Una fondazione con enti pubblici per salvare il cinema Centrale di Udine
Mercoledì vertice con le associazioni di categoria: si guarda al modello già adottato a Gorizia
La soluzione per salvare il cinema Centrale di Udine? C’è e passa per il coinvolgimento delle istituzioni locali.
Anzi, qualcosa di più: Comune e Regione potrebbero recitare un ruolo da protagonista nella salvaguardia della storica sala cinematografica di via Poscolle, l’unica rimasta in centro città, a rischio dopo che la proprietà dei muri, la società Immobiliare Udinese Srl-Iusa, ha comunicato al Centro espressioni cinematografiche (Cec) l’intenzione di non rinnovare il contratto di affitto, in scadenza a settembre.
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Il modello da ricalcare potrebbe essere quello adottato da Gorizia, che grazie a un asse interistituzionale ha messo al sicuro il vecchio cinema Vittoria, oggi Kinemax. A firmare la regia dell’operazione, come accaduto nel capoluogo isontino, potrebbe essere l’Unione interregionale triveneta dell’Agis.
È una delle ipotesi che sarà sul tavolo mercoledì, quando è in programma un vertice al quale parteciperanno Franco Oss Noser, presidente dell’Agis del Triveneto, Massimo Lazzeri (che guida l’Anec delle Tre Venezie), Marco Fortunato di Cinemazero, Giuliana Fantoni, vicepresidente della Federazione italiana Cinema d’essai (Fice), e il sindaco uscente, Pietro Fontanini.
«Un impegno degli enti pubblici è auspicabile, in questa fase quantomeno come ragionamento – analizza Sabrina Baracetti, presidente del Cec che da diciotto anni gestisce il Centrale –. Avere un cinema in città significa anche sostenerlo e supportarlo dal punto di vista economico, come avviene tutto sommato per i teatri, con tutti i distinguo del caso».
Baracetti racconta dell’enorme ondata d’affetto «testimoniata da moltissimi messaggi, telefonate, arrivate dopo che la notizia si è diffusa. Tengo a precisare che con la proprietà non esiste alcuna tensione, sebbene non ci siano stati ulteriori contatti dopo la comunicazione di febbraio con cui ci annunciavano la volontà di non rinnovare l’accordo».
«Se la proprietà ritiene di non incamerare a sufficienza ha tutto il diritto di battere altre strade – analizza Thomas Bertacche, con Baracetti responsabile del Cec –. Certo è che chiudere un luogo di aggregazione con questa facilità è davvero surreale».
Il Covid ha reso la vita dura alle sale cinematografiche, già fiaccate dalla concorrenza delle piattaforme online: «I cinema di città stanno chiudendo, ma resistono esperienze qualificate: al Visionario abbiamo il 95 per cento degli spettatori rispetto al pre-Covid, al Centrale non superiamo il 60 per cento, forse anche perché le sale andrebbero rinnovate e perché non riusciamo a incidere sui blockbuster americani».
E allora diventa fondamentale il coinvolgimento delle istituzioni. A Gorizia il Comune si è fatto portavoce delle istanze del Palazzo del Cinema di piazza Vittoria, che oltre alle sale del Kinemax accoglie realtà importanti come la Mediateca Casiraghi e i laboratori del Dams di Udine: dalla Regione è arrivato un finanziamento di 1.150.000 euro, che ha permesso all’associazione Palazzo del Cinema-Hiša Filma di acquistare l’immobile che ospita le tre realtà. Il Comune e l’Agis sono entrati nell’associazione, che a breve potrebbe trasformarsi in fondazione.
Un percorso che, completato lo scorso anno, potrebbe essere ricalcato a Udine.