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Ноябрь
2022

Italiano da tutelare nella Costituzione: in Fvg la proposta di Menia gela il centrodestra e agita le opposizioni

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TRIESTE Un fuoco di fila bipartisan colpisce il senatore Roberto Menia e il suo disegno di legge per introdurre in Costituzione l’italiano come lingua ufficiale della Repubblica. Destra, sinistra, centro, sloveni e soprattutto friulani agguerriti: in un profluvio di dichiarazioni, in tanti se la prendono con il parlamentare di FdI per la sua proposta, che scatena le opposizioni, irrita alcuni compagni di coalizione e crea qualche imbarazzo nel suo stesso partito, con il coordinatore regionale Walter Rizzetto costretto a raffreddare gli animi, confinare l’iniziativa di Menia alla sfera personale e concludere la sua nota con un rassicurante “mandi”. A tendergli in qualche modo la mano, riconoscendo la bontà dell’idea e ricordando che «già il Pd lo aveva proposto nel 2018 e anche il partito di Monti nel 2013», è però Claudio Giacomelli, consigliere regionale e segretario di FdI a Trieste.

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Ma non basta a placare la polemica sul ddl. La prima a tuonare in mattinata è la Lega, da sempre molto sensibile al tema delle autonomie e delle tradizioni locali. Il senatore e coordinatore regionale Marco Dreosto diffonde un comunicato dal titolo esplicito: “Nessuno tocchi il Friulano”. Dreosto, che non cita mai Menia, ricorda che «la tutela e la promozione delle lingue minoritarie è un diritto costituzionalmente garantito», aggiungendo poi che è «necessario mettere in atto, e non boicottare, tutte quelle azioni volte a salvaguardare l’identità del popolo friulano, permettendo ai nostri giovani, anche attraverso l’insegnamento nelle scuole, di continuare a parlare in friulano». Il fuoco amico non arriva solo dal Carroccio, ma anche dai forzisti, con il capogruppo in Consiglio regionale Giuseppe Nicoli che definisce quelle di Menia «parole fuori dal tempo», e la sottosegretaria azzurra Sandra Savino che precisa che «la specialità regionale è un valore che va difeso, per gli ottimi risultati che nella nostra Regione abbiamo raggiunto, e che per nulla mina le basi della nostra identità nazionale. Tutelare le minoranze linguistiche non rappresenta certo un pericolo per l’unità nazionale».

Per le opposizioni è ovviamente facile affondare il coltello nella piaga, cogliendo la palla al balzo per attaccare in toto il centrodestra, «nella sua granitica apparenza», afferma il consigliere pentastellato Mauro Capozzella: «Questo per il centrodestra è un terremoto politico, perché mette in evidenza le voragini che esistono tra un partito localista come la Lega e uno nazionalista come FdI. Menia ha fatto semplicemente cadere il sipario». Quando gli si chiede cosa pensi dell’inserimento della sola prima frase proposta da Menia in Costituzione (“L’italiano è la lingua ufficiale della Repubblica”), apparentemente neutra, Capozzella risponde che «fosse stato un senatore campano o di un’altra regione a proporlo capirei, ma non un politico del territorio, che conosce bene la storia e la peculiarità di questa terra».

Un concetto che condivide anche un “tutore” del friulano per eccellenza come il capogruppo del Patto per l’Autonomia in Consiglio regionale Massimo Moretuzzo: «Le gravissime dichiarazioni del senatore Menia fanno parte dell’ideologia nazionalista e sovranista del centrodestra», tuona il consigliere, annunciando la presentazione di una mozione «per chiedere che la giunta Fedriga prenda le distanze». Per Furio Honsell (Open) «le dichiarazioni contro l’insegnamento del friulano nelle scuole sono molto gravi».

A chiamare in causa il governatore è anche il segretario dem Fvg Renzo Liva, per il quale la pluralità linguista e culturale in regione sono «una ricchezza, una libertà e una risorsa per i nostri figli, cui è chiamato a essere garante il presidente Fedriga: da lui mi aspetto una chiara presa di posizione anche come presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome». Ed è solo una delle cannonate alla volta del centrodestra che lancia il Pd, mettendo in fila le dichiarazioni della senatrice voce della comunità slovena Tatjana Rojc e dei consiglieri regionali Shaurli e Iacop.

Chiamata in causa, la Regione parla per voce dell’assessore alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti: «Oggi sono proprio le lingue minoritarie a dare ancora un senso alla specialità regionale, con tutti i risvolti positivi che ciò comporta, sociali, culturali, economici. Questa ricchezza va tutelata, cosa che la Regione fa e continuerà a fare».

Nel partito di Menia, come detto, ieri è stata una giornata da pompieri. «Ritengo importante quanto Menia stia cercando di formulare attraverso una proposta - le parole del deputato e coordinatore regionale Walter Rizzetto - ma ritengo anche che quanto ne è emerso, depurato da eventuali equivoci, sia a titolo personale. La lingua italiana è un meraviglioso strumento identitario e culturale da apprendere molto bene, ma assieme ad altre lingue. Il friulano rappresenta un’ancora piantata nella nostra storia. Le intenzioni del collega non penso volessero escludere il friulano dall’insegnamento», evidenzia Rizzetto, anche se poi nel corso della giornata sarà lo stesso Menia a ribadire le sue intenzioni, fuori da ogni equivoco: «Ribadisco che il friulano, insegnato a scuola è un costo inutile, e non sono il solo a pensarlo». Menia si dice sorpreso: «Sono reazioni lunari, anche perché non ho mai detto di voler eliminare la tutela delle lingue minoritarie. Io voglio aggiungere, non togliere. Sono state già presentate proposte simili, però senza simili reazioni».

Nella Venezia Giulia, se la senatrice isontina di FdI Francesca Tubetti dice che «l’iniziativa è personale, non mi esprimo, occupiamoci delle urgenze economiche», il meloniano triestino Giacomelli entra nel merito: «La proposta di inserire l’italiano in Costituzione non dovrebbe far paura a nessuno. È stato già proposto anche dal Pd. La legge costituzionale che adotta lo Statuto del Trentino Alto Adige riconosce la lingua italiana come “lingua ufficiale dello Stato” e lo ha fatto pure la Corte costituzionale. Si tratta solo di stabilire esplicitamente il riconoscimento a questo straordinario mezzo di identità culturale. Le dichiarazioni sul friulano a scuola sono invece opinioni personali non condivise».




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