Scontro fra tram, riparte il processo I due conducenti tornano a giudizio
foto da Quotidiani locali
TRIESTE Riparte dal confronto tra i consulenti della Procura e della difesa il processo sullo scontro frontale del 16 agosto 2016 tra due carrozze del tram, incidente che aveva determinato l’interruzione della linea che perdura tuttora, oltre a causare 8 feriti tra i passeggeri, nessuno dei quali grave. Ed è possibile che nelle udienze successive la Corte d’appello, una volta risentiti i consulenti di parte, affidi l’incarico per una nuova perizia, per fare luce in modo definitivo sugli aspetti ancora controversi della vicenda.
In primo grado era arrivata la condanna a otto mesi (con la condizionale) di uno dei due conducenti rinviati a giudizio, Stefano Schivi, mentre l’altro imputato, il collega Fulvio Zetto, era stato assolto. Nella udienza d’apertura la Corte d’Appello (a presiedere è il giudice Fabrizio Rigo) ha disposto l’audizione del consulente del pubblico ministero, l’ingegner Marco Pozzati, che aveva firmato la perizia sulla dinamica e sulle cause dell’incidente nel processo di primo grado.
L’avvocato William Crivellari, che difende Zetto, ha chiesto che venga risentito anche il suo consulente di parte, l’ingegner Giuseppe Monfreda, ottenendo il via libera alla citazione. Verosimilmente lo stesso accadrà con i due consulenti di parte di Schivi, difeso dall’avvocato Massimo Macor. Nel ricorso in appello era stata chiesta, tra le varie istanze, l’espletamento di una nuova perizia.
La prossima udienza, il 15 marzo, comincerà dunque con l’audizione dell’ingegner Pozzati. Al processo d’appello si è arrivati in seguito a una doppia impugnazione: la Procura ha impugnato la sentenza di assoluzione di Zetto, la difesa di Schivi ha impugnato la sua condanna.
Alla prima udienza i due conducenti della Trieste Trasporti erano presenti in aula, assieme agli avvocati difensori Macor, Crivellari ed Elisabetta Burla (per Zetto), oltre all’avvocato Giorgio Borean per l’azienda di trasporto pubblico.
Secondo la ricostruzione emersa nel processo di primo grado, all’origine dell’incidente ci sarebbe stato un semaforo rosso non visto in tempo e una mancata comprensione di una comunicazione via radio. Quel 16 agosto erano in movimento quattro carrozze: la 402, la 406, la 405 condotta da Schivi e la 404 condotta da Zetto. La 404 non stava effettuando servizio di linea, ma era in movimento per dei test tecnici: verificare la tenuta del cuscinetto di uno degli assi. Normalmente erano solo tre i mezzi in servizio sulla linea Trieste-Opicina, quel giorno, quindi, ce n’era uno in più.
Lo scontro si era verificato nelle vicinanze della curva di Conconello. La 405 di Schivi, che procedeva in direzione di Opicina, era in sosta alla fermata, attendendo l’incrocio con la 406 che era diretta verso piazza Oberdan, e l’aveva lasciata passare. Però, dietro la 406 c’era anche la 404, che procedeva diretta verso il centro città. La presenza della carrozza in più aveva causato un fraintendimento nella comunicazione tra operatori. A scambio avvenuto la 405 era ripartita verso Opicina, ma sulla prima curva dopo Conconello si era trovata improvvisamente di fronte la 404. E lì era avvenuto l’impatto. —
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