Gaiani (Analisi Difesa): “Ecco cosa cambia con gli Usa ‘belligeranti’”
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Il significato dell’avvertimento di Biden a Putin sull’uso di armi chimiche e nucleari
ROMA. «Mosca ha fissato un paletto ed è l’invio di missili balistici con 300 chilometri di raggio d’azione. Gli Usa saranno considerati dalla Russia belligeranti se li forniranno all’Ucraina”, spiega alla Stampa.it Giandrea Gaiani, direttore di “Analisi Difesa”. Dall’agosto 2018 al settembre 2019 ha ricoperto l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza del ministro dell’Interno. Dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e report dai teatri di guerra. Ha scritto numerosi saggi tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane". Aggiunge Gaiani: «Se la guerra si protrae c’è una sicura sconfitta: l’Europa. Per la crisi energetica conseguente al conflitto in Ucraina da qui a maggio l’Europa rischia di non essere più una potenza industriale. Per la Cina e l’India che hanno rilevanti interscambi commerciali con l’Europa ciò è un danno e per questo chiedono a Putin di fermarsi. Un tracollo economico europeo è un danno per chi fa affari con le aziende del vecchio continente. La Russia ha interesse al contrario a proseguire la guerra per vedere indebolirsi economicamente e dividersi politicamente gli alleati Ue di Kiev».
Inverno
Sostiene Gaiani: «L’inverno è uno spartiacque tanto più che ora gli Stati Uniti annunciano di non voler fornire più gas all’Europa perché aumentare la produzione farebbe calare i prezzi e anche la Francia sospende le forniture elettriche all’Italia».Quindi prosegue l’anlista militare: «C’è un mondo molto complesso e le valutazioni semplicistiche non riescono a inquadrarlo. Le divergenze di interessi tra Europa, Stati Uniti, Cina e India sono sempre più marcate. I russi hanno ribadito che se Washington fornirà a Kiev missili balistici ampiamente in grado di colpire il suolo russo gli Usa diventeranno una potenza belligerante, ma ciò non significa che il Cremlino attaccherà direttamente il territorio statunitense o farà ricorso agli armamenti nucleari. Perché a quel punto per la sua natura di deterrenza al ricorso all’arma atomica corrisponderebbe secondo ogni dottrina nucleare una risposta della stessa natura. Per esempio i russi potrebbero invece favorire attacchi militari contro basi americane in Siria o ricorrere ad altre azioni ibride». Inoltre, sottolinea Gaiani, al vertice asiatico di Samarcanda «è emerso come per India e Cina sia fondamentale che l’Europa non tracolli e quindi si giunga a un’intesa sull’Ucraina».
Monito Usa
Joe Biden, infatti, mette in guardia il presidente russo Vladmir Putin sulla guerra in Ucraina e sull'uso di armi nucleari o chimiche. «Non farlo, non farlo. Se lo facessi il volto della guerra cambierebbe», afferma Biden in un'intervista a 60 Minutes di cui sono stati diffusi degli estratti. Il presidente americano non entra nei dettagli di quale potrebbe essere la risposta americana: «Sarebbe consequenziale». Se il Cremlino decidesse di usare armi chimiche o nucleari diventerebbe «ancora di più paria nel mondo». lntanto il pressing - o come le chiama lui le «preoccupazioni» - dei giganti asiatici partner della Russia non sono stati sufficienti a far fare marcia indietro a Vladimir Putin in Ucraina. Il leader russo ha chiuso il vertice di due giorni a Samarcanda senza mostrare, almeno ufficialmente, alcun ripensamento. L'operazione militare continuerà, ha dichiarato ai giornalisti. Di più: Mosca «non ha fretta» di raggiungere i suoi obiettivi, che rimangono inalterati. E «nessuna correzione» verrà portata al piano generale. Eppure gli incontri al vertice, svoltisi nella città uzbeka a margine del summit dell' Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), avevano lasciato trasparire i malumori di altri Paesi, in primis la Cina, che nella crisi vede un pericolo di destabilizzazione per la regione e un possibile ostacolo alle iniziative di espansione della sua influenza economica. Lo stesso Putin aveva riconosciuto le «preoccupazioni» cinesi nell'incontro di giovedì con il presidente Xi Jinping, il primo dal 24 febbraio. E lo stesso ha fatto nell'ultima giornata del vertice incontrando Narendra Modi, con il primo ministro indiano che gli si è rivolto con queste parole: «Oggi non è il tempo di fare la guerra».
Messaggio univoco
Identico il messaggio recapitato da Recep Tayyip Erdogan, che ha avuto anch'egli un faccia a faccia con Putin: il conflitto ucraino deve finire «al più presto», ha affermato il presidente turco. E' proprio quello che vuole anche la Russia, è stata la risposta del leader del Cremlino, ma Kiev «rifiuta i negoziati». E' stato solo in serata però, incontrando la stampa a lavori conclusi, che Putin ha fatto partire una serie di bordate per mettere in chiaro che sull'Ucraina nessuno può fargli cambiare idea. La campagna russa continuerà, ha assicurato, nonostante la controffensiva ucraina, liquidata con poche parole: «Staremo a vedere come finirà». Mosca ha dato finora una risposta contenuta ai «tentativi di Kiev di danneggiare infrastrutture» in territorio russo, compresi «attacchi terroristici a centrali nucleari». Ma se continueranno, la reazione «sarà più seria». Soprattutto, Putin ha ribadito la sua ferma convinzione della necessità di avviare la campagna ucraina per la salvezza della stessa Russia. «Per decenni», ha detto, l'Occidente ha coltivato l'idea di «un collasso della Russia». Mosca, quindi, ha dovuto lanciare l'operazione militare per impedire che in Ucraina venisse creata un'enclave «da usare per fare vacillare» la stessa Russia.
Appelli alla prudenza
Di fronte a queste minacce esistenziali, sembra dire Putin, nemmeno gli appelli alla prudenza della Cina possono far cambiare la posizione di Mosca, anche se il leader russo ha tenuto a sottolineare che con Xi Jinping ha discusso delle «crisi globali in un'atmosfera amichevole». L'obiettivo strategico, del resto, rimane lo stesso per entrambi: resistere a quello che vedono come un tentativo dell'Occidente di imporre un sistema globale «unipolare». Lo ha ricordato il presidente cinese, affermando nell'assemblea plenaria dei leader dello Sco che è arrivato il momento di «rimodellare l'ordine internazionale in una direzione più giusta e razionale». E criticando le «rivoluzioni colorate», che negli ultimi decenni hanno scosso diverse ex repubbliche sovietiche. Putin gli ha fatto eco, salutando quella che ha definito la nascita di «nuovi centri di potere» alternativi agli Usa e alla Ue. Al di là delle divergenze di vedute sull'Ucraina, Russia e Cina sembrano dunque ribadire l'intenzione di portare avanti insieme la sfida al potere occidentale, anche in campo economico. A confermarlo è stato ancora Xi, quando ha sottolineato l'esigenza di sviluppare sistemi di pagamento tra i Paesi della Sco basati sulle valute locali. Un passo nella direzione auspicata da Putin verso la de-dollarizzazione, per minare una delle colonne portanti del potere americano.