Madre denuncia su Facebook: «Mia figlia stuprata a Voghera»
VOGHERA. «Mia figlia è stata presa in trappola da un uomo, caricata in macchina e violentata per un’ora (...). State attenti». Compare questo messaggio su Facebook, tra la sorpresa e l’orrore degli amici. La storia si è trasformata in una denuncia alla polizia. La figlia, una venticinquenne vogherese, madre di due figli, ci conferma al telefono: «Sì, è successo. Perché renderlo pubblico? Non voglio che capiti ad altre, il nome di quell’uomo non l’ho messo, ma tutti sanno di chi si tratta, e le donne devono stare attente. Per questo, anche se fa male, non ho nascosto la mia identità». Noi, invece, la tuteliamo, come direttamente tuteliamo i suoi figli, mantenendo l’anonimato. E questa è la storia della ragazza che chiameremo Giulia e che è assistita dall’avvocato vogherese Manuela Albini.
La sera del 28 novembre, dunque, Giulia è davanti ad un bar di Voghera. Sono più o meno le dieci e mezza. Si avvicina una persona di sua fiducia che lavora insieme al padre, un uomo di una cinquantina d’anni, forte e robusto, di cui ovviamente si fida.
L’incontro al bar
Secondo quanto dice Giulia, l’uomo le avrebbe chiesto di salire in auto per riportarla a casa e parlarle del padre. E Giulia si fida. L’auto va verso la periferia di Voghera, passa nella zona di via Pozzoni. Secondo il racconto della donna, l’uomo, continuando a guidare lentamente, si cala i pantaloni e afferra una mano di Giulia. Lei resiste, ma ha la prontezza di fingere di accettare: «Fammi solo chiamare i miei figli per vedere se stanno bene».
Invece attiva una videochiamata con il padre fingendo di parlare e poi posa il cellulare a terra. Secondo la versione di Giulia, l’uomo insiste e la costringe ad alcuni atti che sono una chiara violenza sessuale. Lei cerca di resistere, ma a quel punto dal telefono arriva la voce del padre. Ha compreso cosa sta accadendo. Nel frattempo ha avvertito la polizia ed è uscito di casa per cercare la figlia. L’uomo ferma la macchina e aumenta la pressione sulla ragazza. Lei finge di cedere, ma solo per frugare nella borsa e trovare un taglierino che aveva riposto alcuni giorni prima.
Siamo nella zona periferica di strada Granella. Quando l’uomo vede che Giulia sembra cedere, le offre persino 50 euro.
Il taglierino nella borsa
E in quel momento di calma che la giovane recupera il taglierino dalla borsa e riesce a puntarlo contro l’uomo. Che si spaventa e decide di riportala a casa. Il comportamento del cinquantenne non è lineare: «Credo che fosse in preda alla droga – racconta Giulia – in auto continuava a tremare e a sudare». Sta di fatto che l’uomo cambia atteggiamento, appare spaventato lui, adesso. «Non devi dire niente, sennò ti ammazzo», la minaccia. Così inizia a dirigere l’auto verso il centro città e la casa della donna. Giulia continua a puntargli contro quel taglierino.
All’altezza di via Carlo Alberto incrociano proprio l’auto del padre che la sta cercando e che riesce a bloccare la vettura dell’uomo. Giulia scende velocemente dall’auto e corre verso il padre. Tra lui e il violentatore c’è grande tensione, ma si decide di rivolgersi alla polizia. Lo lasciano lì e se ne vanno. Appena arrivata a casa, la giovane chiama la Polizia che manda subito una pattuglia. Gli agenti raccoglieranno il suo racconto. Il giorno dopo Giulia si rivolgerà anche all’avvocato Albini.