Atlantismo e difesa dell'interesse nazionale: la dottrina Meloni in politica estera
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Il discorso tenuto alla Camera da Giorgia Meloni ha toccato svariati punti di politica internazionale. E d’altronde non poteva essere altrimenti. Il premier ha innanzitutto ribadito la collocazione occidentale dell’Italia. “L’Italia”, ha dichiarato, “è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze. Stato fondatore dell’Unione Europea, dell’Eurozona e dell’Alleanza Atlantica, membro del G7 e ancor prima di tutto questo, culla, insieme alla Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori fondato sulla libertà, l’uguaglianza e la democrazia”.
La Meloni ha quindi rivolto il suo saluto ai vertici dell’Unione europea, non rinunciando tuttavia a mettere alcune cose in chiaro. “Noi”, ha detto, “non concepiamo l’Unione Europea come un circolo elitario con soci di serie A e soci di serie B, o peggio come una società per azioni diretta da un consiglio di amministrazione con il solo compito di tenere i conti in ordine”. “L’Unione Europea”, ha proseguito, “per noi è la casa comune dei popoli europei e come tale deve essere in grado di fronteggiare le grandi sfide della nostra epoca, a partire da quelle che gli Stati membri difficilmente possono affrontare da soli”. Insomma, pur mettendo da parte ogni velleitarismo isolazionista, il nuovo premier italiano ha fatto capire che molte cose all’interno dell’Unione europea oggi non funzionano. E che vanno quindi cambiate. Il che sembrerebbe suonare come un avvertimento soprattutto all’asse franco-tedesco.
Un ulteriore aspetto da sottolineare è quello dell’atlantismo. “L’Alleanza Atlantica garantisce alle nostre democrazie un quadro di pace e sicurezza e che troppo spesso diamo per scontato. È dovere dell’Italia contribuirvi pienamente, perché, ci piaccia o no, la libertà ha un costo e quel costo per uno Stato è la capacità che ha di difendersi e l’affidabilità che dimostra nel quadro delle alleanze di cui fa parte”, ha affermato la titolare di Palazzo Chigi. Già in campagna elettorale, la Meloni aveva più volte dichiarato che, in caso di suo arrivo alla presidenza del Consiglio, Roma avrebbe rinsaldato i suoi rapporti con Washington. Un punto, questo, presente anche nel programma elettorale della coalizione di centrodestra. È anche in tal senso che, nel suo discorso a Montecitorio, la Meloni ha sottolineato che “l’Italia continuerà ad essere partner affidabile in seno all’Alleanza Atlantica, a partire dal sostegno al valoroso popolo ucraino che si oppone all’invasione della Federazione Russa”. Ricordiamo, tra l’altro, che Fratelli d’Italia ha stretto negli anni solidi rapporti tanto con il governo polacco quanto con i repubblicani statunitensi. Un fattore, questo, che potrebbe consentire al nuovo esecutivo italiano di intrecciare delle alleanze in grado di arginare proprio l’asse franco-tedesco.
A fianco degli impegni internazionali, la Meloni ha voluto ribadire anche la necessità di salvaguardare gli interessi nazionali. “Vogliamo finalmente introdurre una clausola di salvaguardia dell’interesse nazionale, anche sotto l’aspetto economico, per le concessioni di infrastrutture pubbliche, come autostrade e aeroporti. Perché il modello degli oligarchi seduti su dei pozzi di petrolio ad accumulare miliardi senza neanche assicurare investimenti non è un modello di libero mercato degno di una democrazia occidentale”, ha affermato.
L’aspetto interessante è che, a ben vedere, non c’è contraddizione tra la difesa dell’interesse nazionale e il rispetto degli obblighi internazionali. Si tratta di un fattore emerso nella parte dedicata al Mediterraneo. “Credo che l’Italia debba farsi promotrice di un piano Mattei per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo”, ha affermato il premier. È fortemente auspicabile che il nuovo governo vada esattamente in questa direzione, rilanciando l’influenza dell’Italia sul Mediterraneo (con particolare riferimento alla Libia) e contrastando la crescente influenza in loco di Russia, Cina e Turchia. La Meloni ha adesso l’occasione di chiedere un rafforzamento del fianco meridionale della Nato, facendo assumere a Roma – in questo quadro – un ruolo di leadership. È anche da qui che passa infatti il rilancio dell’Italia. Finalmente abbiamo un governo che sembra essersene accorto.