Mondiali Qatar, il modello statistico del docente di Trieste per scommettere sulle partite
TRIESTE Agli scorsi Europei, con il suo modello di calcolo, ha previsto correttamente il risultato di due partite su tre. Certo, nella finale aveva dato l’Inghilterra leggermente avvantaggiata per il “fattore casa", ma comunque parlando di una partita in sostanziale equilibrio. Leonardo Egidi, docente di statistica dell’ateneo triestino, grande appassionato di calcio e sfegatato tifoso romanista, ora ci riprova con i mondiali del Qatar: il suo modello matematico, messo a punto con il collega Lucio Torelli e con il collaboratore Vasilis Palaskas per calcolare le probabilità di vittoria delle formazioni in campo, finora ha funzionato piuttosto bene. Tanto che grazie alle previsioni sugli Europei ha guadagnato anche un piccolo gruzzolo con il calcio-scommesse.
«Con alcuni amici abbiamo puntato piccole somme sull’esito delle gare, riscuotendo in molti casi un buon successo: agli ottavi abbiamo guadagnato fino al 70% delle puntate», racconta. Certo si tratta di previsioni, che più che preannunciare il vincitore suggeriscono il favorito, e che Egidi e i suoi colleghi vivono come un divertissement da portare avanti tra una lezione e l’altra. «Per farle utilizziamo un modello statistico bayesiano, che nutriamo con i risultati di tutte le partite che le nazionali hanno giocato in un determinato intervallo di tempo, nel nostro caso dal 2018 al 2022, e con i ranking ufficiali Fifa, che usiamo come componente che agisce da correttore. Il modello poi si aggiorna in maniera dinamica con le nuove partite giocate».
Si tratta di un modello computazionalmente complesso: processa qualcosa come 3000 partite passate e dà come output una serie di probabilità di vittoria, pareggio o sconfitta per le singole squadre impegnate in una determinato match. «Prendiamo per esempio un match dal risultato decisamente inatteso, come quello tra Arabia Saudita e Argentina - esemplifica Egidi -. Il nostro modello, come tutti, ci dava l’Argentina come favorita, ma le probabilità di pareggio e di vincita per l’Arabia Saudita erano leggermente superiori rispetto a quelle definite dai principali bookmaker». Quello scarto, dice Egidi, è una “finestra d’opportunità” che va colta in sede di scommessa. E così hanno fatto gli statistici, puntando qualche euro sul risultato più improbabile, ma non impossibile. Lo stesso è accaduto nel caso di Germania-Giappone e di Inghilterra-Stati Uniti. «Per questi eventi clamorosi il nostro modello ci ha visto molto meglio dei bookmakers: la vittoria del Giappone contro la Germania noi la davamo al 31%, loro tra il 22 e il 25%, il pareggio tra Inghilterra e Stati Uniti al 27%, loro al 22-24%, la vittoria dell’Arabia Saudita al 6%, contro il 3-4% dei bookmakers». In generale, finora il modello “Egidi” ha azzeccato il risultato dei match nel 55% dei casi, mentre quelli dei maggiori bookmakers italiani si sono fermati tra il 42 e il 45%: così le scommesse piazzate hanno fruttato margini significativi di guadagno.
Il modello statistico però non tiene conto di una serie di variabili che non si possono controllare, legate alle caratteristiche individuali dei giocatori. «Se Ronaldo s’infortuna il giorno prima della partita del Porto, o tre giocatori s’ammalano di Covid, il modello non può vederlo: si tratta di fattori troppo casuali», spiega lo statistico. E le previsioni sui Mondiali, che il team sta portando avanti per la quinta volta, sono molto più complicate rispetto a quelle per un Europeo: «In un campionato europeo le squadre sono più simili, appartengono a una sorta di vasca comune, e si sono sfidate più volte in passato. Nei Mondiali invece ci sono squadre di diversi continenti, che appartengono a vasche di popolazioni differenti e affrontano tornei di qualificazione a sé stanti: a volte non si sono mai scontrate direttamente. In questo caso la natura randomica interviene più pesantemente nel calcolo predittivo, c’è molta più aleatorietà e eterogeneità», dice il docente. Che, nonostante la fede statistica, poi come noialtri comuni mortali si piazza davanti alla tv, perché “il calcio, come il mondo, non è governabile”.