del conflitto ucraino. C’è la ferita delocalizzazioni ancora aperta con tutto quello che non è stato fatto. C’è che la manifattura italiana oggi è in pericolo se manca la volontà politica di mantenerla in vita. C’è che i salari, figli di un contratto nazionale firmato un anno e mezzo fa, non bastano e serve una risposta sociale importante. Non un cahier de doléance ma la fotografia nitida di uno stato d’emergenza: è quella presentata ieri da imprenditori e sindacati del distretto della calza di Castel Goffredo ai candidati del Pd Carlo Cottarelli, Antonella Forattini e Paolo Galeotti. Chiesto da questi ultimi, il faccia faccia era ospitato nella sede del Centro servizi impresa alla presenza del suo presidente Massimo Bensi, di Alessandro Gallesi di Adici, di una decina di imprenditori e dei segretari generali di Filctem Cgil, Michele Orezzi, Femca Cisl, Gianni Ardemagni e Uiltec Uil, Giovanni Pelizzoni.
«Il nostro non è un problema di prodotto – ha spiegato Bensi – ma i numeri potrebbero essere più alti se fosse stato fatto qualcosa per evitare le delocalizzazioni e se ora non avessimo bollette che ci costringono a fermarci nonostante gli ordini». Se negli ultimi 20 anni «la politica non fosse stata distratta sulla questione energetica – ha aggiunto William Gambetti, imprenditore e vicepresidente di Confindustria – e se non si fosse accorta solo a marzo di rincari delle materie prime iniziati a settembre, se non continuassimo a subire la concorrenza di chi ha delocalizzato e di chi in Europa paga bollette inferiori alle nostre: è ora che la politica dica in modo chiaro se vuole o no la manifattura in Italia». Soprattutto in un territorio che nel pre-Covid ha perso più di un posto di lavoro al giorno come ricordato da Orezzi, nel sottolineare che si tratta di un settore dove «la difficoltà a recuperare manodopera qualificata è legata a salari che, con un contratto rinnovato prima di tutto questo, non ne riconoscono la professionalità» con la preoccupazione che l’autunno sia a rischio tensioni sociali con migliaia di lavoratori «stretti tra questa incudine e il martello delle bollette a casa» senza voler neppure pensare alle ricadute a valle «di uno Stato che spegne la sua industria per mancanza di energia». Perché qui «paghiamo anni di assenza di interventi seri – ha aggiunto Ardemagni – a sostegno di imprese e lavoratori e serve passare dalla politica del dire a quella del fare». Perché, ha spiegato Pelizzoni, «il tessile ha bisogno di una transizione produttiva con linee di credito agli imprenditori che si mettono in gioco, serve pensare all’emergenza ma anche a una progettualità di lungo respiro». Perchè c’è da salvare il made in Italy.
Настройки GameHub и Winlator для игры в Prey (2017) на Android
Краткая биографическая справка о центральных персонажах Mafia: The Old Country
The dairy industry would like Gen Z to drink more milk, so they made a Fortnite diner tycoon game
Microsoft warns of 'active attacks' on its government and business server tech, with one cybersecurity expert claiming that they should 'assume that you have been compromised'