Francesco Duri nella Grande Mela “vince” la sua maratona: «Io sul New York Times, quante lacrime all’arrivo»

CORMONS. «Ho coronato un sogno». Il cormonese doc Francesco Duri, 36 anni da compiere tra poco di cui gli ultimi quattro vissuti a New York dove lavora come architetto, è l’emblema dell’entusiasmo. Domenica ha concluso con l’ottimo tempo di 4 ore e un minuto la Maratona della Grande Mela, forse la più famosa corsa sui 42 chilometri e 195 metri al mondo. E il giorno dopo racconta la sua esperienza con ancora addosso l’adrenalina di una giornata indimenticabile: «È stata una faticaccia ma anche una soddisfazione incredibile – spiega al telefono mentre cammina lungo le strade della città dove vive, lavora e che ama profondamente – La sensazione che ti resta è che hai fatto qualcosa oltre le tue possibilità: da anni vado a correre per rilassarmi e già dodici mesi fa avrei voluto partecipare. La decisione è arrivata proprio guardando gli altri correre, volevo essere da quella parte della barricata, perché è stupendo il modo con cui tutti gli spettatori ti incitano lungo il percorso. E così ho fatto una scommessa con mia moglie, che mi ha detto: ti pago io l’iscrizione se davvero lo farai. E io l’ho fatto».

A New York non ci sono molti conterranei, ci sono molte persone di origine italiana ma pochi provenienti dal Friuli Venezia Giulia. «All’arrivo è stata un’esplosione di emozioni, perché pensi a quello che hai fatto, ai sacrifici, ai tuoi affetti lontani: ho perso il papà a giugno, il pensiero è corso anche a lui. All’arrivo ero talmente contento ed emozionato che ho pianto. È incredibile aver fatto parte di quei 50 mila e oltre iscritti alla Maratona. Era la prima volta che mi cimentavo su questa distanza e l’ho affrontata col cuore, senza calcoli. Non ho seguito una preparazione o una dieta particolare, mi sono fatto trascinare dall’istinto nei miei allenamenti. E sono felicissimo di come sia andata, anche perché se New York è già di suo meravigliosa, correndo la Maratona scopri che lo è ancor di più di quanto già lo fosse prima». Mentre parla al telefono, Francesco si ferma di fronte all’edicola: «Il New York Times il giorno dopo la corsa pubblica i nomi di tutte le decine di migliaia di corridori giunti all’arrivo: volevo leggere anche il mio, è un’emozione anche questa». E racconta come è giunto negli States quattro anni fa: «Ho seguito anche in questo caso l’istinto, ho lasciato il lavoro che avevo a Udine e mi sono trasferito qui con mia moglie alla ricerca di una nuova occupazione, che ho trovato poco dopo. È iniziata così quest’avventura, e oggi ho coronato un nuovo sogno: correre la Maratona di New York. Sono davvero felice. Non so nemmeno in che posizione mi sono classificato, e a dirla tutta non mi interessa nemmeno: la gioia sta tutta nell’aver concluso quest’impresa, peraltro con un tempo che per un debuttante come me è più che soddisfacente». Ma poi alla fine arriva il verdetto: 10.345 posizione sui 48.000 che l’hanno portata a termine.