Antonia Klugmann tra i 100 migliori chef del mondo: «La cucina innova anche nella tradizione»
foto da Quotidiani locali
Antonia Klugmann è tra i 100 migliori chef al mondo. The Best Chef Awards, premio in cui a votare sono gli stessi addetti ai lavori, ha messo la titolare del ristorante L’Argine di Vencò alla posizione numero 58, prima tra le cuoche italiane e settima donna a livello internazionale.
Klugmann aggiunge così questa soddisfazione a una carriera già ricca di riconoscimenti, con il grande pubblico italiano che qualche anno fa ha potuto conoscerla anche grazie all’esperienza da giudice nella versione italiana del popolare programma tv Masterchef.
The Best Chef Awards è un’iniziativa che nasce in Polonia e coinvolge tutti i cuochi del globo, chiamati a votare il collega o la collega che preferiscono in ambito internazionale. E tanti voti sono finiti a Klugmann, triestina doc e da diversi anni titolare de L’Argine a pochi passi dal confine con la Slovenia nel territorio di Dolegna, cuore del Collio. Klugmann è la prima figura femminile italiana in classifica (il primo tra gli uomini, al quarto posto della generale, è Massimo Bottura), nonché la settima chef donna al mondo in una graduatoria vinta dalla “vicina” slovena Ana Roš, nona nella classifica generale.
«Sono orgogliosa di questo risultato – commenta Antonia –. La cucina italiana non viene più identificata solo come sinonimo di tradizione, è considerata anche innovazione: dall’estero ci vedono capaci di rinnovarci e questo non può che farmi profondamente piacere. Gli stranieri sono sempre più attratti dalla nostra cucina e da come essa riesce a seguire i tempi che cambiano pur mantenendo uno stretto legame con la salvaguardia delle tradizioni e con il rapporto con i territori».
E un ruolo importante nel successo di Klugmann va dato alla sua regione, il Friuli Venezia Giulia: «Tutte le volte che vado all’estero – dice – per raccontare le nostre peculiarità, c’è un interesse incredibile per la nostra terra, così ricca di storia, culture e sfaccettature che poi si possono ritrovare nei piatti: la nostra complessità piace e attrae, in cucina e non solo crea curiosità. La mia famiglia triestina mi ha abituata a pensare come il lavoro fosse un luogo di libertà, dove poter esprimere se stessi: c’è chi è dovuto emigrare per poter svolgere la professione dei propri sogni, io ho avuto la possibilità invece di poterla fare nella mia regione, sono fortunata».
Una particolare soddisfazione per Klugmann dalla classifica di The Best Chef Awards deriva dal fatto che a votare siano stati chef da tutto il mondo: «Io stessa ho espresso le mie preferenze – racconta – e sapersi rispettati e apprezzati da colleghi di fama internazionale è il riconoscimento per me più importante. Il fatto di essere una delle poche donne? Non ho mai vissuto il mio essere tale come qualcosa di diverso. Quando cuciniamo siamo tutti uguali: è un po’ come quando ascoltiamo della musica, non importa che a suonare sia un uomo o una donna. Ciò che forse cambia rispetto ad altri Paesi del Nord Europa è la maggior difficoltà in Italia a combinare vita lavorativa ed impegni famigliari: da altre parti ci sono meno difficoltà perché ci sono più aiuti sia alle donne che alle iniziative imprenditoriali».
Sul motivo che l’ha portata a scegliere proprio a Vencò per la sua avventura professionale, anziché un luogo magari più strategico o glamour, Klugmann spiega: «Quando aprii il mio primo ristorante lo feci in affitto a Pavia di Udine, ma poi quando decisi di trasferirmi scelsi questo posto perché è un crocevia di lingue e culture, a pochi passi dal confine, proprio come la mia Trieste. E poi il Collio è un luogo meraviglioso, che attrae il cliente al di là della mia cucina».