Valeria Arzenton condannata per diffamazione: «Farò ricorso in Cassazione»
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foto da Quotidiani locali
La manager di Zed Valeria Arzenton dovrà risarcire 35 mila euro a TickeOne per i termini diffamatori usati in un servizio televisivo di “Striscia la notizia”. Così ha deciso la Corte d’appello di Milano in una sentenza che la professionista padovana ha già deciso di impugnare in Cassazione. Arzenton nel tg satirico di Canale 5 aveva infatti usato termini come “ritorsione” e “boicottaggio” per denunciare di aver subito pressioni da parte del gruppo di TicketOne culminate nella cancellazione di alcuni concerti del 2018. Secondo la Corte d’appello sono termini che «non trovano riscontro nella veridicità dei fatti», mentre i legali di Arzenton sono convinti che la sentenza possa essere ribaltata anche grazie all’ultima sentenza del Consiglio di Stato sulla vicenda che, pur avendo annullato la multa da 10 milioni di euro che era stata inflitta a TicketOne dall’Autorità garante della concorrenza, ha riconosciuto i “comportamenti scorretti”.
LA SODDISFAZIONE DI TICKETONE. «La Corte d’appello ha riaffermato la piena correttezza dei comportamenti della nostra società, la cui reputazione è stata lesa senza alcuna motivazione, con accuse gravi che hanno colpito TicketOne e l’intero Gruppo CTS Eventim che da sempre operano secondo principi etici di correttezza e nel totale rispetto della concorrenza», spiega Stefano Lionetti, amministratore delegato di TicketOne.
Il tribunale milanese ha infatti riconosciuto che associare l’immagine dell’agenzia di ticketing e organizzazione di concerti a «comportamenti integranti reati che non avevai mai compiuto» possa essere considerato «un grave illecito diffamatorio». Da qui la condanna a pagare i danni (35 mila euro) e le spese legali.
LA REPLICA DELLA MANAGER. Arzenton però non si dà per vinta, tanto da aver subito incaricato un legale di presentare appello: «La amareggia molto l’idea che lei alla fine di questa storia passi lei come cattiva», spiega l’avvocato Enzo Tino.
«Ci sono motivi notevoli per impegnare questa sentenza – prosegue – Il primo e più importante è che c’è un inciso nella sentenza del Consiglio di Stato in cui si parla proprio di “azioni di ritorsione e boicottaggio”. In più TicketOne è già stata condannata a risarcire la Zed in un altro procedimento».
UNA LUNGA CONTRAPPOSIZIONE. La vicenda risale ancora al 2018 e riguarda il comportamento di TicketOne, Cts Eventim e i promoter nazionali che fanno parte del gruppo. Le società avrebbero preteso di utilizzare le “venues” (cioè i teatri) gestiti da Zed intestandosi la fiscalità dell’evento, cioè obbligando gli imprenditori locali ad accettare determinate condizioni. Con quale minaccia? Quella di non pagare i debiti pregressi e di cancellare i futuri concerti. La cancellazione di quattordici date previste (tra cui Elisa, Gigi D’Alessio, Il Volo, Fiorella Mannoia, Nek, Modà, Ficarra e Picone, Panariello) è stato l’evento scatenante della contesa legale. La colpa di Zed? Avere aperto il mercato italiano a un secondo operatore di “ticketing” (cioè la vendita di biglietti, ndr): gli americani di Ticketmaster che hanno sostanzialmente rotto il monopolio di un business che fino a qualche anno fa era quasi esclusivamente in mano a TicketOne.
Per questo l’Agcm aveva comminato una sanzione da 10 milioni per abuso di posizione dominante del gruppo CTS Eventim-TicketOne. Ma il Consiglio di Stato ha poi annullato nell’ottobre 2022 la multa, aprendo la strada alla condanna di Arzenton.