Dai bar alle case private: la rete che aiuta gli ucraini in Friuli Venezia Giulia a trovare lavoro
TRIESTE Dall’inizio della guerra in Ucraina ad oggi sono state 112.313 le persone fuggite dal Paese e transitate attraverso i confini della regione: in 61.400 lungo l’ex valico di Fernetti, circa 40 mila a Tarvisio e il resto nel Goriziano. La maggior parte dei profughi si è diretta verso le grandi città italiane, in particolare in Lombardia, ma in molti hanno deciso di fermarsi qui, tanto che, secondo Alessandra Vinciguerra, vicaria del Prefetto di Trieste, il Friuli Venezia Giulia accoglie 6.148 ucraini, dei quali 1.213 a Trieste, 2.814 a Udine, 1.412 a Pordenone e 709 a Gorizia.
Per aiutarli a imparare l’italiano, a trovare lavoro, a iscrivere i bambini a scuola, il sistema pubblico, anche grazie all’aiuto dei privati, ha messo in campo una serie di iniziative concrete. Un esempio: attraverso il Piano di accoglienza integrata emergenza Ucraina “Life For-U” della Regione, a fronte di 339 persone prese in carico da maggio a oggi, sono stati attivati 251 rapporti di lavoro.
Sono alcuni degli aspetti e dei dati emersi durante il convegno in sala Tessitori a Trieste promosso dall’Anolf Cisl (Associazione nazionale Oltre le frontiere), in collaborazione con la Cisl Fvg, nell’ambito del progetto finanziato dalla Ue UnionMigrantNet, che ha per obiettivo quello di mettere in rete le buone prassi sul tema dei migranti. Il dibattito ha permesso di fare il punto su quanto realizzato sin qui in regione sul fronte dell’accoglienza dei profughi ucraini, mettendo a confronto, con esempi concreti, Istituzioni, politica, sindacato e associazioni.
Il tema delle buone prassi, secondo il presidente Anolf Fvg, Ahmed Faghi Elmi, e il segretario generale Cisl Fvg Alberto Monticco, è «centrale nel contesto del fenomeno migratorio», perché «assicurare oggi l’accoglienza significa creare un sistema di integrazione complessivo, che dalla prima presa in carico passa per la formazione e l’inserimento lavorativo, passepartout per l’integrazione sociale vera e propria. Questo sistema virtuoso, sperimentato per dare risposta a un’emergenza, deve diventare prassi strutturata e deve impegnare assieme parti sociali, istituzioni, associazionismo». A Trieste, tra l’altro, Anolf ha promosso un corso intensivo e gratuito di lingua italiana e cittadinanza attiva che ha visto la partecipazione di 49 rifugiate ucraine.
La sinergia tra pubblico e privato ha fatto la differenza, secondo l’assessore regionale con delega a Formazione, lavoro e famiglia Alessia Rosolen, che ha parlato di una «reazione rapida e interdisciplinare della Regione di fronte a una emergenza seguita a un’altra emergenza», e ha ripercorso le tappe che hanno portato alla creazione della rete di supporto regionale a sostegno dei profughi ucraini: la costituzione di un gruppo di lavoro che ha coinvolto diverse Direzioni, sin dall’inizio della guerra, fino all’attivazione del Comitato regionale per le emergenze e, il 3 maggio, l’avvio dei laboratori e delle prese in carico sul fronte formazione, lavoro, famiglia nei diversi centri per l’impiego. Nella stragrande maggioranza dei casi i beneficiari sono stati donne, che rappresentano l’85% dei profughi presenti in Fvg (molti anche i minori, il 37% del totale).
Interessanti i dati forniti da Nicola Manfren, direttore centrale Lavoro e formazione della Regione: dei 339 beneficiari della presa in carico da parte del sistema di intervento regionale - che hanno avuto accesso a colloqui di orientamento e definizione di azioni formative e di lavoro - 175 sono stati formati dal punto di vista linguistico, 111 sono stati assistiti nella compilazione e attività del curriculum. Il totale dei rapporti di lavoro attivati a seguito della presa in carico risultano 251, soprattutto a tempo determinato, prevalentemente nella ristorazione (il 28%), nei servizi (il 20%) e nell’assistenza familiare e nel lavoro domestico (14%).
È intervenuto anche l’assessore regionale all’Immigrazione, Pierpaolo Roberti, che ha sottolineato la necessità di «disporre di norme certe per fronteggiare anche i flussi ordinari dell’immigrazione». L’assessore comunale al Sociale Carlo Grilli ha raccontato l’esperienza triestina e spiegato che «in Fvg siamo stati bravi, dobbiamo dircelo, perché abbiamo lavorato bene, grazie a una sinergia particolare fatta giorno dopo giorno dalle persone impegnate sul territorio». La responsabile dell’accoglienza per la Caritas di Trieste Katarina Modic ha spiegato che sono stati 540 gli ucraini in accoglienza alla Caritas in città dall’inizio del conflitto a oggi, e che adesso sono ancora 125. Presenti all’incontro anche Alida Misso dell’Ufficio scolastico regionale, Giuseppe Del Col, della Confindustria Alto Adriatico e Luciano Bordin, Ial Fvg.