Carcere di Ivrea, chiusa l’inchiesta avocata da Torino: altri 28 indagati, tutti i nomi
IVREA. Dopo i quattro decreti di avocazione alla procura di Ivrea da parte della procura generale di Torino, giungono al termine le indagini sulle lesioni aggravate e i falsi degli anni 2015-2016 in carcere a Ivrea, più un nuovo episodio per cui l’ipotesi è tortura - reato introdotto nel 2018 - che risale al 2021. A chiuderle i magistrati Giancarlo Avenati Bassi e Carlo Pellicano. Sono 28, in tutto, gli indagati: 27 agenti di polizia penitenziaria e un medico accusato di sorseggiare un caffè durante un pestaggio, invece di attivarsi per impedirlo. Le denunce sono arrivate dei garanti comunali dei detenuti Armando Michelizza e Paola Perinetto, assistiti dall’avvocata Maria Luisa Rossetti, per cui la procura di Ivrea aveva chiesto ripetutamente l’archiviazione. Ad opporsi, oltre a Rossetti, anche l’associazione Antigone, con la legale Simona Filippi.
Pestaggi e relazioni false
Le contestazioni per questo filone d’indagine sono di lesioni aggravate e falso in atto pubblico commesso da un pubblico ufficiale, con la seconda ipotesi di reato che, paradossalmente, arriverà a prescrizione dopo quelle ascrivibili alle botte. In sostanza, secondo i magistrati, dopo i pestaggi che sarebbero stati realizzati spesso da 4 o 5 agenti in concorso nella sala d’attesa dell’infermiera, denominata cella liscia o acquario e oggi riconvertita in biblioteca, venivano confezionate, ad arte, una serie di relazioni dove si sosteneva che il detenuto «scivolava» o «iniziava a sbattere la testa violentemente contro il vetro» dicendo «dico che siete stati voi a picchiarmi così vi rovino».
L’altra indagine: riesame il 7
Prosegue anche l’indagine per tortura della procura di Ivrea su fatti del biennio 2021-2022, condotta dalla pm Valentina Bossi, con 45 indagati - tra medici, agenti ed ex direttori -, che ha portato a otto misure cautelari interdittive, con la sospensione dal servizio degli agenti Paride Petruccetti, Giovanni Atzori, Vincenzo D’Agostino, Riccardo Benedetto, Alessandro Bortone, Rocco De Maio, Lorenzo La Malfa e Felice Cambria. Tutti, attraverso i loro avvocati Mario Bennni, Marco Romanello, Enrico Scolari e Celere Spaziante e hanno fatto appello al tribunale del Riesame. L’udienza si terrà il 7 marzo e gli agenti di polizia penitenziaria sperano nel reintegro. Per questa inchiesta, che ha scosso il mondo carcerario eporediese nello scorso dicembre, erano scattare una serie di perquisizioni a tappeto in tutto il territorio canavesano. In alcuni casi gli agenti di polizia penitenziaria indagati a vario titolo sono stati svegliati nel cuore della notte dagli investigatori e condotti nel penitenziario per svuotare i loro armardietti.
Tutti i nomi
Per quanto riguarda l’inchiesta della procura generale sono indagati a vario titolo: Francesco Callerame, 35 anni, Salvatore Fantasia, di 34, Giovanni Simpatico, di 41, Ciro Casillo, di 31, Giuseppe La Porta, di 39, Marco Fiorino, di 50, Francesco Ventafridda, di 53, Domenico Sorrenti, di 33, Pietro Semeraro, di 33, Giuseppe Picerno, di 40, Giuseppe Pennucci, di 51, Alessandro Armenio , di 34, Massimiliano Cannavò, di 51, Alessandro Landriscina, di 48, Paride Petruccetti, di 51, Massimo Genovesi, di 51, (tutti difesi dall’avvocato Celere Spaziante), Felice Cambria, di 41, (avvocato Mario Benni), Massimo Calvano, di 39 (avvocato Angelo Lavorato), Giovanni Muscolino, di 51 (avvocato Marco Ritella), Salvatore Avino, di 38 (avvocato Alessandro Radicchi), Mickael Palumbo, di 38, Fabio Pasqualone, di 38 (avvocato Mauro Pianasso) Mario Fortunato, di 38 (avvocato Patrizia Mussano), Giuseppe Carabotta, di 49 (avvocato Antonio Mencobello), Franco Rao, Rocco Firenze (avvocato Enrico Scolari), Emanuele Granato, di 36, e Giovanni Birolo, di 54.