E’ morto Guido Braico, già titolare dello storico “Nastro azzurro” sulle Rive

TRIESTE È stato uno degli ultimi esponenti di un mondo che non esiste quasi più: quello della ristorazione tradizionale, alla vecchia maniera. Guido Braico se n’è andato a 87 anni, dopo una lunga malattia.

In realtà era già dal 2011 che si era ritirato, tirando giù definitivamente le serrande del suo storico “Nastro azzurro” in Riva Nazario Sauro 12, e , specchio dei tempi, lasciando il posto in quel prestigioso angolo delle Rive, a un locale etnico.

Dopo 44 anni di attività non aveva più voluto rientrare in quel mondo, Guido, anche perché la partenza del figlio Luca con la sua famiglia verso l’Australia aveva chiuso definitivamente ogni possibilità di successione in cucina o in sala.

Per decenni il Nastro Azzurro era stato un simbolo di eleganza e qualità in cucina. Lo affollavano attori e cantanti di passaggio in città (passata alla storia una visita della divina Joan Collins, complice un manager innamorato di Trieste), notabili in genere, molti sportivi, con l’amico Cesare Maldini in testa.

Ogniqualvolta si trovava in città non mancava di rendere omaggio a Guido e al suo rinomato branzino, oltre che a tutti quei piatti cui, anche da triestino trapiantato a Milano, non aveva mai voluto rinunciare. Erano anni diversi, sicuramente più felici e spensierati. Andare fuori a pranzo o a cena faceva parte, per molti, di una compiaciuta quotidianità.

Ma i tempi cambiano e, crisi dopo crisi, anche Braico aveva dovuto rendersene conto. Trieste non aveva più i jeansinari con il portafoglio a fisarmonica, le aziende chiudevano o delocalizzavano, la sensazione di una povertà crescente era appena dietro l’angolo, il bisogno di ridurre le spese e fare economia una necessità quotidiana della quale in molti casi ha sofferto proprio il comparto del food, entrato tra le spese superflue o evitabili.

Difficile dunque gestire un locale, soprattutto se di elevata qualità e con un nome da difendere. Guido lo aveva fatto fino all’ultimissimo minuto ma poi aveva dovuto alzare bandiera bianca.

In quest’ultimo decennio seguiva a distanza la categoria, magari dava qualche consiglio alle giovani generazioni, ma era chiaro che si trattava di un mondo e di un ambiente nel quale non si riconosceva più. Anche per questo mai e poi mai gli era venuta in mente l’idea di ritornare in pista e lanciare qualche nuova attività.

“Era un grande personaggio – racconta la presidente della Fipe Federica Suban – di una Trieste che effettivamente non esiste più. Posso definirlo sicuramente un amico di mio padre Mario: pur nella malattia avrebbe tanto desiderato vederlo. Era stata proprio la figlia, Cristina, a dirmi recentemente che avrebbe cercato di portarlo su da noi, perché gli faceva piacere, ma non ce l’ha fatta. Ho ancora i ricordi di quando, da piccola, andavamo noi al Nastro Azzurro da Guido, ed erano momenti sempre piacevoli”.