Penna, calamaio e banchi in legno: la “scuola di una volta” rivive nella nuova sezione del museo Etnografico
Per i più anziani sarà l’occasione per tornare bambini. Per le nuove generazioni ci sarà modo di avvicinarsi a una scuola ormai scomparsa. È stata aperta una nuova sezione del museo Etnografico del Friuli di via Grazzano, dal titolo eloquente, “Tra il banco di legno e il calamaio. La scuola di una volta”. Vi si possono trovare oggetti della quotidianità degli scolasti degli anni ’20, ’30 e ’40 del secolo scorso, tra astucci di legno, cartelle di cartone, pennini, vecchi libri di testo, almanacchi e cartine geografiche.
Un vero spaccato del secolo scorso raccolto dal maestro Gaetano Vinciguerra, che grazie al Comune è stato possibile collocare al secondo piano del museo. «In questa sala - spiega Vinciguerra - si può trovare la scuola che intere generazioni hanno vissuto, ormai quasi scomparsa. Quella del pennino e dell’inchiostro, della bacchetta e dei componimenti scritti, quella dell’insegnamento della lingua friulana. Un’esposizione che consente di recuperare il passato, e che a mio modo di vedere ha ancora molto da insegnare», chiude il maestro.
Alla presentazione della nuova sala sono intervenuti il sindaco Pietro Fontanini, gli assessori Fabrizio Cigolot e Maurizio Franz, i bambini della classe quinta della scuola elementare Garzoni di via Ronchi, la curatrice del museo Pamela Pielich. «E’ importante si faccia memoria di queste cose perché c’è il rischio che scompaiono e non si possano più vedere - afferma Fontanini -. Ringrazio il maestro Vinciguerra per aver portato questi materiali, che si riferiscono per la gran parte alle scuole della città e che contribuiscono a mantenere vivo il ricordo».
Materiali che il maestro Vinciguerra ha raccolto in tutta una carriera dietro la cattedra: «I cimeli esposti sono solo una parte di quelli esistenti, e per questo faremo mostre periodiche per far vedere anche il resto del materiale - assicura -. La parte permanente è stata selezionata per essere adatta ai bambini di oggi ma anche agli adulti».
Tra le chicche dell’esposizione, diversi materiali didattici utilizzati tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso per l’insegnamento del friulano in classe (tema particolarmente attuale dopo le polemiche sollevate dalla proposta di legge del senatore Roberto Menia che non vede di buon occhio la marilenghe in classe). Tra questi, l’Almanacco regionale di Lea D’Orlandi, il vocabolario di Alfredo Lazzarini, gli esercizi di traduzione della Società filologica friulana, il Diario dello studente friulano di Angelo Tarozzi.
«Stiamo rinnovando il ruolo del museo etnografico, che da luogo di conservazione diventa luogo in cui la memoria dialoga con il presente - chiarisce l’assessore Cigolot -. E la sezione dedicata alla formazione scolastica resterà come luogo permanente per far conoscere l’evoluzione della scuola e dei metodi di insegnamento dal 1866 alle seconda guerra mondiale, ma anche come luogo per confrontarsi e apprendere i sistemi di formazione e della didattica, aperto a universitari e ricercatori».