Le condanne ai tre operatori per i maltrattamenti in Casa Serena a Grado
foto da Quotidiani locali
GRADO. La sentenza di condanna è stata pronunciata dal gip Fabrizia De Vincenzi, lunedì 9 gennaio alle 12, in Camera di consiglio: pene complessive per 12 anni e 8 mesi nei confronti dei tre operatori socio sanitari ritenuti responsabili in ordine ai maltrattamenti in Casa Serena. Condanne a fronte del rito abbreviato, che prevede lo sconto di un terzo della pena. In particolare, per Rosa Longo, 66 anni, di San Giorgio di Nogaro, il giudice ha stabilito 4 anni e 10 mesi di reclusione, per Stefania Di Benedetto, di Grado, 4 anni e 4 mesi, per Gianfilippo Di Maria, quarantaquattrenne, 3 anni e 6 mesi. Il gip ha riconosciuto il concorso nella commissione del reato, ma non invece l’aggravante della crudeltà. Per tutti e tre è stata disposta l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e l’interdizione dalla professione di Oss per 3 anni. Riconosciuti quindi i danni alle parti civili costituitesi a processo: risarcimento di 20 mila euro a ciascuno dei sei anziani, e di 15 mila euro a favore del Comune di Grado, mentre per la cooperativa Kcs, gestore del servizio di assistenza alla casa di riposo e datrice di lavoro dei tre Oss, il risarcimento è da definire in sede civile. Si è chiuso in questi termini il processo in relazione ai maltrattamenti di anziani non autosufficienti (l’ipotesi di accusa contestata dalla Procura faceva riferimento a otto ospiti) di Casa Serena. Il pubblico ministero, Ilaria Iozzi, da parte sua aveva richiesto la condanna a 5 anni e 4 mesi nei confronti di Longo, 5 anni per Di Benedetto, 3 anni e 4 mesi a carico di Di Maria. Con le difese, rappresentate rispettivamente dagli avvocati Ottavio Romano, Paolo Codiglia ed Elena Grossi a richiedere sostanzialmente l’assoluzione o la condanna ai minimi della pena. Su tutto rilevando l’assenza di violenza fisica e del concorso tra i tre Oss, nell’escludere una volontà e un accordo comuni. Quanto ribadito ieri dall’avvocato Codiglia nel corso della sua arringa, assente nelle due udienze precedenti per legittimo impedimento.
L’udienza si è aperta alle 9.30, durata circa un’ora. Il gip De Vincenzi ha riconvocato le parti per mezzogiorno, prima di ritirarsi in Camera di consiglio per deliberare la sentenza. Il giudice s’è riservato 90 giorni ai fini del deposito delle relative motivazioni. Pene severe, dunque, nel riconoscere le responsabilità dei tre imputati. Dalle difese è stato preannunciato il ricorso in Appello. «Leggeremo le motivazioni alla sentenza e sicuramente presenteremo appello», si è limitato ad osservare l’avvocato Romano. Con il collega Codiglia ad argomentare: «Sicuramente una sentenza non si commenta, ma le pene sono molto pesanti. Sono rimasto stupito del riconoscimento del concorso trattandosi semmai di episodi individuali, così come del fatto che non sono state concesse le attenuanti generiche. Attendiamo di conoscere le motivazioni per capire come e perché il giudice abbia ritenuto la sussistenza del reato e l’applicazione delle pene. Faremo certamente appello». Le parti civili relative ai sei anziani, rappresentate dagli avvocati Manuela Tortora, Sara Carisi, Cristina Virgolin, Daniele Panico, Elisa Sottosanti assieme al collega Alessandro Tavella, hanno consegnato un commento univoco, esprimendo «piena soddisfazione per la celerità del giudizio da parte del gip che con la sentenza ha dato una risposta immediata, e per l’ottimo lavoro della Procura, che ha operato in modo esemplare. Le pene stabilite riflettono la sensibilità del giudice e del pubblico ministero che ha dimostrato un’apprezzabile empatia nei confronti di questi anziani non autosufficienti e rispetto a questa tragedia umana».
Risarcimento danni quindi al Comune di Grado e alla Kcs. L’avvocato Francesco De Benedittis ha affermato: «Credo, in attesa di leggere le motivazioni, che siano state riconosciute integralmente le buone ragioni dell’amministrazione comunale, che ha immediatamente dato avvio ad un percorso orientato prevalentemente alla miglior tutela degli interessi degli assistiti e del buon servizio con l’intendimento di stare tangibilmente dalla parte dei propri anziani. Il riconoscimento del danno, inoltre, conferma che il Comune e l’intera comunità gradese di cui l’ente locale è espressione, ha subito da questa triste vicenda un vulnus che il giudice ha giustamente ritenuto di ristorare in modo non simbolico». L’avvocato Rossella Pola ha parlato di «un ottimo risultato» osservando: «Nei confronti della Kcs è stato riconosciuto il danno patrimoniale rispetto alla rinuncia anticipata dell’appalto, a fronte della rescissione del contratto un mese e mezzo prima della scadenza, prevista lo scorso 15 settembre. Il giudice ha stabilito il risarcimento da definire in sede civile, legato alle responsabilità dei tre operatori che sono stati condannati».