Paolo Bonolis: «Mi attrae trasferire ai giovani ciò che con presunzione ho appreso in una vita»
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foto da Quotidiani locali
Bonolis, l’intervista con i giovani cronisti del “Messaggero Scuola” pare sia stata la motivazione per farle accettare l’invito alla Fiera del lavoro di Udine. Dico bene?
«Mi fa sempre piacere trattare coi ragazzi. Pochi giorni fa ero a Firenze a un istruttivo simposio di gioventù europea. Sto vampirizzando un’intera generazione, mi sa. Anche per sentirmi con qualche lustro in meno e poi mi attrae trasferire loro quello che con la mia presunzione ho appreso nel corso di una vita. Ne faranno l’uso che riterranno più opportuno».
Giusto per ricordare il suo debutto tv, con Isabella Ferrari, alla seconda edizione del programma “3,2,1... contatto!” a cui seguì “Bim Bum Bam”: un feeling con la gioventù che iniziò negli anni Ottanta.
«Presi la rincorsa dai piccini, quindi spero di aver divertito gli adolescenti, infine il pubblico più maturo. Ora sono pronto ad affrontare “Frontiere dello spirito”!! Scherzo. Guardi, ormai ne ho fatte di ogni. Ho sessantun anni ed è molto probabile che fra un paio di stagioni tirerò giù la serranda. E magari giocherò a padel. Sport che peraltro già pratico, ecco».
Riuscirà l’Italia prima o poi a trattenere i giovani cervelli, per ora costretti a emigrare per lavorare?
«Dipende da noi, ovviamente. Natalità ai minimi, intanto, e — di conseguenza — come Paese invecchiamo in fretta. Oltre a evidenti problematiche nel mondo del lavoro, appunto. Muoversi verso l’estero è necessario per apprendere il mestiere, orientandosi fra le culture, ma sarebbe necessario tornare in patria per sfruttare le conoscenze infiliate in saccoccia. Così almeno accadeva un tempo, adesso i laureati vanno via e ci restano».
Suo figlio Davide gioca con la Triestina calcio. Per chi ha i piedi buoni c’è una chance in più?
«Scarpe grosse e cervello fino, certo. Lui comunque studia e gli piace il calcio, questo è l’ordine. Ma vivaddio che ami lo sport! Per adesso gioca con la Primavera, ma è nell’aria il debutto in serie C».
Restando in zona gol: Napoli irraggiungibile? Manca del tempo, certo...
«Il Napoli è una squadra che sta giocando benissimo, Spalletti sa il fatto suo e dispone di una rosa pronta a molte variazioni, forse troppe rispetto alle altre. Anche il Milan può contare su interessanti metamorfosi. L’Inter è partita male, spero che domani (oggi per chi legge, ndr) a Bergamo si riuscirà a cavare del sangue dalla rapa».
“Roma, una sera di tarda primavera. Il cielo è limpido. Siamo l’11 maggio 2023”. È l’incipit del suo nuovissimo libro “Notte fonda”, un dialogo serrato di una coppia che rincasa. Annotazioni, riflessioni. Ne parliamo?
«Ma meno male! Oh, ecco, mi chiedevo quando... (ride). Fondamentalmente è una pièce teatrale in forma di romanzo. Mi è piaciuto scriverlo con questa formula al fine di non disperdere i concetti a cui tenevo. Ho scelto un marito e una moglie che affrontano qualunque tematica serva — e dico religione, politica, amore, figli, soprattutto, è il filone più consistente — a scatenare pensieri utili a essere rielaborati dai lettori».
Un ambizioso “no social” ha possibilità nell’impresa d’imporsi lo stesso?
«Senza dubbio sì. Non essere social non significa nulla. Non significa nulla non appartenere a uno schieramento che un giorno dominerà il mondo. Semplicemente parteciperà di persona a quello che gli/le interessa. Anzi, un domani se la caverà meglio degli schiavi della geolocalizzazione che senza l’apparecchietto non sapranno dove andare».
La televisione generalista ormai vive sui litigi, mentre le piattaforme volano con le serie. Il suo occhio lungimirante ed esperto che cosa vede o ipotizza per il futuro?
«Credo che le cose resteranno così come stanno almeno per un decennio. Poi chissà. Saranno sommerse dalle nuove piattaforme? Boh. Sai che non me ne frega niente? Io per quel tempo giocherò a padel». (ride).