Ex vigile urbano di Mestrino a processo per stalking. La vittima è l’assessore Roberta Sarasin
«Il 25 novembre si è celebrata la giornata contro la violenza sulle donne. Oggi il mio stalker è stato rinviato a giudizio! La giustizia esiste! Un ringraziamento va al mio avvocato Carlo Bermone e a tutte le persone che mi sono state vicino in questo periodo non facile. La violenza psicologica non sempre è meno importante di quella fisica!».
Con un post pubblicato ieri su Facebook l’assessore alla Cultura di Mestrino, Roberta Sarasin, ha dato la notizia che Angelo Manolli, 65enne, concittadino, è stato spedito a processo per il reato di stalking, ovvero atti persecutori nei suoi confronti: la 44enne amministratrice nonché imprenditrice è stata costretta a sopportare la presenza costante dell’uomo quasi ogni giorno e a ogni ora. Un processo che è stato fissato per il prossimo 9 gennaio 2024 davanti al giudice monocratico Vincenzo Santoro: il gup padovano Elena Lazzarin ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero Roberto Piccione che aveva coordinato l’indagine.
L’udienza
Ieri Manolli – difeso dall’avvocato Jacopo Mulato e dal collega Gianluca Gemelli – si è presentato in aula deciso a farsi interrogare e a dare la sua versione dei fatti: «Il medico mi ha consigliato di fare moto. E quindi è normale che passassi da quelle parti», ha raccontato per giustificare la sua presenza fissa davanti all’agenzia di viaggi che l’assessore gestiva nel centro di Mestrino prima di avviare un’enoteca a Roma nel quartiere Prati.
L’uomo avrebbe poi parlato di “collusione” e mosse politiche contro di lui, ex vigile urbano noto in paese. Nel suo profilo Facebook diversi post a favore del Clnv (il Comitato nazionale di Liberazione Veneto) e del gruppo per l’indipendenza del Veneto. Nessuna richiesta di rito alternativo da parte dell’imputato: così il gup ha deciso per il rinvio a giudizio.
Roberta Sarasin si è costituita parte civile tutelata dall’avvocato Carlo Bermone, reclamando un risarcimento di 20 mila euro.
La persecuzione
Angelo Manolli è chiamato a rispondere di aver provocato un grave e perdurante stato di ansia e di paura nell’assessore Sarasin, molestata attraverso continui appostamenti, quasi quotidiani, davanti alla sua agenzia. Non contento di interferire in quel modo nella vita della donna, Manolli mimava anche il gesto di scattare delle fotografie sbirciando all’interno dell’ufficio.
Una presenza costante iniziata il 23 maggio 2021. Un’intrusione immotivata e fastidiosa almeno all’inizio, poi anche fonte di angoscia e di timore per la propria incolumità da parte di Roberta Sarasin, tanto da costringerla ad alterare le proprie abitudini di vita e a farsi scortare o accompagnare dal fidanzato limitando pure le proprie uscite. Già perché una ventina di giorni fa Angelo Manolli, pur consapevole che rischiava a breve il processo, non ha esitato a presentarsi davanti all’enoteca recentemente aperta dalla vittima a Roma nel quartiere Prati in una zona dove, di regola, il turismo non è di passaggio.
In aula l’imputato ha dichiarato che si trovava nella capitale con la moglie per accompagnare la figlia a un colloquio di lavoro. E che la coniuge, conoscendo una cugina della vittima, gli aveva chiesto di andare a vedere l’enoteca. —