Biometano, idrogeno e centro riuso: Savno apripista sulla sostenibilità
La Savno non si accontenta di produrre 90 milioni di metri cubi di biometano, che in parte utilizza per i propri automezzi di raccolta dei rifiuti e in parte vende ai Comuni (“al prezzo di 7 anni fa” precisa il presidente Giacomo De Luca). Non gli basta neppure sperimentare la produzione di idrogeno dal biometano, con la prospettiva di industrializzare i programmi dal prossimo anno, cominciando da Santa Lucia di Piave.
A Conegliano, la Savno, società di servizi ambientali per il territorio che opera in 44 comuni della Marca, ha annunciato il primo centro di riuso “in house” del Veneto.
«L’iniziativa, con il patrocinio di Legambiente, permetterà di donare una seconda vita al materiale che gli utenti vorranno conferire negli ecocentri – hanno spiegato il direttore Giampaolo Vallardi ed il presidente del Consiglio di Bacino, Roberto Campagna – La merce, qualora in buono stato, verrà catalogata alle porte degli impianti e messa a disposizione degli utenti online, in cambio di un contributo simbolico a discrezione dell’interessato. Le somme raccolte verranno devolute in beneficenza dalla stessa Savno».
Il recupero dei rifiuti ingombranti
Come spiega il direttore di Legambiente Veneto Piero De Candia, il 15, forse anche il 20% dei rifiuti cosiddetti ingombranti può essere recuperato; magari con un ritocco riceve una seconda vita. Dagli elettrodomestici agli armadi, ma anche i giocattoli.
«Legambiente segue con piacere e interesse questa sperimentazione in house – puntualizza Decandia - perché rappresenta un’azione fondamentale per le politiche di riduzione dei rifiuti. Non solo. Questa scelta può avere anche una forte valenza sociale, un importante valore aggiunto».
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Il progetto, che partirà in via sperimentale nel 2023 nei centri di raccolta a gestione Savno di Conegliano e Godega di Sant’Urbano, è stato presentato in occasione del lancio – ospiti del sindaco Fabio Chies - della settima edizione di Ecoforum, in programma questo week-end nella Città del Cima.
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«La gente spesso si libera di oggetti che ancora funzionano, magari perché sono vecchi o hanno un piccolo problema» spiega Vallardi, ex parlamentare e presidente della Commissione Agricoltura al Senato. Ma l’iniziativa di Savno si distingue anche per l’intento sociale. «Il centro di riuso in house ci permetterà di destinare oggetti ancora in buono stato a chi ne ha più bisogno. Inoltre, il ricavato verrà devoluto a progetti a scopo benefico».
Anche grazie all’aiuto delle associazioni locali degli Alpini, il materiale verrà intercettato e classificato all’esterno degli ecocentri. Il catalogo degli oggetti “in vendita”, quindi, sarà a disposizione sul sito e sulla App ufficiale di Savno. L’Istituto tecnico Pittoni di Conegliano si è messo a disposizione per eventuali riparazioni delle apparecchiature elettriche ed elettroniche, mentre per quanto riguarda gli oggetti in legno verranno rimessi in sesto grazie all’impegno della scuola professionale Don Bosco.
Obbiettivo, l’abbattimento dei costi
«Siamo la prima realtà in Veneto a realizzare un’iniziativa simile a gestione in house, senza il sostegno di cooperative – ammettono Camagna e De Luca: grazie a una minore produzione di rifiuti abbatteremo i costi e, nel mentre, daremo sollievo alle persone più sfortunate».
Quanto ai costi, De Luca conferma che le tariffe di raccolta dei rifiuti non subiranno ritocchi. E questo anche grazie ai risparmi ottenuti con il biometano e la stessa energia prodotta dai panelli fotovoltaici. Ma la vera scommessa sarà quella della produzione di idrogeno. Dal prossimo anno.