Si spaccia per produttore tivù e chiede soldi
Si era spacciato per un produttore di una delle più note televisioni italiane su scala nazionale, Mediaset. E con quella scusa aveva agganciato una ragazza di Piombino favoleggiando la possibilità di sfondare nel piccolo schermo. Come?
Bastava mandare una serie di foto anche in abiti succinti e, perché no, anche senza. Fondamentale era mostrare il viso e il corpo per essere selezionate e poi avere la possibilità di partecipare ai provini negli stabilimenti televisivi. Lei è caduta in trappola e poco dopo, il 28 giugno 2019, si è ritrovata vittima di un tentativo d’estorsione: o sganciava tramite Western Union 800 euro oppure quelle immagini sarebbero finite in rete a disposizione di chiunque. La ragazza non ha ceduto.
E il tribunale di Padova (presidente il giudice Vincenzo Santoro) ha condannato a un anno e 4 mesi di carcere il siciliano Daniele Gazzo, 38 anni residente a San Giovanni la Punta in provincia di Catania, chiamato a rispondere di tentata estorsione.
Non è stata concessa la sospensione condizionale della pena: nella sentenza i giudici hanno rimandato la spiegazione di quel diniego alle motivazioni (disponibili entro 90 giorni), precisando che quel beneficio non sarà concesso in futuro nelle situazioni analoghe.
Il procedimento penale nasce da un’inchiesta-madre avviata dalla procura di Catania dopo alcune querele. Il film sempre uguale: online, tramite vari Social, alcune ragazze erano state contattate da sedicenti produttori della notissima televisione che prospettavano una “carriera” in programmi di successo.
Le selezioni delle aspiranti soubrette sarebbero avvenute tramite foto che non si limitavano al viso e al corpo (vestite) ma prevedevano anche foto nude.
In tante ci sono cascate da varie parti d’Italia, salvo poi ritrovarsi minacciate di finire sbeffeggiate in rete se non avessero pagato.
La procura catanese ha ricostruito gli episodi e individuato i soggetti che avrebbero tentato il ricatto spedendo gli atti di indagine alle procure competenti (quelle dove risiedevano le vittime). A Padova, sul tavolo del pm Giorgio Falcone, è finito il fascicolo riguardante la giovane di Piombino.
E ai carabinieri della stazione cittadina sono stati affidati gli accertamenti: la ragazza è stata sentita e ha confermato tutto, avendo già presentato denuncia. Con coraggio non aveva ceduto alle richieste di soldi e non si era fatta intimorire nonostante l’atteggiamento pesante del ricattatore. Gazzo, che alle spalle ha anche una recidiva specifica, non si è mai presentato di fronte all’autorità giudiziaria per fornire spiegazioni durante l’inchiesta. A quel punto il pm ha chiuso l’indagine con la richiesta di rinvio a giudizio del 38enne spedito a processo. Un processo dove ha avuto un difensore d’ufficio: in udienza non si è mai presentato.
Attenzione alla rete: i casi simili sono sempre di più.