Pio XII, parola di mamma: «L’aria di Misurina migliore medicina contro l’asma»
Mamma Ombretta guarda il sole di Misurina tramontare sul lago innevato mentre dalla stanza del Pio XII il suo bambino domanda con insistenza “quando arriva Babbo Natale?” . La famiglia di Ombretta vive a Milano ma è originaria di Parma, la stessa città dell’opera diocesana San Bernardo degli Uberti che del Pio XII ha annunciato la chiusura al 31 dicembre.
Parole che riecheggiano minacciose tra i corridoi del “palazzone giallo” dove Ombretta cammina nervosamente, in attesa di buone nuove che non arrivano.
«Qui è tutto perfetto, l’assistenza di medici e personale infermieristico è semplicemente encomiabile», racconta Ombretta, che di carattere ne ha da vendere, «io e mio figlio siamo coccolati da mattina a sera. Insieme a noi ci sono un’altra dozzina di bambini. Alcuni hanno altre tipologie di necessità sanitarie ma sono ugualmente ospitati dall’istituto in questi giorni».
Tutti, grandi e piccini, sanno che l’istituto chiuderà il 31 dicembre; ma nessuno al momento lo fa pesare.
«Non ci sarà mai nessun puff in grado di sostituire le cure di Misurina», ripete come un mantra mamma Ombretta, che il Pio XII lo conosce molto bene. Vi ha messo piede per la prima volta a tre anni. Da paziente, allora.
«Mia mamma Francesca lavorava qui come educatrice», racconta, «a cavallo tra gli anni settanta ed ottanta. Una sera, sentendomi respirare col fischio, ha capito subito il mio problema. Ha deciso di portarmi al volo quassù ed io, oggi più di ieri, non posso che ringraziarla».
Trent’anni o giù di lì, la storia si ripete a ruoli invertiti.
«Da ex bambina asmatica mi sono ritrovata nel ruolo di mamma di un bimbo asmatico. Anche mio marito lo è. Mio figlio ad un anno e mezzo ha avuto una prima brutta crisi respiratoria. Lo abbiamo portato di corsa al pronto soccorso di Milano dove viviamo. Ho capito subito che la storia si stava ripetendo. Pensavo, sinceramente, di riuscire a gestire la situazione da casa: sbagliavo».
Un giorno di dicembre di cinque anni fa, difficile da dimenticare per mamma Ombretta.
«Al pronto soccorso mi dissero che il bambino aveva avuto un brutto attacco d’asma prodotto dal catarro. I medici dicevano che aveva una polmonite ma i raggi poco dopo scongiurarono questa ipotesi. Diedero a mio figlio una dose massiccia di cortisone ed alle 22.30 ci dimisero.
In quel momento, rimettendomi in automobile per tornare a casa, chiamai immediatamente il Pio XII di Misurina, memore dell’esperienza vissuta sulla mia pelle. Avevano salvato me, tantissimi anni prima, pregavo mentre il telefono squillava che qualcuno, in quel momento, mi rispondesse per salvare anche mio figlio. Tre, quattro squilli al massimo e dal centralino risposero. L’assistenza anche telefonica del Pio XII è h24. Una settimana dopo eravamo a Misurina».
Nessun medico consigliò a Ombretta le cure del Pio XII.
«Il primo ricovero di mio figlio lo feci di mia spontanea volontà, privatamente dunque pagando il servizio», aggiunge, «il resto lo ha fatto il servizio sanitario nazionale; ma per arrivare a Misurina fu fondamentale l’esperienza personale. L’unica certezza è che da allora mio figlio non è più entrato in un pronto soccorso...».
Da allora Ombretta e il figlio trascorrono periodi più o meno lunghi a Misurina. Più volte l’anno.
«Quest’ultimo ciclo di cure accordatoci è di 21 giorni. Ai miei tempi il dottor Baronio consigliava cicli di un mese per ottenere benefici. Andremo via il 10 dicembre e chissà se un giorno potremo tornare. Per dieci giorni ci sarò io, poi verrà mia suocera. Il lavoro chiama, non è facile conciliare il tutto. Diciamo che lo sto facendo solo perché so perfettamente che ne vale la pena. Ne vale la salute di mio figlio che conta più di qualsiasi altra cosa ma i sacrifici sono davvero enormi. Differenze con il passato? Da piccola paziente ricordo una situazione molto diversa, non nelle cure sempre ai massimi livelli, ma nella concezione dell’istituto. C’erano tanti bimbi, un clima allegro. Ricordo le scuole, anche l’asilo» .
Impossibile, indipendentemente dal “contorno” , pensare di dover fare a meno, dal primo gennaio, dell’aria di Misurina che mette d’accordo anima e cuore. «Un puff non sostituirà mai l’aria di quassù», ripete Ombretta come un mantra; e suo figlio, seduto sul letto, chiede con insistenza quando arriva Babbo Natale…