Topatigh, è l’addio alle competizioni «Dodici anni super, grande esperienza»
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foto da Quotidiani locali
Bollengo
La stagione sportiva 2023 si è aperta con una sorpresa: Fabrizio Topatigh, 55 anni, pioniere del paraciclismo canavesano, ha annunciato il suo addio alle competizioni: «Non intendo assolutamente “appendere la bici al chiodo”, ma d’ora in poi pedalerò solo per passione e per condividere emozioni con gli amici. Non metterò più il numero alla schiena: credo sia giunto il momento di farmi da parte e lasciare spazio a chi è più giovane di me». Dodici stagioni di attività, nove titoli tricolori (nel ciclocross e su pista), una miriade di gare e di podi e la soddisfazione di conquistare la Maglia rosa di ciclocross al termine della stagione 2016. Quasi un segno del destino, l’ultima gara: «Ho conquistato la maglia tricolore nel cross in Friuli, la terra dei miei genitori e dei miei avi. Io sono canavesano, sono legatissimo al Piemonte, al punto da sventolare la bandiera della nostra regione ogni volta che son salito sul podio, ma il sangue è sangue e sono affezionato alle mie origini friulane».
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Fabrizio ha corso queste stagioni nella categoria C2, spingendo su un solo pedale, per via della gamba destra rigida, a causa di problemi di salute avuti fin dall’infanzia: «E sono stati proprio questi problemi a farmi innamorare del ciclismo: una primavera a inizio anni Settanta ero ricoverato al Santa Corona di Pietra Ligure, il giorno in cui propri davanti all’ospedale transitava la Milano-Sanremo. Sono corso, per quanto mi consentivano le stampelle, fino al cancello per veder passare i corridori e mi sono innamorato di questo sport».
Una passione, quella per il ciclismo, rimasta “da spettatore” fino a una domenica pomeriggio di una dozzina di anni fa: «Stavo guardando la televisione un servizio sul paraciclismo: ho cercato informazioni su quella società, li ho contattato e qualche mese dopo ero tesserato per il J-Nrg Sudtirol Paracycling Team, la squadra che avevo visto ospite in tv e correvo pe rla prima volta a Paternò». La decisione di smettere non è giunta improvvisa: «Già nel corso della stagione scorsa avevo deciso che sarebbe stata l’ultima e ho preso pian piano commiato da un mondo che è stato il mio per dodici anni. Il bilancio sportivo è più che soddisfacente, ma quello umano lo è ancora di più. Ho incontrato centinaia di persone e più ancora dei podi, dei successi e delle classifiche, oggi ricordo le parole scambiate con i compagni-avversari, le pacche sulle spalle e le mani strette. Dovrei dire centinaia di “Grazie!”, mi limito a ricordare le due persone alle quali credo di dovere di più: sicuramente mia moglie Valentina, che mi ha sempre incoraggiato e incitato, e Guido Tessiore, che purtroppo non c’è più, il primo ad allestire una bici funzionale alle mie esigenze fosche». Tra i ricordi, un posto particolare lo occupa il Tricolore disputato a Cuorgnè nel 2017: «Era organizzato da Rcs Sport e abbiamo potuto godere dei privilegi di una grande organizzazione: sembrava davvero di essere al Giro d’Italia! Sono stato orgoglioso, in quei giorni della bella figura che ha fatto il nostro Canavese e del fatto che quell’evento ha fatto conoscere il lo sport paraolimpico anche qui, dalle nostre parti, dando impulso a un movimento che oggi è abbastanza vivace, anche se resta ancora molto da fare. D’ora in poi avrò un po’ più di tempo e cercherò di dedicarmi anche a questo».