Il sindaco di Monfalcone: «Qui troppi stranieri welfare e scuola non reggono più»
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welfare e scuola non reggono più»](https://www.gedistatic.it/content/gnn/img/ilpiccolo/2023/01/25/211639432-5b69f1ff-aace-4074-962a-8d6d84aee2bd.jpg)
foto da Quotidiani locali
MONFALCONE. «Parla italiano e togliti il velo». Ha attinto al serbatoio di esperienze maturate in sette anni e ne ha avute per tutti, Anna Cisint, ieri alla conferenza stampa indetta in municipio sul tema della presenza migratoria bengalese a Monfalcone. A cominciare dai rappresentanti delle comunità islamiche: «Mi è dispiaciuto non vedere nella nostra riunione a porte chiuse una sola donna». Fino all’azienda navalmeccanica: «Cara Fincantieri, i bengalesi te li porti a Marghera». Perché «la città è overbooking», ha scandito a più riprese la sindaca. Senza tralasciare la Regione: «Non vogliamo la carità, ma risposte, perché se il Friuli Venezia Giulia ha un determinato Pil è perché la nostra città lo garantisce, assieme all’export». E al Governo: «Mi piazzo là, a Roma, finché queste situazioni non saranno affrontate: lo faccio, sul serio». Con un sottotitolo da evidenziatore giallo fluo: «Monfalcone è una città che non ha voluto così, gli è arrivata ’sta bomba da gestire».
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Ecco basterebbero questi flash snocciolati a microfoni e telecamere per tratteggiare lo sfogo della sindaca, un acclarato grido di aiuto, di una città dimensionata da Piano regolatore su 31.000 abitanti al massimo e giunta ora sull’orlo dei 30.000. Con una densità di 1.408 cittadini per chilometro quadrato, terza in classifica dopo Trieste e Pordenone quando il dato di Gorizia, capoluogo isontino, si ferma a 815 per km². Non si scappa dai numeri e Cisint li srotola per dare la precisa cornice alle rivendicazioni fatte in nome di Monfalcone (e del 73%, citato, che ha confermato il secondo mandato alla Lega e agli alleati di centrodestra, ieri presenti con la giunta), chiarendo: «Non è ideologia. Il welfare, la sanità, la scuola non reggono più».
I numeri, dunque. La popolazione, al 1° gennaio, è composta da 29.628 persone, 557 in più rispetto all’anno prima. Tra i cittadini stranieri, la componente del Bangladesh è maggioritaria: 4.611, più 489 rispetto al 2021. «Dal 2016 – ha sottolineato la sindaca – e cito quest’anno perché prima non esisteva una banca dati, i ricongiungimenti avvenuti fino al 31 dicembre scorso hanno contato 4.096 persone, tra donne e minori, di cui solo 617 comunitarie. Nel 2022 il fenomeno ha coinvolto 767 individui, di cui 61 provenienti da paesi dell’Unione europea». Tra i 0 e i 14 anni 4.170 cittadini; 98 in più dal 2021, tra extracomunitari. Il dato migratorio è stato definito dalla sindaca «esagerato», perché «non crea equilibrio e quindi integrazione». Un «dramma nato perché qui la grande fabbrica ha deciso per la delocalizzazione al contrario». Il risultato? Nel 2005 c’erano solo 500 bengalesi, ora quasi nove volte tanto. «Il 100% del welfare e il 50% degli alloggi pubblici è drenato da persone straniere – afferma sempre la sindaca –. La città molto ha dato. Solo in investimenti su scuole e asili ha speso in sei anni 31 milioni 357 mila euro. Ora, però, Monfalcone vuole risposte. Questo è un caso italiano e i ministri e i parlamentari se ne devono occupare».
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Intanto nell’incontro con i rappresentanti delle comunità musulmane (tre imam e l’Associazione genitori del Bagladesh) ha perorato due richieste: l’utilizzo dell’italiano da parte di tutti i cittadini di origine straniera, pure nei centri culturali fermo restando il supporto di corsi, e l’eliminazione nel velo «per motivi di sicurezza». S’è citata la legge anti terrorismo varata nel 1975, gli anni di Piombo, che vieta l’uso del casco e altri elementi atti a rendere in tutto o in parte irriconoscibili i cittadini in luoghi aperti al pubblico. E perfino la «segnalazione del corpo docenti che ha avuto difficoltà, durante l’esame di terza media, a riconoscere le alunne in corso d’anno sempre velate». «Positiva», stando a Cisint, la riunione, per la «maggior apertura». Il consigliere del Misto Jahangir Sarkar ha chiesto la ripresa del doposcuola al San Michele e l’ente, impegnandosi a prender contatti con don Flavio, ha rilanciato sollecitando la presenza delle mamme musulmane. Tra un mese, nuovo tavolo. E nel frattempo l’invio di un volantino a casa con i dettami dell’ente rivolto specificatamente ai nuclei bengalesi.