Passivo di 4 milioni per Mgm, licenziati i 29 dipendenti: la società è fallita dopo la morte del titolare
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foto da Quotidiani locali
MEDUNO. Dall’eccellenza di una realtà specializzata nella componentistica industriale di completamento alle aste fallimentari, la quantificazione del passivo, il licenziamento dei dipendenti. In mezzo c’è una congiuntura economica incupita da guerra e inflazione ma, soprattutto, la morte del titolare, Franco Bargagni, caduto dal tetto di un capannone a Maniago dove stava facendo lavori di manutenzione.
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Era una domenica, il 10 ottobre 2021: Bargagni, titolare della Mgm di Meduno, non si sottraeva al lavoro neppure durante il fine settimana.
A distanza di due anni, per i suoi 29 dipendenti è ufficialmente arrivato il licenziamento. Con il 31 dicembre 2022 il rapporto di lavoro con i dipendenti della Mgm, la cui produzione è ferma da maggio e che nel frattempo avevano avuto accesso alla cassa integrazione, è ufficialmente interrotto. Molti di loro si sono già ricollocati mentre chi è rimasto senza attività lavorativa potrà accedere alla Naspi.
Continua, intanto, la procedura fallimentare affidata al curatore Maurizio Democrito. Una vicenda che il territorio ha seguito e continua a seguire con particolare attenzione anche se ormai ogni speranza di veder rinascere la Mgm sembra tramontata. Perché quella che oggi è una società fallita, il cui passivo al momento ammonta a 4 milioni e 200 mila euro, fino alla morte del titolare era una realtà solida e competitiva. Era specializzata nella componentistica di completamento a livello industriale.
Dopo la morte di Bargagni, che non aveva eredi, si è tentata la strada della continuità. Purtroppo senza successo.
Il concordato preventivo non aveva portato a nessuna reale proposta di rilevare l’attività. Forse la guerra, forse l’inflazione. Nessuno ha avuto il coraggio di prendere in mano l’azienda, alla quale non rimasto altro da fare che dichiarare il fallimento, a maggio dello scorso anno.
La procedura fallimentare sta continuando. L’adunanza dei creditori dello scorso ottobre aveva visto 58 domande di insinuazione al passivo. Con quelle tardive pochi giorni fa il conto è salito a 72. I crediti privilegiati sono 537 mila 889 euro, con i chirografari il conto sale a oltre 4 milioni e 200 mila. E mancano ancora i crediti dei dipendenti.
Per recuperare somme, la curatela ha alienato tramite asta parte dei beni mobili contenuti nei capannoni di Meduno e di Maniago. Il prossimo passo potrebbe essere quello di valorizzare anche il patrimonio immobiliare delle società.
Un epilogo amaro per una realtà vittima di un destino imprevedibile. —
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