Elezioni regionali in Fvg, prove di dialogo fra Pd e M5s: Moretuzzo possibile collante
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foto da Quotidiani locali
TRIESTE Pd e M5s hanno smesso di guardarsi in cagnesco. Le diffidenze restano, ma i segretari regionali si parlano di nuovo e sono scesi in campo i big dei rispettivi partiti. I canonici pontieri sono al lavoro, anche se le due forze politiche restano divise al loro interno. Sia nel Pd che nel M5s ci sono i sostenitori di un’alleanza anti Fedriga sul modello Lombardia. La minoranza interna dem spinge tuttavia per il dialogo con il Terzo polo, mentre fra i contiani la linea ufficiale è ancora quella della corsa solitaria.
Nel M5s il coordinatore Luca Sut e il consigliere regionale Mauro Capozzella (l’unico a potersi ricandidare) non ritengono che la coalizione rappresenti per il Movimento un valore aggiunto. L’ala pordenonese spinge affinché il M5s si presenti autonomo e guidato da Stefano Patuanelli. Il due volte senatore e ministro garantirebbe il traino per andare oltre lo sbarramento del 4% e, grazie al seggio in parlamento, digerirebbe il mancato ingresso in Consiglio, che la legge prevede solo per il candidato presidente che arriva secondo.
Patuanelli si dice a disposizione del M5s, ma non impazzisce all’idea. Non c’è solo il rischio di legare la propria immagine a un risultato deludente. Il parlamentare sostiene l’alleanza con il Pd e dello stesso avviso sono pure i tre consiglieri regionali uscenti Andrea Ussai, Ilaria Dal Zovo e Cristian Sergo, a patto che i democratici facciano alcune aperture sui 10 punti programmatici presentati dai cinquestelle, già in buona parte sovrapponibili alle linee del centrosinistra.
Dopo gli stracci volati nelle scorse settimane, le parti hanno ripreso a sondarsi. Un tavolo avrebbe dovuto essere formalizzato tra oggi e domani, ma le cose hanno rallentato. Il coordinatore Sut e il segretario del Pd Fvg Renzo Liva si lanciano però timidi segnali da giorni. I vertici del Pd assicurano disponibilità sul programma e sottolineano come la scelta del «candidato civico» (che ha già il nome e cognome di Massimo Moretuzzo) sgomberi il campo dalle pregiudiziali, perché il leader del Patto per l’autonomia piace da tempo anche ai grillini. Sut si è intanto reso disponibile almeno all’ascolto. Ai dem e ai suoi continua tuttavia a dire che sui 10 punti non sono ancora arrivati impegni dai potenziali alleati e che un’area consistente del Pd continua a guardare al Terzo polo, compagno di strada irricevibile per il Movimento. In caso di corsa solitaria, i cinquestelle sanno però di non avere candidati forti al di là di Patuanelli.
A complicare le valutazioni c’è un quadro nazionale che vede Giuseppe Conte concedere libertà d’azione ai territori, se in Lombardia l’alleanza con il Pd è stata raggiunta, mentre in Lazio si va verso candidati separati, dopo il niet del M5s al tentativo in extremis di riaprire il dialogo. «I tempi sono stretti, la prossima settimana si decide», dicono dai vertici del M5s. «Il tavolo sarà convocato solo se potrà dare esito positivo, lo sapremo a giorni», filtra dalla segreteria dem. E non è escluso che nel Movimento si decida di fare come in Lombardia, sottoponendo la decisione finale al voto online degli iscritti.
Con le liste da depositare entro febbraio, la trattativa è all’ultimo miglio e si è spostata da qualche giorno al livello dei big. In questi giorni la capogruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani e l’ex senatore Francesco Russo hanno chiamato direttamente Patuanelli, invitandolo a convincere Conte a spostare lo sguardo dal Lazio al Friuli Venezia Giulia, dando il placet a un riallargamento del campo, come caldeggiano dal primo giorno anche le diverse liste di sinistra.
I rapporti fra Pd e Terzo polo risultano interrotti e con ogni probabilità l’area Calenda-Renzi si presenterà autonomamente, con l’obbligo di centrare un risultato incoraggiante all’esordio in Friuli Venezia Giulia e, soprattutto, di mettere alle spalle i contiani