Crisi Wärtsilä, la lunga trattativa a Trieste: gli esuberi scendono a quota 400
TRIESTE Si allunga nella notte la trattativa con cui Wärtsilä, sindacati e istituzioni cercano la quadra sui 9 mesi di continuità produttiva e sullo sblocco alla consegna dei motori. L’intesa pareva alla portata, ma i dettagli da limare sono molti e le parti faticano ad arrivare al punto di caduta. Nell’incontro convocato dal ministero delle Imprese, prima di passare al negoziato sul testo, la multinazionale informa che gli esuberi sono scesi di 50 unità, dopo dimissioni volontarie e trasferimenti interni in rami non toccati dallo stop alla produzione. Non si parla più di 450 esuberi, bensì di 400.
Tregua vicina
In tarda serata la tregua non era stata ancora firmata, ma le parti ostentano ottimismo. Wärtsilä spinge per l’intesa: deve scansare la causa milionaria di Fincantieri per la mancata consegna dei motori. Ma la società propone ai sindacati di astenersi dallo sciopero per l’intera durata della ripresa della produzione. Le posizioni si irrigidiscono, alle sigle non piace neppure la formula con cui nel testo «il governo si impegna ad accompagnare il percorso di reindustrializzazione», con un primo incontro di verifica fissato solo a marzo 2023: un’assunzione di responsabilità troppo tiepida, dopo che l’esecutivo ha sbandierato la strategicità del sito.
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Le istituzioni sono chiamate in causa dalle sigle, come garanti di un accordo che assicuri continuità produttiva all’impianto fino all’avvio della reindustrializzazione. Wärtsilä s’impegna a garantire le attività di Bagnoli fino al 31 agosto e a non riattivare alcuna procedura di licenziamento fino a allora. Fim, Fiom e Uilm son pronte in cambio a acconsentire al rilascio dei motori in giacenza e non ostacolare le consegne dei motori che l’azienda riprenderà a realizzare a Trieste, in attesa che il nuovo impianto di Vaasa entri a regime.
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I conti sugli esuberi
Le parti trattano in notturna. La multinazionale rifà intanto i conti sugli esuberi, presentando anche tempi e livelli occupazionali delle diverse manifestazioni di interesse ricevute. Il 14 luglio Wärtsilä annunciava 451 licenziamenti fra i quasi mille dipendenti del sito. L’azienda chiarisce ora che 27 lavoratori si sono nel frattempo dimessi per passare ad altra occupazione, e un’altra ventina ha ottenuto trasferimenti interni in settori non a rischio. Nella riunione l’ad Michele Cafagna illustra inoltre le linee del piano industriale per le attività che resteranno a Trieste. Nel biennio 2023-2024 l’azienda è pronta a investire 5 milioni per ricerca&sviluppo e service: meno dei 3,5 milioni di media spesi per ogni anno del triennio precedente negli stessi ambiti.
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Le opzioni sul futuro
Cafagna presenta poi le prospettive legate alle aziende reperite dall’advisor. Le opzioni sono ora «5 più una». Quest’ultima è Rheinmetall, ma la produzione militare dei tedeschi richiede un passaggio specifico col ministero della Difesa. Dal secondo semestre 2023 i tedeschi si dicono pronti ad assorbire tutti gli esuberi. Organico salvo al 100% anche con le due diverse società della motoristica navale (non concorrenti di Wärtsilä), i cui progetti inizierebbero rispettivamente nella seconda metà del 2023 e nel 2024. Piena occupazione pure con la cordata delle turbine per eolico e idroelettrico, con avvio nel 2024. La proposta oil&gas assorbirebbe solo il 25% delle maestranze (secondo semestre 2023); quella legata alla componentistica per automotive partirebbe nel primo semestre 2023 e salverebbe due terzi degli esuberi.
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Il ministero e la Regione
A seguire la vertenza per il ministero è la sottosegretaria Fausta Bergamotto, con delega alla gestione delle crisi industriali. «Il governo considera il sito strategico – dice – e un asset importante per l’economia della nazione. C’è tutto l’interesse a mantenere produttività e occupazione: dobbiamo cercare insieme una soluzione. Le interlocuzioni con le 3 società reperite dal governo e interessate al subentro «stanno andando avanti».
L’assessore al Lavoro Alessia Rosolen evidenzia che «l’accordo è il punto di partenza per immaginare un percorso di reindustrializzazione, che verrà deciso non dall’azienda, ma dalla condivisione con istituzioni e territorio». L’ultimo passaggio è sul business plan relativo ai settori slegati dalla produzione, che Wärtsilä manterrà a Trieste: «L’azienda – così Rosolen – deve dare indicazione sui tempi che garantisce per queste attività, che devono andare ben oltre i due anni del piano industriale presentato».
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L’azienda
Wärtsilä cerca «il ritorno alla normalità» per sbloccare i motori fermi e superare le momentanee difficoltà tecniche riscontrate a Vaasa.
L’ad di Wärtsilä Italia Michele Cafagna invita a «trovare le condizioni per una sorta di ritorno alla normalità e continuare sulla strada tracciata per la reindustrializzazione». Cafagna sottolinea «il lavoro quotidiano condotto da agosto dal nostro advisor, che ha messo sul tavolo 5 manifestazioni d’interesse più una». Si tratta delle opzioni presentate ai sindacati, cui si aggiunge l’ipotesi legata ai tedeschi di Rheinmetall. Cafagna parla di «manifestazioni di interesse molto concrete» e spiega che la sesta è legata alla verifica di «alcune condizioni a livello istituzionale», leggasi il via libera del ministero della Difesa. Altre società avrebbero bussato alla porta, senza però ancora formalizzare la decisione di proseguire il confronto.
I sindacati
I sindacati chiedono garanzie precise alle istituzioni. «Servono due risposte – dice il segretario nazionale della Fim Massimiliano Nobis – una da parte aziendale e una delle istituzioni. La ripresa della produzione agevola il processo di reindustrializzazione, ma serve un percorso che garantisca futuro industriale e mantenimento delle competenze dei lavoratori». Per il collega della Fiom Luca Trevisan, serve «una trattativa concreta: le manifestazioni di interesse ricevute dalla multinazionale non si possono considerare progetti industriali vincolanti e nessuno è in grado oggi di definire i tempi di assorbimento occupazionale e la tipologia dei prodotti. Il governo ha manifestato interlocuzioni avanzate e ora diventa la vera controparte della negoziazione: è fondamentale verificare a che punto siamo».
La Uilm con Michele Paliani parla di «passo avanti rispetto alla rigidità aziendale molto forte dell’inizio. C’è però l’elemento del tempo: il governo ha rimarcato l’idea del sito strategico di Trieste, si è parlato di industria del mare. Sarebbe opportuno capire quali sono le tre manifestazioni di interesse, la quantità di lavoratori che si possono riassorbire e i tempi». —
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