Marchi spingeva la bici a mano quando fu travolto e ucciso: l’ipotesi che emerge dalla perizia
PAVIA. Il maestro della scuola d’infanzia Daniele Marchi, investito e ucciso da un’auto in viale della Resistenza la mattina del 23 gennaio, era a piedi e conduceva la sua bici a mano al momento dell’incidente. Per ora si tratta di una ipotesi ma appare come la più probabile, secondo i periti che stanno lavorando per chiarire la dinamica, ancora piena di punti oscuri. A spingere verso questa ricostruzione è l’esame dei veicoli eseguito ieri mattina in un deposito di viale Sardegna: la bici è apparsa intatta, senza segni particolari se non una lieve, quasi impercettibile, incurvatura del manubrio. La bici, quindi, non è finita sotto l’auto, al contrario invece del ciclista, che è stato agganciato dalla macchina in movimento ed è stato trascinato per circa venti metri. Alla guida dell’auto, secondo la ricostruzione degli investigatori, c’era Loredana Casale, la docente di Diritto del Bordoni ora indagata con le accuse di omicidio stradale, fuga e omissione di soccorso.
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La perizia
Ieri, dunque, è cominciata la perizia disposta dal sostituto procuratore Camilla Repetto, che ha nominato come proprio consulente l’ingegnere Emanuele Fracasso. Anche la famiglia di Marchi, che si è affidata all’avvocato Marco Casali, ha due consulenti a seguire gli accertamenti: l’esperto di infortunistica stradale Matteo Villaraggia, ieri presente all’analisi dei veicoli, e il medico legale Cristiano Barbieri. Gli esperti, affiancati dalla polizia scientifica, hanno esaminato la bici e la macchina, una Renault Capture di colore blu, e in particolare alcune tracce di sangue sotto il pianale. Gli indizi raccolti, intrecciati con il racconto di due testimoni, hanno permesso di avanzare una possibile ricostruzione della dinamica dell’incidente.
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L’impatto fatale
Marchi arrivava dalla rotatoria di corso Garibaldi ed era diretto verso il Borgo. Percorreva, quindi, il marciapiede sulla sinistra, sul lato di piazzale Europa: un tratto utilizzato dai ciclisti ma sconnesso e pieno di insidie, tra avvallamenti e radici delle piante. Forse questo ha spinto Marchi, ciclista prudente ed esperto, a scendere a un certo punto dalla bicicletta e condurla a mano, fino all’inizio delle strisce pedonali che spezzano il marciapiede, che poi prosegue verso viale Lungoticino.
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A questo punto sul percorso di Marchi è apparsa la macchina guidata dalla docente: nel video ripreso dalle telecamere del comando dei vigili si vede l’auto, che proviene dalla rotatoria di corso Garibaldi, fare inversione nel piccolo slargo vicino a piazzale Europa, a ridosso delle strisce pedonali. L’impatto è avvenuto in questo punto. La donna che guidava l’auto, per sua stessa ammissione davanti al giudice, ha guardato a sinistra, prima di immettersi di nuovo sul viale, ma non a destra, dove c’era Marchi. Aveva fretta di occupare un parcheggio che aveva visto libero, ed era ancora buio, visto che erano le 7.40.
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I video
La telecamera del comando dei vigili ha ripreso l’inversione della donna ma non l’incidente. Un’altra telecamera, quella della rotatoria di corso Garibaldi, ha registrato però qualcosa. Il filmato è molto scuro ma si intravede l’incidente. L’ingegnere informatico Antonio Barili, dell’Università di Pavia, proverà a schiarirlo, con un programma apposito. Lo stesso perito dovrà esaminare il telefono della docente, per capire se al momento dell’incidente fosse in uso. Una volta “ripulito” il video, i consulenti proveranno a ricostruire l’incidente sul posto, scegliendo un orario tale da riproporre le stesse condizioni di luce.