Addio Peppino Zangrando, una vita tra la politica e la toga da avvocato
Era originario di Perarolo di Cadore, viveva a Belluno e aveva 91 anni. È stato dirigente del Pci oltre che consigliere comunale e provinciale
Addio a Peppino Zangrando. Si è spento ieri pomeriggio, nella sua casa di Belluno, uno degli avvocati bellunesi di più lungo corso. Aveva 91 anni e non stava bene ormai da qualche giorno. Che poi solo avvocato è molto riduttivo per uno come Zangrando, perché nel corso della sua vita ha fatto tantissime altre cose e sempre al massimo delle proprie possibilità: dal dirigente del Partito Comunista italiano, al consigliere prima comunale e poi provinciale.
Era nato a Perarolo di Cadore l’8 febbraio 1931 e aveva vissuto la Resistenza da adolescente già molto impegnato, prima di fondare il Fronte della Gioventù, che all’epoca era un’organizzazione che raggruppava i giovani vicini agli ideali social-comunisti. Inoltre, è stato il primo segretario della Federazione italiana giovani comunisti, prima di diventare dirigente del più importante partito della Sinistra italiana. Si è laureato in Giurisprudenza nel 1954, all’università di Padova e, dopo il matrimonio, si è dedicato prevalentemente alla professione forense, occupandosi tra l’altro della tutela delle parti civili sia al processo de L’Aquila per il disastro del Vajont che a quello di Bologna per la strage della Valle del Biois.
È stato anche legale del Comitato nazionale di solidarietà a favore dei partigiani perseguiti per atti di guerra e per sette anni è stato presidente dell’Ordine degli avvocati bellunesi. Tornando all’impegno politico, è stato consigliere comunale e provinciale a Belluno per 25 anni. Attivo anche nella sezione cittadina dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia e nell’Istituto storico bellunese della Resistenza, per il quale ha pubblicato diversi saggi, tra i quali “Dalla Resistenza al Vajont. Memorie di un militante” e “Spagna grande amore. Volontari antifascisti bellunesi a difesa della Repubblica spagnola 1936-1939”.
La sua scomparsa ha provocato grande commozione in tutta la provincia, perché era conosciutissimo: «Era una persona di un’intelligenza non comune», spiega l’avvocato Gino Sperandio, «visto da lontano, poteva sembrare un uomo molto ruvido, in realtà era estremamente affabile, oltre che una persona perbene. Per tutta la sua esistenza, si è speso per aiutare i più deboli. Il suo impegno, in diversi campi, lo sta a testimoniare. Mi ricorderò sempre il suo vocione e anche il suo grande altruismo».