Regionali in Friuli Venezia Giulia, corsa a tre: i candidati, le liste in supporto e i nodi alleanze da sciogliere
foto da Quotidiani locali
La fase preliminare verso le Regionali è sostanzialmente chiusa. Dopo il via libera – pressochè scontato per quanto forse in queste dimensioni e senza voti contrari –, dell’assemblea del Pd alla candidatura di Massimo Moretuzzo, infatti, lo schema di gioco per il 2-3 aprile è definito. In campo ci saranno tre candidati presidente: il capogruppo autonomista per il centrosinistra, l’uscente Massimiliano Fedriga per il centrodestra e un esponente del Terzo polo che, da quelle parti, si augurano possa essere Alessandro Maran.
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I nodi a centrodestra
Nelle fila della maggioranza che ha governato negli ultimi cinque anni a piazza Unità il problema non è mai stato il candidato presidente. Fedriga è sempre stato il prescelto a caccia del bis e in questi giorni sta lavorando al completamento della sua civica. Il vero nodo, in questo senso, è rappresentato dalla necessità di bilanciare la forza (e i volti nuovi) della lista del presidente con una Lega, di cui Fedriga resta comunque uno degli esponenti nazionali più importanti, in netto calo rispetto al 2018 e a caccia di percentuali per salvare quanti più uscenti possibili. Resta da capire, in particolare, quanti leghisti verranno inseriti nella lista Fedriga.
In questo senso, nella riunione di venerdì tra presidente ed esponenti del Carroccio guidati dal segretario Marco Dreosto si è scelto di giocare in difesa. Di attendere, cioè, i risultati del nuovo sondaggio commissionato dal partito per capire gli spazi di manovra a disposizione in un senso e in un altro. Per il resto la coalizione è definita da tempo. Oltre alla civica del governatore e alla Lega, ci sarà ovviamente Fratelli d’Italia, con il duello interno a distanza tra i Ciriani e Walter Rizzetto e l’area meloniana di Trieste come spettatrice interessata, Forza Italia che punta a confermare il gruppo consiliare, oltre a un elenco di candidati di Autonomia responsabile cui sta lavorando Renzo Tondo.
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La coalizione di centrosinistra
Il placet dell’assemblea del Pd ha chiuso, anche formalmente, la partita del centrosinistra a favore di Moretuzzo. «Si parte – ha spiegato il segretario dem Renzo Liva –: abbiamo una coalizione e un candidato, possiamo lavorare alacremente su un programma e su quel programma il Pd vorrà dire con forza la sua opinione. Il dibattito interno lo ha chiarito. Come è stato chiarito che il percorso può continuare e che abbiamo creato le condizioni perché il Pd possa essere pienamente in partita». E Moretuzzo, martedì a Palmanova, ha cominciato proprio a discutere del programma, assieme ai rappresentanti dei singoli movimenti, con la definizione del testo base affidata al dem Maurizio Ionico.
«Il lavoro comincia dalla documentazione prodotta dai partiti – ha spiegato l’autonomista – per arrivare a una sintesi. Il progetto è però quella di organizzare una serie di appuntamenti nelle cinque circoscrizioni elettorali aperta ad associazioni, categorie economiche e cittadini per raccogliere idee e sollecitazioni». Quanto alle liste a supporto, Moretuzzo avrà al suo fianco Pd, Patto per l’Autonomia (dove confluiranno anche i candidati di Civica Fvg), M5s, Slovenska Skupnost e almeno una di sinistra tra Open e Alleanza Verdi Sinistra.
L’attesa del Terzo Polo
Italia Viva e Azione, cioè i due movimenti che formano il Terzo polo, attendono una risposta da Maran. L’ex senatore dem è stato contattato da tempo da Ettore Rosato e rappresenta la prima scelta dei centristi per il ruolo di candidato presidente. Il politico gradese, ci pensa, non disdegnerebbe la possibilità di intestarsi un’operazione politica intelligente e potenzialmente molto interessante in ottica futura, cioè quella di puntare a formare un gruppo consiliare diventando una sorta di magnete per chi non si sente più a proprio agio in un Pd sbilanciato a sinistra, ma ha preso tempo.
Deciderà a inizio della prossima settimana, in altre parole, quando avrà capito sia l’impegno di Matteo Renzi e Carlo Calenda in una competizione in cui non potrà contare sul traino del voto ideologico delle politiche, sia la messa a terra, concreta, dell’organizzazione. Dovesse dire di no Maran, l’alternativa porta al commercialista Claudio Siciliotti.