Cassa peota svuotata a Galliera, beffati a decine. L’ammanco è di mezzo milione
Un paese sconcertato e – allo stesso tempo – silenzioso: Galliera Veneta si è svegliata cercando di fare i conti sulla cassa peota svuotata, sulle migliaia di euro evaporati. Lo storico riferimento della raccolta – Stefano Marin, 71 anni – ha spiegato di aver subìto una truffa.
Ma quanti sono i soldi consegnati sulla fiducia e ora svaniti nel nulla? Si parla di una cifra fra i 300 e i 500 mila euro, ma non ci sono conferme. Così come restano nel mondo delle ipotesi i numeri delle persone che si trovano in difficoltà per aver consegnato i loro risparmi a Marin: si ipotizzano decine, forse anche centinaia di vittime. Restano i dubbi enormi su forme di raccolta di denaro che appartengono alle tradizioni del secolo scorso.
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Marin da trent’anni raccoglieva i risparmi, fra i suoi associati ci sono compaesani di Galliera Veneta, ma pure dei comuni limitrofi, come San Martino di Lupari e Cittadella. Sabato pomeriggio il gallierano ha inviato a tutti i soci un messaggio: «Si comunica che la raccolta è stata sospesa a causa di una truffa che ho subito. Ho già eseguito una dichiarazione ai carabinieri di Tombolo».
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Marin ha offerto garanzie e ha spiegato che vuole saldare ogni debito. «Ho dichiarato anche che metto a disposizione tutte le mie proprietà, che sono disponibili, e tutti i miei beni per far fronte al danno causato». In pensione, Marin di professione è stato analista e programmatore. Il contabile della Cassa Peota pare sia incappato in qualcuno senza scrupoli.
E di fronte alla notizia della sparizione di tutti questi soldi è caduto letteralmente dalle nuvole il sindaco di Galliera Italo Perfetti: «Conosco Marin solo di vista. Non mi sembrava molto presente nel territorio. Francamente non sapevo nemmeno dell’esistenza di questa cassa peota. L’ultima che mi risultava essere attiva? Direi quella che faceva la raccolta in Patronato una decina di anni fa, forse di più, ma era sparita dopo il caso emerso anni fa a Tombolo».
Eppure a Galliera ne esisteva un’altra. Perfetti è allibito: «Le persone non mi hanno mai accennato di questo fenomeno, chiaramente ho molte perplessità su queste modalità di affidare i risparmi. Non saprei davvero cosa dire a questi miei concittadini, peraltro siamo stati feriti anche dalla vicenda della Popolare di Vicenza, e quella era una banca. Sono senza parole» continua il primo cittadino, «stiamo parlando di cifre importanti, quella di Onara ha visto svanire oltre 800 mila euro e forse molti di più». La raccomandazione dell’amministratore dell’Alta padovana: «Invito tutti ad avere la diligenza minima e soprattutto - non dovrebbe neanche servire dirlo - a rimanere dentro forme di risparmio previste dalle legge. Una cassa peota negli anni 20 del ventunesimo secolo proprio non si può sentire».