Irrigazione dei campi interrotta in estate, i soci del Consorzio: «Ora non paghiamo il canone»
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del Consorzio: «Ora non paghiamo il canone»](https://www.gedistatic.it/content/gnn/img/messaggeroveneto/2022/11/27/100332868-bbad4d97-16bd-49d2-8aa1-06d93807376a.jpg)
foto da Quotidiani locali
Niente acqua per bagnare i campi? Niente canone al Consorzio di bonifica Cellina Meduna. Annunciano “disobbedienza” alcuni consorziati dopo una stagione estiva di riduzione degli orari della bagnatura se non addirittura di tagli, annunciati anche per i prossimi tre anni.
Non avendo ottenuto risposte ad una prima sollecitazione, a settembre, annunciano che passeranno ai fatti, chiedendo anche la redistribuzione dei costi tra soci che operano lungo l’asta del Cellina (dai cui bacini non hanno avuto problemi di irrigazione) e quelli, penalizzati dalla carenza d’acqua, lungo il Meduna.
La stagione irrigua comincia il primo giugno e termina il 30 settembre ed è sempre stata garantita grazie a un disciplinare tra Consorzio e gestore degli invasi, che comporta degli obblighi, “scorte” di acqua comprese.
Ma il primo giugno di quest’anno, i bacini di Selva e Ciul erano vuoti, Redona aveva solo 14 milioni di metri cubi di acqua anziché 36, tanto che il presidente dell’ente Valter Colussi una settimana dopo aveva comunicato ai consorziati la riduzione degli orari di bagnatura per le annate 2022 e tre seguenti. Il 10 agosto, a causa per perdurare della siccità, una nuova stretta aveva escluso dal servizio mais e soia.
Per il mais i consorziati lamentano perdite produttive tra il 30 e il 40 per cento e tra i 1.200 e i 1.600 euro all’ettaro, per la soia rispettivamente il 25 per cento e 600 euro.
Il 14 settembre, dopo alcuni incontri organizzati dalla lista Agricoltura e acqua, sette membri del consiglio avevano chiesto conto dell’attività di vigilanza sul rispetto del disciplinare, chiesto di attuare la sospensione della riscossione del canone anche per le annualità seguenti e sollecitato misure compensative da parte della Regione.
I soci avevano anche chiesto «un equo riparto dei costi dell’energia elettrica con sgravio degli utenti che non hanno beneficiato del sistema irriguo rispetto a quelli del comprensorio Cellina, stante la diversa incidenza dei consumi» e di accertare eventuali responsabilità.
Non avendo ottenuto risposta, alcuni consorziati un questi giorni stanno inviando alla presidenza dell’ente la comunicazione di sospensione del pagamento del canone «per l’inopinata interruzione degli apporti irrigui in coincidenza con la fase più intensa della scorsa stagione.
Ci si riserva inoltre – si legge nella comunicazione – di verificare a chi vada ascritto il mancato controllo dei bacini montani di accumulo».
Questi consorziati, inoltre, propongono, in accordo con l’Autorità di distretto delle Alpi orientali, che una discreta quantità d’acqua sia trattenuta a monte, senza che sia trattata per la produzione di energia elettrica, come accumulo per il futuro e senza causare, per la quantità, problemi alla Bassa Pordenonese in caso di piene.