Costi alle stelle, si ferma tutta la Burgo: a casa 240 dipendenti fino alla fine del mese

La comunicazione della direzione è arrivata ai dipendenti della Burgo di Tolmezzo: annunciava il fermo delle linee “Uno” e “Tre” e del reparto “Allestimento” della cartiera dal 19 al 28 settembre. Una decisione che l’azienda Mosaico (Gruppo Burgo) ha adottato «a seguito del protrarsi dell’aumento dei costi dell’energia di carattere imprevedibile e avente entità consistente».

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A pesare è il prezzo fuori controllo dell’energia elettrica e del gas, indispensabili per l’attività delle cartiera. Così, dopo il fermo del reparto “Cellulosa” scattato per una cinquantina di dipendenti il 4 settembre, si fermano le linee continue di produzione della carta, le taglierine, le rismatrici, l’imballo dei rotoli e lasciano a casa complessivamente 240 dipendenti. Orari e modalità delle operazioni di fermo, messa a riposo e ripresa produttiva saranno comunicate dall’azienda nei prossimi giorni. Fatta eccezione per il reparto Cellulosa, al terzo turno del 28 si effettueranno le operazioni di riscaldamento macchine continue e di preparazione degli impasti per ripartire la mattina dopo. «Fino ad allora – spiega Mario Mazzolini, rsu della Uilcom – verranno mantenuti in attività solo il servizio manutentivo e quello di spedizione».

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Un paio di settimane fa è stato siglato un verbale di cassa integrazione ordinaria per mancanza di materie prime e componenti che prevede l’utilizzo dell’ammortizzatore sociale fino al 2 ottobre.

«Ora però – premette Mazzolini –, stiamo valutando come rappresentanti dei lavoratori la possibilità di far utilizzare ai dipendenti la parte residuale delle ferie per salvaguardare, laddove è possibile, la retribuzione del personale che già deve affrontare il problema dei rincari a casa». L’azienda si è impegnata durante periodi di fermata a organizzare corsi di formazione, iniziative con le quali si intende salvaguardare la retribuzione dei lavoratori, escludendo alcune giornate di cassa integrazione. «Purtroppo – aggiunge Mazzolini – i costi di produzione sono diventati insostenibili: dai 25 euro al megawattora del 2021 si è passati a 80 con l’inizio dell’anno e ai 180 di oggi. Impossibile produrre in queste condizioni – osserva Mazzolini – bisognerà intervenire avviando trattative a livello nazionale con l’intervento della politica per calmierare i prezzi delle materie prime».