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Ноябрь
2022

Si dimettono in 13, poi uno si pente (tardi): decadono il consiglio comunale e la giunta di Vigevano

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Si dimettono in 13, poi uno si pente (tardi): decadono il consiglio comunale e la giunta di Vigevano

Dietrofront di Capelli via pec, ma l’ufficio protocollo invia comunque gli atti alla prefettura. Si va verso il commissariamento

VIGEVANO. Il consiglio comunale e la giunta di Vigevano si avviano al commissariamento, ma non è stato un fulmine a ciel sereno come potrebbe sembrare. Sarà la prefettura di Pavia, con tutta probabilità già questa mattina, a mettere la parola “fine” a una vicenda nata nel pomeriggio di martedì, quando 13 consiglieri su 24, nove di minoranza e quattro di maggioranza, hanno presentato le loro dimissioni «personali e irrevocabili», presso lo studio notarile Trotta.

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Mercoledì in pochi rispondevano al telefono, ma tra questi c’è stato chi, come Paolo Zorzoli Rossi di Fratelli d’Italia, ha voluto precisare che non si è trattato di una congiura delle segreterie cittadine del centrodestra, sebbene tra i dimissionari ci siano due leghista e un esponente di FdI.

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Le firme dal notaio

La raccolta delle firme dal notaio è iniziata tempo fa, trasversale alle forze consiliari, alimentata dalla contrarietà alla giunta delle opposizioni e dai malumori di alcuni consiglieri di maggioranza, uno solo dei quali, il leghista Giulio Onori, ha spiegato subito i motivi della sua scelta.

Un fiduciario mercoledì mattina si è presentato con tutte le 13 lettere all’ufficio protocollo del municipio, dove sono state ricevute alle 8,05. Ci sono stati momenti di tensione quando il consigliere Riccardo Capelli, che nella notte aveva fatto retromarcia con una pec, ha cercato di ottenere indietro la lettera ormai timbrata, vidimata e firmata dall’ufficio protocollo. Ma il ministero dell’Interno ha precisato già ad agosto che non sono valide le dimissioni via posta elettronica certificata. Quindi nemmeno la revoca, sembrerebbe.

La lettera smarrita

Nelle fasi concitate del momento, che hanno portato in municipio anche agenti della polizia locale e del commissariato per riportare la calma, è stata smarrita proprio la lettera di dimissioni di Capelli.

Una situazione che ha portato gli uffici comunali a spedire le lettere di dimissioni degli altri 12 alla prefettura e poi, con una spedizione successiva, anche una copia del foglio firmato da Capelli, con l’indicazione dello smarrimento dell’originale avvenuto tra le 8.05 e le 10.53 di ieri.

Visto che la copia è autentica (lo attestano timbri e vidimazione del Comune), l’impressione è che la prefettura non potrà fare altro che accettare questo invio decisamente irrituale. Se così fosse, la legge (fa fede l’articolo 141 del testo unico) è chiara e rapida: decadenza di sindaco, giunta e consiglio comunale.

La prefettura dovrà poi indicare il commissario che dovrà guidare Vigevano alle prossime elezioni, limitandosi alla ordinaria amministrazione: la scadenza di febbraio è troppo vicina e quindi come minimo se ne riparlerà in primavera.

Il sindaco

Il sindaco Andrea Ceffa non ha rilasciato dichiarazioni. Alla maggioranza, che mercoledì sera si è riunita in municipio ovviamente senza i quattro transfughi, rimane poco da fare se non sperare in qualche cavillo favorevole. In questo caso ci si limiterà a sostituire i 12 dimissionari con altrettanti non eletti sinora e la geografia politica cittadina sarà diversa e probabilmente ancora più instabile. Non è escluso, da entrambi gli schieramenti, il ricorso a successivi esposti.

Anche le interpretazioni sono importanti: la norma non parla di volontà del consigliere, ma di dimissioni irrevocabili e quindi farebbero propendere a favore dello schieramento contro Ceffa la bilancia. La risposta definitiva è questione di ore e di come la prefettura riuscirà a dipanare la matassa.

I tempi rapidissimi sono dettati dalla legge e quindi obbligati: non c’è tempo insomma per organizzare neanche una riunione di giunta. Che la situazione avesse preso una brutta piega lo si era capito già nel consiglio comunale di martedì: presenti solo 10 esponenti della maggioranza e ovviamente assenti, tra gli altri, tutti i dimissionari.




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