A 79 anni mette in fuga i truffatori: «Gridavo e gli ho lanciato la fede»
Ha quasi ottant’anni («Ma non definitemi anziana», scherza) e martedì mattina era a letto perché non stava bene. Ma è riuscita lo stesso a mettere in fuga due individui senza scrupoli che si sono presentati a casa sua come tecnici del gas e hanno tentato di raggirarla e derubarla.
Alla fine lei, una donna che abita a Buttrio nella zona di via Beltrame, grazie alla sua decisione, ha avuto la meglio e i due, vista la malaparata, hanno dovuto darsela a gambe.
Ora sull’accaduto stanno indagando i carabinieri di San Giovanni al Natisone. Lei, che girerà la boa degli ottanta a giugno, non ha problemi a raccontare (e lo fa con estrema lucidità) quanto accaduto martedì mattina, tra le undici e mezzogiorno, tra le stanze della sua abitazione.
Paura? «In questi casi o ti fai sopraffare dalla paura o tiri fuori tanto coraggio», risponde sospirando. Buona la seconda, considerato l’epilogo.
La donna era sola a casa: «Non stavo bene, ero in ancora vestaglia: mio marito era uscito un’oretta prima», attacca il racconto. Sono da poco passate le undici: suona il campanello di uno dei due ingressi, quello che permette di accedere alla cucina.
«Vedo un uomo trafelato che sale i gradini: apro e mi dice che in un cantiere poco distante hanno rotto i tubi dell’acqua e del gas, con il rischio che il metano possa essere finito nell’acqua».
La donna strabuzza gli occhi: «Capirà: mi ero appena alzata, ero intontita, non capivo. Gli ho detto: se c’è un guasto, lo vada a riparare».
Ma il guasto, come scoprirà dopo non c’è: è un pretesto per entrare in casa: l’uomo («Distinto, parlava un buon italiano», lo descrive) chiede di aprire il rubinetto, «acqua calda o fredda non fa differenza», per verificare eventuali anomalie.
La donna non ci pensa su ed esegue, facendo scorrere l’acqua del lavello in cucina. È il momento in cui la truffa entra nel vivo: «Ho sentito pungere la gola, ho iniziato a urlare che stavo soffocando: deve aver spruzzato qualcosa nell’aria», ricorda la donna.
Spray urticante o, come accaduto in altri casi, il contenuto delle bombolette per la ricarica degli accendini. «Presto, indossi la mascherina», le urla il finto tecnico, iniziando a maneggiare il cellulare per chiedere supporto a una fantomatica centrale.
«A quel punto – prosegue la signora – è entrato in casa un altro soggetto, con una pettorina arancione: avrà avuto una trentina d’anni, tracagnotto, era seduto fino a poco prima in un’auto grigia posteggiata in strada».
Sfruttando la confusione, iniziano a chiederle pressantemente di prendere tutti i gioielli e di metterli in freezer: «Una richiesta che non capivo e che il più anziano dei due continuava a farmi, dicendo che lì sarebbero stati al sicuro in caso di un’esplosione: gli ho detto chiaramente che non avevamo più nulla d’oro a casa, perché avevamo avuto i ladri pochi mesi fa», aggiunge ancora la donna.
«A quel punto mi sono diretta all’ingresso, per telefonare a mio marito, ma mi hanno allontanata dicendo che sarebbe stato rischioso. Ho provato ad aprire la porta e ugualmente mi hanno allontanata – prosegue –. Mi hanno chiesto di staccare il contatore, di staccare tutti i metalli attaccati alle pareti.
Di fronte all’ennesima richiesta di prendere i gioielli, mi sono spazientita e ho sbattuto una cassettina che tengo sulla credenza, lanciandogli contro la mia fede nuziale: non l’hanno raccolta».
Mezz’ora di assedio: per tentare di vincere la resistenza della malcapitata il più giovane dei due ha lanciato in bagno delle micette, sorta di fumogeni.
A quel punto la padrona di casa, determinatissima nonostante lo spavento, ha aperto la porta e ha costretto i due a uscire: «Gli ho urlato di andare fuori dai piedi e uno di loro mi ha pregato di non allontanarlo, che se non firmava il verbale del guasto l’avrebbero licenziato e che aveva moglie e due figli a carico. Tra me e me ho pensato: poveri ragazzi!».
La fine dell’incubo ha avuto le sembianze della vicina di casa, dalla quale la settantanovenne si è rifugiata e ha chiamato il marito.
I due malviventi, nel frattempo, si sono dileguati. «Sul momento ho pensato di non denunciare, perché in fondo non mi hanno neppure toccata. Mio figlio però mi ha convinto: ed è giusto così», conclude.