Presidio di pace al 4° Missili: «No alle armi da Mantova»
L’Italia ripudia la guerra. Questo uno degli striscioni esposti davanti alla caserma del Quarto Missili di Dosso del Corso, nel flash mob promosso oggi pomeriggio dalla lista Alleanza Verdi Sinistra. È qui – e solo qui in Italia – che vengono custoditi e tenuti in efficienza i Samp/T, il sistema missilistico terra-aria che, secondo gli organizzatori della manifestazione, potrebbe a breve essere inviato in Ucraina. Ma più armi equivale a più conflitti, recita il secondo, lunghissimo striscione, tenuto in bella vista davanti ad auto e camion che sfrecciano in via dei Toscani, dai militanti e dai candidati alle imminenti elezioni regionali.
«Il reggimento di Mantova è l’unica unità, in ambito nazionale, ad avere in dotazione il sistema missilistico Samp/T che – si legge nel sito web dell'Esercito – è dotato di missili Aster a lancio verticale, è in grado di contrastare sia la minaccia aerea sia la minaccia di missili balisticica». A Mantova sono quattro le batterie operative dotate di questo sistema. «Sì, è un sistema di difesa ma si tratta in ogni caso di armi – spiega Corrado Bondioli Bettinelli, candidato per la lista alle elezioni lombarde – se verranno inviate in Ucraina si parlerà di operazione di polizia internazionale ma nella realtà andiamo contro la nostra Costituzione. Inoltre si tratta di armi italiane costate milioni di euro, che potrebbero, in Ucraina, venire distrutte come è accaduto una settimana fa con una unità simile».
«Movimentare armi – aggiunge Claudio Cogno, dell'associazione Pace e Disarmo, anche lui candidato alle regionali – alimenta la guerra e non costituisce un aiuto, il vero aiuto sono le trattative». Le voci nel gruppo di manifestanti sono concordi: «L’Ucraina ha diritto di difendersi – spiega Fausto Banzi, della segreteria di Sinistra Italiana – ma non siamo d'accordo sull'aumento della spesa militare».
I cancelli del 4° Reggimento artiglieria contraerei Peschiera sono chiusi, presidiati dalla Digos, ma tra le bandiere della pace che sventolano compare una targa che ricorda come un tempo, nel 1943, l’area fu campo di concentramento per ufficiali italiani e alleati. «Il comando tedesco – si legge nella targa – ne fece internare centinaia e centinaia. Con l'aiuto degli addetti mantovani ai servizi, molti di loro riuscirono a fuggire, trovando ospitalità presso le famiglie dei dintorni».
Daniela Mantovanelli, tra i manifestanti «come libera cittadina» ma anche presidente del collegio delle ostetriche che nella sua carriera ha aiutato a mettere al mondo migliaia di bimbi, non può che pronunciare queste parole: «La guerra ci toglie il futuro, più guerra e meno bambini e più morti innocenti. Non posso pensare ai bimbi che da troppo tempo là sentono il rumore delle bombe». E c'è chi con un cartello esprime ancor più nettamente la sua contrarietà: «La guerra è come la mafia: una montagna di merda».