Le nuove mosse del governo sul Covid: stop immediato alla quarantena dopo il tampone negativo. La verità sui numeri dei medici No Vax reintegrati
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foto da Quotidiani locali
Che la riflessione sulla quarantena dei positivi sia iniziata lo ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci in conferenza stampa con la Meloni lunedì e lo ha confermato poi il neo sottosegretario alla Salute Vincenzo Gemmato, farmacista in quota a Forza Italia.
I primi contatti tra gli esperti del ministero e quelli di Iss, Spallanzani e Aifa ci sono stati già e nonostante il pressing che viene da no vax ed esponenti di centrodestra non sarà un liberi tutti, giudicato troppo pericoloso soprattutto per anziani e fragili, visto che il Covid formato Omicron sarà anche meno letale, ma è pur sempre il virus più contagioso in circolazione e da gennaio ad oggi 42mila vittime da noi le ha comunque fatte.
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Da qui l’idea di procedere invece a una semplificazione, che consentirebbe di uscire dall’isolamento domiciliare, nel quale si trovano oggi 465mila italiani, appena il tampone di controllo, eseguito in farmacia o in una struttura sanitaria, risulti negativo senza star li a contare quanti giorni sono passati dal responso positivo.
Oggi invece di giorni devono passarne comunque almeno 5, dei quali gli ultimi tre senza sintomi. Questo comporta per molti restare isolati per un periodo spesso anche molto più lungo dei 5 giorni prescritti dalla legge.
Questo per varie ragioni. O perché ci si accorge tardi di essere positivi, quindi ci si negativizza magari dopo due giorni ma devono passarne poi altri tre, magari anche di più se si continuano ad avere dei sintomi. Oppure semplicemente perché il tampone che ha dato risultato positivo lo si è fatto a casa e a un successivo controllo in farmacia il responso è stato ancora lo stesso.
Il che fa decorrere il conteggio dei 5 giorni da quel momento, quando casomai il giorno dopo il virus potrebbe essere già scomparso. Si dirà che molti già oggi se ne sbattono di queste regole e si regolano secondo coscienza.
Ma resta il fatto che infrangerle è ancora un reato penale e che quindi liberare tutti quando si è negativi, infischiandosene da quanto tempo è trascorso dal primo test positivo può far dormire sonni più tranquilli a molti.
Soprattutto se il virus dovesse rialzare la testa per via dell’abbassamento delle temperature oramai imminente e per l’affacciarsi di nuove varianti.
Una accorciata da 14 a 10 se non a sette giorni scatterebbe anche per chi, pur non avendo sintomi, non si negativizza nemmeno dopo parecchi giorni.
Intanto la legge regionale della Puglia che impedisce l'impiego dei medici non vaccinati contro il Covid-19 nei reparti più a rischio «verrà impugnata», ha detto il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato.
Anche se dalla regione fanno sapere che per ben due volte la Corte Costituzionale ne ha già confermato la legittimità. Fatto è che l’eventuale ricorso del governo aprirebbe un nuovo contenzioso con le regioni che hanno seguito l’esempio pugliese, relegando i sanitari no vax a funzioni burocratico-amministrative, alla larga dai pazienti.
Per ora una linea annunciata da Lazio, Campania ed Emilia Romagna.
«Far tornare i medici non vaccinati al lavoro in questo momento non è rischioso», afferma a sua volta il presidente nazionale della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli.
«L'articolo 32 della Costituzione -ha proseguito- demanda al Parlamento la definizione del bilanciamento fra i diritti del singolo e quelli della comunità in materia di salute.
Durante l'emergenza Covid tutti i partiti, con l'esclusione di Fratelli d'Italia, avevano ragionato sulla prevalenza del diritto della comunità. Adesso l'andamento della patologia è cambiato, per questo il governo propone al Parlamento l'adozione di un atto che ripristini il corretto funzionamento dell'articolo 32 della Costituzione».
Anelli ha poi aggiunto che «non c'è conflitto fra norma nazionale e regionale. La prima disponeva che la vaccinazione fosse requisito indispensabile per esercitare la professione, e quindi sospendeva il personale no vax. La seconda non sospende, ma si limita a impedire ai medici non vaccinati di lavorare nei reparti più a rischio». In Puglia i medici non vaccinati potranno quindi essere allontanati solo da alcuni reparti.
Che si tratti più di fumo che di arrosto lo dicono però gli stessi numeri diffusi oggi dall’Ordine nazionale dei medici. Sono infatti soltanto 1878, circa lo 0,4% di quelli iscritti all’Albo, i medici che potrebbero rientrare effettivamente in servizio a seguito del decreto legge con il quale il Consiglio dei Ministri ha anticipato al 1° novembre la scadenza dell'obbligo di vaccinazione anti-Covid per i professionisti sanitari.
Lo comunica la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), che ha elaborato gli ultimi dati sui medici e odontoiatri sospesi dagli Albi per non essersi vaccinati. Sul totale di 4mila sospesi, oltre 400 sono odontoiatri e tra i medici il 47% ha più di 68 anni ed è fuori dal Servizio sanitario nazionale.