Agenti uccisi in Questura, avviato l’iter per trasferire Meran dal carcere a una struttura per soggetti affetti da disturbi mentali
TRIESTE. Alejandro Augusto Stephan Meran, il 32enne di origini dominicane che il 4 ottobre 2019 ha ucciso nella questura a Trieste gli agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, potrebbe essere trasferito entro la fine di dicembre ad Aurisina nella Rems, residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, struttura pensata – negli auspici dell’ultima riforma – per superare il vecchio sistema degli ospedali psichiatrici giudiziari.
Una svolta che arriva a quasi sette mesi dalla sentenza della Corte d’Assise del 6 maggio che ha stabilito la non imputabilità per «vizio totale di mente» disponendo la misura di sicurezza detentiva del ricovero, per la durata minima di trent’anni, in una Rems.
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Nonostante quel verdetto, fino a oggi, Meran è sempre rimasto dietro le sbarre nel carcere di Verona Montorio a causa delle lunghissime liste d’attesa dovute al numero di posti limitati nelle Rems, ma ora l’impasse sembra finalmente essersi sbloccata. Si è aperta infatti l’opportunità concreta di trasferire il 32enne proprio ad Aurisina.
Due psichiatri del Dipartimento di Salute mentale dell’Asugi si sono già recati a Verona per un primo colloquio con Meran e hanno preso contatto con il presidio psichiatrico del carcere veronese per acquisire la documentazione propedeutica al trasferimento. Anche gli avvocati di Meran, Paolo e Alice Bevilacqua, hanno messo a loro disposizione documentazione e perizie che erano in possesso della difesa, il tutto per contribuire a mettere la struttura nelle condizioni di inquadrare nel modo più completo possibile la situazione di Meran e di attuare tutte le cautele del caso dal punto di vista sia terapeutico che contenitivo, considerata la pericolosità sociale del 32enne, riconosciuta dalla stessa sentenza e attualmente oggetto di una nuova perizia, in fase di stesura.
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Gli avvocati difensori avevano valutato nelle scorse settimane azioni legali a fronte del protrarsi della paralisi, compreso il ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, «per denunciare pubblicamente questa grave inadempienza da parte dello Stato – aveva dichiarato Paolo Bevilacqua – che non mette a disposizione un numero di posti adeguato nelle Rems: Meran ha il diritto di essere ricoverato e curato, lo stabilisce la sentenza. Il protrarsi della permanenza in carcere rappresenta una detenzione illegittima e impedisce l’inizio del percorso terapeutico, ritardo che rischia di peggiorare ulteriormente le sue condizioni psichiche».
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Adesso la possibilità di trasferire Meran ad Aurisina viene accolta con favore: «Ci auguriamo che il trasferimento si realizzi quanto prima, in modo da avviare il percorso terapeutico deciso dalla sentenza e che dopo tutti questi mesi ancora non è iniziato – sottolinea Bevilacqua –. Questo ritardo chiaramente non ha giovato alle sue condizioni di salute mentale, anzi. Anche per noi legali è sempre più difficile interagire con lui. Quanto alla struttura, quella di Aurisina evidentemente viene ritenuta idonea a ospitare un soggetto come Meran anche dal punto di vista contenitivo, della sicurezza e della sorveglianza. Finalmente dopo tre anni vediamo uno spiraglio concreto. Speriamo che anche la vicinanza dei familiari, che abitano in zona, possa giovargli».
«Attendiamo fiduciosi» commenta il procuratore Antonio De Nicolo, aggiungendo però che i posti disponibili nella Rems di Aurisina dovrebbero essere due a fronte di tre imputati per omicidio in procinto di entrare nella struttura (Meran compreso). Insomma, la questione delle liste d’attesa rischia di rappresentare ancora un’incognita.